Si trovano al Sud le province che registrano un più alto rischio di corruzione
Milano risulterebbe la città a meno rischio corruttivo d’Italia
La corruzione è un fenomeno insidioso, che ha a che fare
tanto con categorie di costume e propensione individuale, quanto con fattori di
natura ambientale che spingono certi soggetti ad assumere condotte illecite al
fine di ottenere vantaggi altrimenti indebiti, a detrimento della comunità cui
appartengono.
Dal punto di vista normativo, il reato di corruzione è individuato,
tra gli altri, dall’art. 318 c.p. a mente del quale il pubblico
ufficiale che, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri,
indebitamente riceve, per sé o per un terzo, denaro o altra utilità o ne
accetta la promessa è punito con la reclusione da uno a sei anni. Inoltre,
l’art. 322 c.p. prevede che chiunque cerchi di corrompere una persona senza
riuscirci è punito con le medesime pene ma qualora l’offerta o la promessa non sia accettata esse sono ridotte di un terzo.
Ebbene, l’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, premettendo
che il fenomeno corruttivo origina e si riversa dal e nel contesto
imprenditoriale politico, economico di una certa società, ha di recente messo
in evidenza, tenendo conto di alcuni indicatori (livelli di istruzione,
benessere economico, capitale sociale e criminalità su base provinciale), i
territori della penisola che risultano più sensibili al rischio di corruzione. Ad
avviso del presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, la corruzione è come un
iceberg, del quale si vede solo la punta pur essendo la parte sommersa di
dimensioni molto maggiori di quello che appare.
In questo senso, secondo l’Anac non tutti i territori
italiani rispondono in maniera uguale al fenomeno della corruzione. Le province
italiane a maggior rischio corruttivo sono del Sud. Sul podio c’è Enna, seguita
da Crotone, Palermo, Caltanissetta, Agrigento, Reggio Calabria, Catania,
Caserta, Napoli e Siracusa.
Differente scenario, invece, si presenta al Nord. Milano
risulta tra le province più virtuose e a seguire Bologna, Modena, Ancona,
Belluno, Trento, Parma, Monza-Brianza, Lecco e Padova. In questi territori, ad
avviso dell’Anac, la probabilità per le imprese e per gli operatori del settore
di incorrere in fenomeni di corruzione è certamente inferiore. Roma è posta a circa metà della classifica.
In questo scenario, è evidente che un imprenditore desideroso
di avviare un’attività dovrà considerare che rivolgendo i suoi interessi di
business verso alcuni territori potrebbe andare incontro a numerosi ostacoli e
difficoltà ambientali e dovrà prestare particolare attenzione ad una serie i campanelli
d’allarme: criminalità, istruzione, capitale sociale, economia del territorio,
reddito pro-capite.
Inoltre, una geografia più o meno attendibile sul rischio di
corruzione in Italia, permette, tra le altre cose, all’investitore straniero, digiuno dell’andamento di alcuni fenomeni italiani (certamente non solo
italiani) di farsi un’idea dei territori e dei luoghi più idonei a rispondere alle sue esigenze di investimento.