Riforma fiscale di Draghi: ecco i principali punti

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Draghi indica alle Camere i punti della riforma fiscale e trova sostegno nei dottori commercialisti che propongono di modificare le aliquote Irpef, eliminare l'Irap e equiparare il carico fiscale tra lavoratori dipendenti e autonomi
Draghi si presenta alle Camere per la fiducia e spiega i punti principali della riforma fiscale che ha in mente. Al centro vi è un intervento complessivo sul prelievo fiscale con il coinvolgimento di esperti del settore. Probabile la nomina di una commissione dedicata al confronto con le parti sociali e con i partiti.
Secondo Mario Draghi non è infatti utile “cambiare le tasse una alla volta”. La riforma fiscale ruota intorno a due obiettivi primari:

  1. la “revisione profonda dell'Irpef attraverso razionalizzazioni e semplificazioni del prelievo e che consenta una riduzione del carico fiscale”, e

  2. l'impegno al contrasto dell'evasione fiscale.

Per l'attuazione di questo ambizioso piano, Draghi ha fatto riferimento espresso alla Commissione Visentini del 1971 su cui è basato l'attuale sistema fiscale italiano e alla commissione nominata nel 2008 in Danimarca che ha portato alla riduzione di due punti di Pil del prelievo fiscale intervenendo sulle aliquote previste per le imposte sui redditi delle persone fisiche. Il processo di riforma richiederà tempo per la sua realizzazione.

Pieno sostegno alle intenzioni di Draghi arriva dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec). In un comunicato ufficiale diffuso all'indomani dell'audizione in Senato i commercialisti hanno dichiarato di condividere pienamente l'idea di nominare una commissione di esperti per avviare la riforma del sistema fiscale di cui chiedono di far parte. Il presidente del Cndcec, Massimo Miami, ha evidenziato nel documento che “l'attuale impianto del nostro sistema fiscale risale a cinquant'anni fa. In questi decenni abbiamo assistito ad una proliferazione di modifiche e integrazioni normative che lo hanno reso inevitabilmente caotico per gli operatori come per i cittadini. Serve semplificare e serve una riforma organica e di lungo periodo”.

 

Ma quali in concreto le proposte dei commercialisti?


Anzitutto la riforma dell'Irpef con il frazionamento in due dell'attuale terzo scaglione: il primo, da 28 mila euro a 40 mila euro con una aliquota marginale del 32%.

Il secondo scaglione da 40 mila euro a 55 mila euro con un'aliquota marginale del 38%. Attualmente tra il secondo e il terzo scaglione dell'Irpef vi è un salto di ben 11 punti percentuali dell'aliquota marginale: i redditi dai 15 mila euro ai 28 mila euro sono tassati con aliquota del 27% e poi quelli da 28 mila euro a 55 mila euro sono tassati con aliquota del 38%.

In tal modo, secondo Miami, si darebbe respiro alla classe media che attualmente è quella che, in proporzione, “è più penalizzata e che andrebbe nella direzione, auspicata da Draghi, della graduale riduzione del carico fiscale”.

Altro intervento proposto dai commercialisti è la sostituzione dell'Irap con un'addizionale alle imposte sui redditi a carico degli stessi soggetti passivi del tributo regionale e l'equiparazione della pressione fiscale tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti “con l'obiettivo di giungere ad un sistema più semplice ed equo che, a parità di reddito, dia parità di pressione fiscale”.

Confermate poi le proposte già presentate dal Consiglio nazionale per la semplificazione degli adempimenti e la razionalizzazione della normativa.

A completare il quadro è la Commissione europea con il Recovery plan. Le indicazioni che arrivano da Bruxelles sono quelle contenute nelle raccomandazioni del Consiglio sul Pnr 2019, datate 5 giugno 2019 che prevedono di alleggerire la pressione sul lavoro e di spostare il carico sui consumi e sui patrimoni.

A cui si aggiunge la riforma del catasto che dovrebbe portare i valori ai fini del prelievo fiscale più vicini a quelli di mercato. Infine il contrasto dell'evasione fiscale, in particolare nella forma dell'omessa fatturazione, potenziando i pagamenti elettronici obbligatori anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti. Rispetto a queste raccomandazioni alcune iniziative sono state già intraprese con la fatturazione elettronica, il cashless e la digitalizzazione di alcuni servizi fiscali.
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Specializzato in diritto tributario presso la Business School de Il Sole 24 ore e poi in diritto e fiscalità dell’arte, dal 2004 è iscritto all’Albo degli Avvocati di Milano ed è abilitato alla difesa in Corte di Cassazione. La sua attività si incentra prevalentemente sulla consulenza giuridica e fiscale applicata all’impiego del capitale, agli investimenti e al business. E’ partner di Cavalluzzo Rizzi Caldart, studio boutique del centro di Milano. Dal 2019 collabora con We Wealth su temi legati ai beni da collezione e investimento.

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