- Donald Trump ha annunciato una tregua di 90 giorni della sua guerra commerciale. Ordinata una pausa con effetto “immediato” dei dazi reciproci
- Falkencrone: “È naturale che gli investitori si sentano nervosi in questo momento. Ma la storia ci mostra chiaramente che il panico è la peggiore risposta possibile”
Il valzer sui dazi continua. Donald Trump ha annunciato una tregua di 90 giorni della sua offensiva commerciale, in scia al crescente nervosismo di operatori economici e opinione pubblica. Il presidente americano ha ordinato una pausa con effetto “immediato” delle tariffe reciproche nei confronti di alcuni paesi. Una notizia accolta positivamente da Wall Street, che ha chiuso la seduta di mercoledì in volata con il Dow Jones al +7,87%, il Nasdaq al +12,16% e l’S&P 500 al +9,51%. Ma lo spettro della recessione continuerà ad aleggiare sull’economia mondiale?
Cosa significa che un paese è in recessione?
Partiamo da una definizione. “Dobbiamo pensare all’economia come a un motore gigantesco. Quando si sente il ronzio, i posti di lavoro sono abbondanti, le aziende investono e le persone spendono liberamente. Una recessione si verifica quando il motore scoppietta, la crescita si blocca, i posti di lavoro scompaiono e i consumatori stringono i cordoni della borsa”, spiega innanzitutto Jacob Falkencrone, global head of investment strategy di Bg Saxo e Saxo Bank.
Dal punto di vista economico, una recessione si verifica quando il prodotto interno lordo di un Paese, vale a dire il valore totale di tutti i beni e servizi prodotti, si riduce in modo significativo per almeno due trimestri consecutivi. Dalla fine della Seconda guerra mondiale si sono succedute 13 recessioni, della durata media di circa 10 mesi ciascuna. “Sono parti dolorose ma inevitabili del nostro ritmo economico, innescate da praticamente qualsiasi cosa: dall’aumento dei tassi di interesse alle bolle finanziarie, fino ai conflitti commerciali – come quello sui dazi che vediamo oggi”, continua Falkencrone.
Dietrofront sui dazi: recessione alle spalle?
L’offensiva commerciale avviata da Trump a meno di due mesi dal suo insediamento alla Casa Bianca ha in effetti alimentato i timori di un’imminente bufera economica. “I recenti aumenti delle tariffe non riguardano solo il fatto che i prodotti importati diventano più costosi, ma creano una profonda incertezza. Le imprese esitano a investire, i consumatori diventano cauti e l’economia rallenta”, osserva Falkencrone. “Questi cambiamenti drammatici raramente passano senza significative ricadute economiche”, sostiene l’esperto.
Secondo Falkencrone, intercettato da We Wealth, la decisione di Trump di sospendere i dazi reciproci per 90 giorni riduce il rischio immediato di recessione, ma non lo elimina. “Sebbene i mercati possano tirare un sospiro di sollievo a breve termine, le prospettive economiche più ampie rimangono difficili”, avverte lo strategist. Le due maggiori economie del mondo, Stati Uniti e Cina, sono ancora intrappolate in una tesa guerra commerciale, soprattutto dopo l’annuncio del presidente americano di dazi sulle importazioni cinesi fino al 125%. I dazi di base si attestano ancora su un sostanziale 10% e persistono quelli esistenti su Canada e Messico.
“Tutto ciò significa incertezza e volatilità persistenti sui mercati globali”, osserva Falkencrone. I prossimi 90 giorni saranno probabilmente caratterizzati da un notevole squilibrio, spiega, mentre paesi e mercati assimilano il significato di questa tregua temporanea. “In definitiva, una pausa non è una soluzione, è solo una tregua. I rischi di recessione sono diminuiti a breve termine, ma le nubi temporalesche non sono scomparse, sono solo meno cupe, per ora”.
Verso la recessione? L’impatto potenziale sulle azioni
Ma cosa significa per i portafogli? Una prima risposta a questa domanda arriva dalla storia. Analizzando tutte le recessioni dal 1945, Falkencrone evidenzia come tendenzialmente innescano un calo del mercato azionario di circa il 29% dal picco al minimo. “È interessante notare che i periodi di recessione effettivi non sono di solito i più dannosi per gli investitori”, precisa tuttavia lo strategist. “In media, le azioni hanno effettivamente guadagnato circa l’1% durante le recessioni. La maggior parte dei danni viene fatta poco prima dell’inizio ufficiale delle recessioni, poiché i mercati anticipano la recessione”.
Mercati: i rimbalzi dopo le “tempeste”
Tra l’altro, l’analisi storica mostra come, quando la bufera rientra, i mercati tendono a rimbalzare con forza. “Storicamente, dopo che hanno toccato il fondo, i rendimenti medi nei successivi 3, 6 e 12 mesi sono stati rispettivamente del 19%, 26% e 41% circa. Una volta passata la tempesta, i mercati non si limiteranno a riprendersi, ma fioriranno”, afferma Falkencrone. Fatte queste premesse, l’esperto ricorda che le recessioni innescate dai dazi tendono a essere “più gravi” e il conflitto commerciale in corso rischia di “mettere in seria difficoltà un’economia mondiale già vulnerabile”. E situazioni come quella attuale, molto spesso, spingono gli investitori a scelte condizionate da eccessi di emotività.
Investire ai tempi dei dazi: i settori da monitorare
“È naturale che gli investitori si sentano nervosi in questo momento”, dichiara Falkencrone. “Ma la storia ci mostra chiaramente che il panico è la peggiore risposta possibile. Occorre mantenere la calma ed evitare le vendite dettate dal panico, diversificare gli investimenti (valutando di dividere il rischio su diversi settori, regioni e classi di attività), tenere a portata di mano un fondo di emergenza in modo da non essere costretti a vendere durante le recessioni, prendere in considerazione l’investimento graduale (acquistare azioni di alta qualità a prezzi più bassi durante i cali di mercato può ripagare in modo significativo quando arriva la ripresa) e privilegiare infine qualità e stabilità: i settori difensivi come la sanità, i beni di prima necessità e le azioni che pagano forti dividendi in genere ottengono performance migliori durante le recessioni”, conclude l’esperto.