La documentazione e le clausole del contratto preliminare possono nascondere costi extra o irregolarità formali
Gli adempimenti legati alla fiscalità estera del Paese in cui si intende acquistare l’immobile, e quelli concernenti la fiscalità domestica possono rendere complessa l’operazione
Che sia per motivi familiari, necessità lavorative e di studio, o puro investimento “occorre tenere nella giusta considerazione gli aspetti tecnici e gli adempimenti correlati all’acquisto dell’immobile, che nella maggior parte dei casi incidono in modo significativo sulla decisione di dove e cosa acquistare”, spiega Alessandro Montinari, tax lawyer dello studio tributario associato Cavalluzzo Rizzi Caldart.
Le regole per non sbagliare
Essenziale è mettere a fuoco con precisione il budget, che dovrà tenere conto non solo del prezzo d’acquisto, ma anche dei costi accessori che, “per operazioni transnazionali – osserva l’avvocato – possono avere un impatto significativo”.
I professionisti di fiducia
Come per ogni operazione di tipo patrimoniale, suggerisce, “è consigliabile farsi assistere da professionisti qualificati. Meglio se localizzati nel Paese in cui si intende acquistare. Vuoi per la conoscenza delle normative applicabili e degli usi locali ma anche semplicemente per la conoscenza tecnica della lingua straniera e la perfetta comprensione dei documenti”.
La consulenza legale
“La mole di documentazione e di clausole che normalmente contraddistinguono questi contratti può nascondere costi extra o irregolarità formali e sostanziali del bene tali da rendere l’acquisto meno appetibile di quello che ci si è prospettati”, avverte l’avvocato, secondo cui, inoltre, è sempre opportuna l’analisi di convenienza tra acquisto diretto o tramite un veicolo societario.
La fiscalità
In riferimento alla fiscalità estera, bisogna considerare che nella maggior parte dei paesi “sono dovute le imposte locali sull’immobile. Se poi l’immobile è messo a reddito, si renderanno necessarie le imposte locali sui canoni di locazione e sulle eventuali plusvalenze maturate, in caso di successiva cessione del bene”, ricorda Montinari.
Onde evitare errori, meglio rivolgersi a un tax advisor locale che presenti le dichiarazioni fiscali ed effettui i calcoli per la liquidazione delle imposte estere, laddove previste.
Per quanto riguarda la fiscalità domestica, vi sono gli adempimenti da evadere nel Paese di residenza, in questo caso l’Italia. “In termini generali i dati dell’immobile detenuto all’estero vanno riportati nel quadro RW della dichiarazione ai fini del monitoraggio fiscale in quanto suscettibile di produrre redditi all’estero.
Si rende poi dovuta l’Ivie, l’imposta patrimoniale sugli immobili detenuti all’estero a titolo di proprietà o di altro diritto reale di godimento. Una vera e propria patrimoniale”, osserva Montinari, calcolata con l’aliquota dello 0,76% sul valore catastale dell’immobile, se in Paese europeo, o sul prezzo di acquisto o di mercato se in Paese extra UE (come ad esempio oggi nel Regno Unito).
“Dall’Ivie può essere scomputata la corrispondente imposta locale pagata all’estero”. Se l’immobile è messo a reddito, è dovuto il versamento in Italia delle imposte sui redditi calcolate sui canoni di locazione o sulle eventuali plusvalenze, in caso di cessione, “tenendo conto delle Convenzioni per evitare la doppia imposizione stipulate dall’Italia con il Paese estero”, precisa Montinari: sia per l’Ivie sia per l’Irpef, , possono spettare dei crediti di imposta sulle corrispondenti imposte pagate all’estero da utilizzare poi in Italia.