All’inizio di giugno, il Comitato di Basilea, il più potente organismo di regolamentazione bancaria in Europa, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale che definisce la sua posizione sull’argomento cripto. Secondo l’organo di regolamentazione, le criptovalute dovrebbero essere valutate in base ai loro rischi operativi per la banca. Il comitato ha inoltre affermato che le valute consolidate, come il Bitcoin, saranno gestite in linea con un “nuovo trattamento prudenziale conservativo”. In altre parole l’esposizione degli istituti bancari alle criptovalute come il Bitcoin dovrebbe essere bilanciata da requisiti di capitale più severi per riflettere i maggiori rischi legati alla loro volatilità. Le raccomandazioni sono state accolte con favore dai leader bancari. Sebbene sia importante vedere gli organismi di regolamentazione muovere i loro passi stabilendo regole più chiare sulle criptovalute, ciò non è ancora abbastanza. La prossima mossa dovrebbe essere una politica globale e completa che renda le criptovalute più sicure non solo per le banche ma anche per gli investitori individuali.
L’appetito delle banche verso i criptoasset a fronte di maggiori requisiti di capitale diminuirà?
Gli investitori istituzionali si aspettano la definizione di un quadro normativo per le criptovalute. Anche se l’appetito per gli investimenti è abbastanza alto, oggi non c’è ancora uno standard o un’infrastruttura di mercato pronta a sostenere la crescita del segmento delle criptovalute. Secondo una ricerca condotta da Evertas nel 2020, circa il 30% degli intervistati tra gli investitori istituzionali e gli hedge fund riteneva che ci sarebbe stato un drammatico aumento dell’esposizione di fondi pensione, assicuratori, family office e fondi sovrani alle crypto. Un altro 64% ha previsto almeno un leggero aumento.
La condizione fondamentale perché questo accada, tuttavia, è l’implementazione e il miglioramento del quadro normativo, impostato per superare il problema della mancanza di standard normativi a cui gli operatori del settore devono attenersi. Solo questo può fornire agli investitori istituzionali la fiducia e la sicurezza per investire in criptovalute.
Un’adeguata regolamentazione e una puntuale supervisione sono fondamentali nel mercato delle criptovalute, esattamente come lo sono per i mercati finanziari. La maggior parte delle criptovalute non rientrano nel campo di applicazione della legislazione sui servizi finanziari dell’Unione Europea e quindi non sono coperte dalle misure di protezione dei consumatori e degli investitori e dalle norme sull’integrità del mercato.
In assenza di una definizione e classificazione europea sulle criptovalute, la possibile disparità di trattamento esistente tra gli Stati membri potrebbe inavvertitamente fornire un quadro normativo attenuato per i cripto-asset che sarebbero trattati alla stregua di strumenti finanziari (cioè “cripto-securities”) indipendentemente dall’attuale normativa UE sui servizi finanziari.
Nei casi in cui i crypto-asset venissero classificati quali strumenti finanziari, le diverse interpretazioni nazionali di come la legislazione sui servizi finanziari dovrebbe essere applicata porterebbe ad un arbitraggio normativo. Alcuni partecipanti al mercato potrebbero essere tentati dal localizzare le loro attività negli Stati membri con un approccio più flessibile, al fine di beneficiare del regime di passaporto dell’UE.
Allo stesso tempo, la frammentazione del mercato potrebbe anche creare incentivi per gli emittenti o i fornitori di servizi legati ai cripto-asset ad operare negli Stati membri in cui la definizione di “strumenti finanziari” è più restrittiva al fine di evitare l’applicazione del quadro completo dei servizi finanziari. Di conseguenza, il capitale potrebbe affluire in cripto-asset che sono assimilati a strumenti finanziari ma non sono trattati come tali dallo Stato membro in cui viene svolta l’attività. Questo esporrebbe gli investitori a rischi dovuti alla mancanza di un’adeguata protezione normativa. Questo è il motivo per cui è così importante creare un regime UE per le criptovalute, supportato da una chiara definizione nel quadro normativo.
Lasciare le criptovalute nel loro attuale stato “non regolamentato” pone una serie di rischi per i consumatori: I principali sono:
– Le criptovalute non sono generalmente soggette alla regolamentazione dei prospetti e non sono costrette a mantenere gli standard informativi comuni alle altre asset class. Quindi la qualità, la trasparenza e l’accuratezza della divulgazione dei rischi varia ampiamente. Così i consumatori possono correre il rischio di acquistare prodotti inadatti che non capiscono veramente.
– Le criptovalute che non sono coperte dalla Mifid II non sono neanche soggette al MAR (Market Abuse Regulation). Questo lascia la porta aperta alla manipolazione del mercato, pratica assolutamente non tollerata in altri mercati finanziari.
– In assenza di standard legali minimi per il rischio operativo, compresi i rischi informatici, gli investitori sono esposti a rischi quali hacking, interruzioni del trading, commissioni non trasparenti e perdita di dati.
Quando le criptovalute sono il sottostante di uno strumento finanziario, entrano in vigore una serie di norme e regolamenti che non sempre si applicano quando si negozia direttamente il bene.
Le imprese di investimento che distribuiscono il prodotto devono effettuare un test di appropriatezza, che assicura che gli investitori comprendano i rischi. Devono anche aver considerato i requisiti di governance del prodotto, soprattutto per quanto riguarda il mercato target identificato. L’obiettivo è quello di proteggere gli investitori dall’acquisto di prodotti che non sono stati progettati per loro.
Il regolamento sugli abusi di mercato si applica anche agli strumenti finanziari con criptovalute come attività sottostante. Ciò significa che le piattaforme di trading e gli operatori che eseguono gli ordini devono avere sistemi in atto per segnalare transazioni sospette e segnalarle (insider trading, riciclaggio di denaro o manipolazione del mercato). Chiunque emetta prodotti su queste piattaforme deve anche rendere pubbliche le informazioni di insider e stabilire liste di insider quando richiesto.
Nel settembre 2020 la Commissione europea ha introdotto un pacchetto olistico sulla finanza digitale volto a migliorare la competitività del settore fintech europeo, mitigando al contempo il rischio e garantendo la stabilità finanziaria. Il nuovo quadro normativo comprende anche le criptovalute, con il regolamento MiCA (Markets in Crypto Assets) che mira a creare la certezza giuridica necessaria per promuovere l’innovazione, proteggere gli investitori e preservare l’integrità del mercato. Il MiCA darà l’opportunità ai partecipanti più grandi di portare più liquidità nel mercato primario.
I tempi non saranno così lunghi come per Mifid2. Anche se il MiCA è previsto per essere implementato nel 2024, il trading di bitcoin sta avendo il suo boom proprio ora. Gli investitori individuali stanno cercando l’opportunità di fare trading oggi e la preoccupazione è che la velocità dell’evoluzione del prodotto superi quella del percorso normativo.