Oggi si contano un milione 336mila imprese guidate da donne, pari al 21,98% del sistema produttivo nazionale (contro il 22% del 2019)
A scontare maggiormente gli effetti negativi della crisi pandemica sono i settori del commercio, dell’agricoltura e delle attività manifatturiere
Le regioni del centro vedono contrarre la partecipazione femminile al mondo dell’impresa dello 0,81% (per oltre 2.400 attività in meno)
I settori colpiti
A scontare maggiormente gli effetti negativi della crisi pandemica sono i settori del commercio, dell’agricoltura e delle attività manifatturiere. Secondo l’analisi, a fine 2020 le imprese femminili commerciali hanno subito un crollo del -1,24% (quasi 4.400 in meno), accompagnate da quelle agricole con il -1,15% (2.400 in meno) e da quelle manifatturiere con il -0,91% (870 in meno). Sul versante opposto, invece, si posizionano soprattutto i settori a “maggior contenuto di conoscenza”: dalle attività professionali (+1.475, con una variazione del 3,59%) alle attività finanziarie e assicurative (+816, con una variazione del +2,99%), dall’istruzione (+235, +2,44%) ai servizi di informazione e comunicazione (+573, +2,24%), fino alle attività immobiliari (+1.253, +2,05%).
Le regioni: Sud al top
Come anticipato, la perdita resta concentrata nelle regioni del centro, che vedono contrarre la partecipazione femminile al mondo dell’impresa dello 0,81% (per oltre 2.400 attività in meno nel 2020 rispetto al 2019). Nel nord est, invece, si parla di un crollo del -0,63% (quasi 1.500 unità), accompagnato dal nord ovest con il -0,39% (1.200 unità). In controtendenza il Mezzogiorno, che chiude l’anno riportando una crescita del +0,26% (quasi 1.300 imprese in più).
Guidano la Campania, il Trentino Alto Adige, la Sicilia, la Sardegna, la Calabria e la Puglia, con variazioni positive comprese tra il +0,63% e il +0,10%. Al contrario, la Lombardia resta stazionaria sul -0,05% e Molise, Friuli Venezia Giulia, Marche, Valle d’Aosta e Liguria riportano perdite negative comprese tra il -2,02% e il -1,08%. In crescita, infine, si contano 34 province, dal +1,41% di Lecco al +0,06% di Latina. Isernia, Vercelli e Udine, invece, mostrano le maggiori riduzioni, rispettivamente del -2,79%, -2,11% e -1,93%.