La tempesta che ha investito i mercati si è spostata da Wall Street al mercato obbligazionario, colpendo in particolare i Treasury Usa a lunga scadenza. Si tratta di una storica crisi di fiducia nella credibilità della prima potenza globale, innescata dallo choc dei nuovi dazi annunciati da Washington. Se inizialmente il crollo dei listini azionari aveva dirottato i capitali proprio verso i titoli di Stato americani, ora il quadro si è ribaltato: in soli quattro giorni, il rendimento del decennale Usa è salito dal 4,20% al 4,47%, segnando l’incremento più marcato dai tempi della crisi finanziaria del 2008.
Il mercato dei Treasury è un perno dell’obbligazionario globale. Tuttavia, per gli investitori europei arriva un segnale confortante: torna a brillare il ruolo del Bund tedesco come porto sicuro. Il rendimento del decennale tedesco è sceso di 14 punti base negli ultimi cinque giorni. Il Btp decennale, invece, ha registrato un aumento contenuto (+5 punti base), mentre il rendimento del titolo italiano a un anno è in calo, riflettendo le attese di ulteriori tagli dei tassi da parte della Bce. Il contesto europeo appare dunque più stabile: il calo dei rendimenti favorisce chi ha in portafoglio obbligazioni, poiché implica un apprezzamento dei prezzi dei titoli.
Contemporaneamente, mentre i rendimenti dei Treasury aumentano, sorprende il ritorno in auge dell’oro, salito di oltre il 3% il 9 aprile, fino a 3.084,30 dollari l’oncia. Di norma, l’oro tende a perdere appeal quando i rendimenti salgono, poiché non offre cedole. Ma oggi è proprio la percezione di sicurezza del Treasury stesso a essere messa in discussione.
Strumento | Rendimento attuale | Variazione giornaliera (9/4/25) |
---|---|---|
BTP 10 anni | 3,88% | +4,92 bps |
Treasury 10 anni (USA) | 4,395% | +26,80 bps |
Bund 10 anni (Germania) | 2,575% | -14,47 bps |
BTP 1 anno | 2,149% | -5,57 bps |
Uno dei fattori di tensione riguarda la Cina, primo detentore estero di Treasury Usa. Dopo l’annuncio dei dazi americani, Pechino ha risposto con un contro-dazio dell’84% sulle importazioni dagli Usa. Se l’escalation dovesse proseguire, tornerebbe sul tavolo la cosiddetta “opzione nucleare”: la vendita massiccia di titoli Usa, con il potenziale di minare la sostenibilità del debito federale. Tuttavia, secondo molti analisti, si tratta di uno scenario estremo e difficilmente realizzabile. La Cina, tra Stato e banche, detiene circa 3.000 miliardi di dollari in asset denominati in dollari. Una vendita su larga scala ne farebbe crollare il valore residuo, mettendo a rischio gli stessi investimenti cinesi. Inoltre, mancano alternative credibili per reinvestire l’enorme liquidità generata da un’eventuale dismissione dei Treasury.
“Il rendimento del Treasury a 10 anni è attentamente osservato da Scott Bessent, Segretario al Tesoro, che lo considera una cartina di tornasole dell’efficacia delle politiche economiche dell’amministrazione Trump”, ha commentato Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia. “Questa sera è prevista un’emissione da 39 miliardi di dollari in bond decennali. Il rialzo dei rendimenti rappresenta un elemento molto negativo per il rifinanziamento dell’enorme debito americano e potrebbe aprire nuove spaccature all’interno della stessa amministrazione Trump”.
La caduta dei Treasury è accompagnata da un indebolimento del dollaro, un movimento che molti analisti ritenevano improbabile in un contesto di protezionismo Usa. “Sul mercato valutario, la debolezza del dollaro spinge l’Eur/Usd nuovamente sopra quota 1,10”, ha osservato Ipek Ozkardeskaya, analista senior di Swissquote. “L’euro potrebbe attrarre flussi verso titoli ‘rifugio’. Nonostante i piani di stimolo europei, i Bund tedeschi sono sempre più considerati un’alternativa ai Treasury statunitensi. Il rendimento del decennale tedesco è in costante discesa da metà marzo, mentre quello Usa è balzato da meno del 4% a oltre il 4,50% in sole tre sedute. Il trentennale Usa ha toccato il 5% poche ore fa, mentre le aziende vendono attività liquide e gli investitori evitano il rischio”.
La debolezza del dollaro, infine, si inserisce in un quadro di crescente preoccupazione per una possibile recessione, oggi considerata più probabile rispetto a una settimana fa. Come sottolinea ancora Diodovich, il mercato si sta preparando a una futura politica monetaria più accomodante da parte della Federal Reserve. A ciò si aggiunge una crescente perdita di fiducia nella capacità dell’amministrazione Trump di attuare politiche economiche efficaci, oltre a una più generale sfiducia verso i Treasury stessi e la crescente volontà, da parte di alcuni paesi, di avviare un processo di de-dollarizzazione.