Probo: “I possessori di obbligazioni accusano un ribasso in termini di prezzo in occasione di un incremento dei tassi di interesse. Tale impatto negativo sarà tanto più forte quanto maggiore sarà la duration di quella obbligazione”
Il valore totale delle obbligazioni italiane prese in prestito dagli investitori per scommettere su un calo dei prezzi ha raggiunto questo mese il livello più alto dal 2008, superando i 39 miliardi di euro
Gli hedge fund tornano a scommettere contro l’Italia. Stando ai dati di S&P Global Market Intelligence diffusi dal Financial Times, il valore totale delle obbligazioni italiane prese in prestito dagli investitori per scommettere su un calo dei prezzi ha raggiunto questo mese il livello più alto dal 2008, superando i 39 miliardi di euro. Una posizione che sconta non solo l’esposizione del Belpaese alla crisi energetica europea ma anche le incertezze legate alle incombenti elezioni del 25 settembre, dopo un periodo di relativa calma politica inaugurato dalla nomina di Mario Draghi a premier nel febbraio del 2021.
Lo scorso mese, spiega il quotidiano economico-finanziario britannico, il Fondo monetario internazionale aveva avvertito che un embargo sul gas russo avrebbe innescato una contrazione economica superiore al 5% in Italia. Paese considerato dagli investitori tra i più vulnerabili anche alla decisione della Banca centrale europea di alzare i tassi d’interesse e interrompere gli acquisti di obbligazioni. “Il contesto attuale è contraddistinto da dati molto elevati sui prezzi, sia al consumo che alla produzione”, ricorda al proposito Nicolò Nunziata, strategist di Marzotto Investment House. “Inflazione indotta dalla difficile reperibilità delle materie prime e dalle tensioni sulle supply chain, storture innescate prima dal covid-19 e poi dalla guerra russo-ucraina”. Che l’Europa sia in recessione, aggiunge, è ormai una certezza assoluta. Motivo per cui, secondo Nunziata, i tassi d’intesse dovrebbero iniziare a scendere a partire dal 2023. L’effetto sul debito italiano dipenderà invece dall’impostazione del prossimo esecutivo nei confronti dell’Europa.
“Le evoluzioni sull’obbligazionario governativo italiano sono primariamente influenzate dalle dinamiche macroeconomiche europee e globali e poi in aggiunta dalle specifiche dinamiche interne”, interviene Rocco Probo, analista dell’ufficio studi di Consultique. “Se ci si sofferma sul primo punto non si può escludere la possibilità che il processo di rialzo dei tassi sui rendimenti obbligazionari in Europa possa continuare”, conferma. Il Bund decennale da inizio agosto è passato dallo 0,8% all’1,3% principalmente a causa delle attese di interventismo della Bce nella direzione di consistenti rialzi dei tassi per contrastare l’elevata inflazione, spiega. Di conseguenza, un ulteriore rafforzamento di attese di politica monetaria restrittiva, indipendentemente da fattori specifici, farebbe incrementare il tasso anche sui titoli italiani determinando perdite in termini di prezzo ai suoi possessori.
“A tale contesto ovviamente si devono aggiungere le specificità italiane sia sul piano economico, essendo l’Italia fortemente dipendente dal gas ed essendoci elevate possibilità di una recessione nei prossimi mesi, sia sul piano politico”, continua Probo. “Su questo secondo aspetto, tuttavia, le fonti di incertezza attuali sono molto contenute essendo già chiari i confini del prossimo governo”. Le eventuali tensioni nel prossimo mese, determinate dal contesto politico, potrebbero di conseguenza non essere eccessive secondo l’analista. Ma bisognerà valutare l’effetto che avrà lo scudo anti-spread della Bce nell’affievolire lo stress di mercato. “Dei livelli di tasso di interesse superiori a quello attuale sono quindi probabili”, avverte Probo, “ma il differenziale tra i titoli di stato tedeschi e italiani potrebbe non risentirne eccessivamente come successo in passato”.
In generale, spiega l’analista, i possessori di obbligazioni accusano un ribasso in termini di prezzo in occasione di un incremento di tassi di interesse. Impatto negativo tanto più forte quanto maggiore sarà la duration di quell’obbligazione, ovvero la sua durata finanziaria media. “Se ci si aspetta una continuazione del processo di rialzo dei tassi può, quindi, aiutare ridurre le esposizioni su scadenze lunghe spostandosi su scadenze più corte”, suggerisce Probo. Secondo gli esperti interpellati da We Wealth, se si ipotizza un tasso decennale italiano che si spinge attorno al 4%, quindi con un differenziale dello +0,5% rispetto ai valori attuali, la variazione negativa sul prezzo del titolo a dieci anni sarebbe pari dunque a poco più del -4%. In caso di un tasso decennale al 4,5%, quindi con un differenziale del +1% rispetto ai valori attuali, la variazione negativa sul prezzo del titolo a dieci anni supererebbe invece il -8%.