La certificazione internazionale Cfp, Certified Financial Planner sbarca anche in Italia: nonostante sembri solo una sigla in più, in un ambito già affastellato di attestati, quella garantita dal Financial Planning Standards Board (Fpsb) è una delle più note e prestigiose a livello internazionale. Nel mondo sono oltre 213mila i pianificatori finanziari certificati Cfp, ma per anni l’Italia è rimasta fuori dal circuito del Fpsb.
Ad aver traghettato il marchio Cfp in Italia sono state le associazioni dei consulenti finanziari indipendenti e delle società di consulenza finanziaria, Nafop e AssoScf, che hanno annunciato la notizia nel corso del Fee Only Summit, la conferenza annuale del settore. Alcuni fra gli esponenti più in vista delle associazioni promotrici rientrano anche nel gruppo dei primi diplomati Cfp italiani: figurano fra questi lo stesso presidente di Nafop, Cesare Armellini e il vicepresidente di AssoScf, Luca Mainò. Anche se la certificazione arriva in Italia tramite il lavoro delle associazioni dei consulenti autonomi, ha raccontato a We Wealth il chief professionalism officer di Fpsb, Paul Grimes, il percorso è aperto a tutti consulenti finanziari. Di fatto, in altri Paesi europei dove la consulenza finanziaria è di prevalenza bancaria, come in Germania, Fpsb ha rilevato richieste significative per il Cfp anche da parte di consulenti non indipendenti.
Un esame delle competenze più profondo
Per ottenere questa certificazione è necessario affrontare un esame di cento domande, in larga parte comuni allo standard internazionale di Fpsb, salve le sezioni legate alla normativa italiana che includono, ad esempio, la fiscalità. L’oggetto dei quesiti si estende dalla pianificazione successoria, assicurativa, alla finanza comportamentale, all’allocazione degli asset, alla gestione del debito. Si tratta di tematiche in buona parte analoghe a quelle che il consulente affronta nell’esame professionale d’accesso all’Albo italiano Ocf. Ma, ha affermato Grimes, il livello di profondità con il quale si entra in questi argomenti è molto elevato. Molta parte dell’esame ruota attorno al concetto del Valore finanziario del tempo, ha aggiunto, e delle varie declinazioni che questo implica in decisioni finanziarie come i mutui o gli investimenti obbligazionari. Acquisire il dominio di questi concetti, però, non basta: significa anche saper far bene i calcoli matematici.
Il livello dell’esame per accedere al Cfp richiederà a molti consulenti di riprendere in mano i manuali, ha dichiarato a We Wealth Cesare Armellini, nella veste di neo diplomato. A fare la differenza in questo esame, insomma, non sono tanto le materie trattate ma il suo livello di difficoltà. “Aver passato anche brillantemente l’esame dell’Ocf, non dà automaticamente la garanzia di poter superare quello dell’Fpsb”, ha dichiarato a questo giornale Emanuele Provini, un altro dei consulenti autonomi fra i primi ad aver ottenuto la certificazione.
A cosa serve diventare Cfp
Per la consulenza indipendente poter contare sul biglietto da visita di certificazioni prestigiose come il Cfp, ha affermato Armellini, è forse ancor più importante per guadagnare la fiducia del cliente, dal momento che non si può contare sulla forza conferita dai grandi brand finanziari. Ora la sfida della neocostituita Fpsb Italia sarà quella di far conoscere al grande pubblico una sigla come Cfp, attualmente nota, nel nostro Paese, soltanto ai professionisti del settore. E, soprattutto, far capire cosa significhi averla sul proprio biglietto da visita.
E’ ancora presto per definire il costo per poter accedere alla certificazione, dal momento che Fpsb Italia è partita ufficialmente solo da pochi giorni e mancano da definire ancora alcuni dettagli. Tuttavia, ha affermato Armellini, si può immaginare che in una prima fase il prezzo sarà conveniente per favorire il decollo della sigla anche in Italia. La tempistica per il primo esame Cfp italiano, però, è già stata fissata: si partirà il prossimo giugno.