- la “revisione profonda dell’Irpef attraverso razionalizzazioni e semplificazioni del prelievo e che consenta una riduzione del carico fiscale”, e
- l’impegno al contrasto dell’evasione fiscale.
Pieno sostegno alle intenzioni di Draghi arriva dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec). In un comunicato ufficiale diffuso all’indomani dell’audizione in Senato i commercialisti hanno dichiarato di condividere pienamente l’idea di nominare una commissione di esperti per avviare la riforma del sistema fiscale di cui chiedono di far parte. Il presidente del Cndcec, Massimo Miami, ha evidenziato nel documento che “l’attuale impianto del nostro sistema fiscale risale a cinquant’anni fa. In questi decenni abbiamo assistito ad una proliferazione di modifiche e integrazioni normative che lo hanno reso inevitabilmente caotico per gli operatori come per i cittadini. Serve semplificare e serve una riforma organica e di lungo periodo”.
Ma quali in concreto le proposte dei commercialisti?
Anzitutto la riforma dell’Irpef con il frazionamento in due dell’attuale terzo scaglione: il primo, da 28 mila euro a 40 mila euro con una aliquota marginale del 32%.
Il secondo scaglione da 40 mila euro a 55 mila euro con un’aliquota marginale del 38%. Attualmente tra il secondo e il terzo scaglione dell’Irpef vi è un salto di ben 11 punti percentuali dell’aliquota marginale: i redditi dai 15 mila euro ai 28 mila euro sono tassati con aliquota del 27% e poi quelli da 28 mila euro a 55 mila euro sono tassati con aliquota del 38%.
In tal modo, secondo Miami, si darebbe respiro alla classe media che attualmente è quella che, in proporzione, “è più penalizzata e che andrebbe nella direzione, auspicata da Draghi, della graduale riduzione del carico fiscale”.
Altro intervento proposto dai commercialisti è la sostituzione dell’Irap con un’addizionale alle imposte sui redditi a carico degli stessi soggetti passivi del tributo regionale e l’equiparazione della pressione fiscale tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti “con l’obiettivo di giungere ad un sistema più semplice ed equo che, a parità di reddito, dia parità di pressione fiscale”.
Confermate poi le proposte già presentate dal Consiglio nazionale per la semplificazione degli adempimenti e la razionalizzazione della normativa.
A completare il quadro è la Commissione europea con il Recovery plan. Le indicazioni che arrivano da Bruxelles sono quelle contenute nelle raccomandazioni del Consiglio sul Pnr 2019, datate 5 giugno 2019 che prevedono di alleggerire la pressione sul lavoro e di spostare il carico sui consumi e sui patrimoni.
A cui si aggiunge la riforma del catasto che dovrebbe portare i valori ai fini del prelievo fiscale più vicini a quelli di mercato. Infine il contrasto dell’evasione fiscale, in particolare nella forma dell’omessa fatturazione, potenziando i pagamenti elettronici obbligatori anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti. Rispetto a queste raccomandazioni alcune iniziative sono state già intraprese con la fatturazione elettronica, il cashless e la digitalizzazione di alcuni servizi fiscali.