La maggioranza dei professionisti utilizza abitualmente l’oro nella composizione dei portafogli con una funzione difensiva
Il mercato dell’oro segue alcune tendenze generali: di solito, cresce quando l’incertezza è elevata e quando le prospettive dei mercati azionari sono negative. Ma le variabili che intervengono sono molteplici e non si esauriscono qui
L’investimento in oro è sempre stato uno dei grandi temi nei momenti di incertezza, come quelli inaugurati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Infatti, gli ultimi due massimi storici del metallo giallo sono arrivati, in ordine di tempo, a inizio agosto 2020, all’inizio della diffusione globale del covid-19 e a inizio marzo 2022, a pochi giorni dall’invasione russa dell’Ucraina.
Il mercato dell’oro segue alcune tendenze generali: di solito, cresce quando l’incertezza è elevata e quando le prospettive dei mercati azionari sono negative. Viene considerato un bene rifugio, ma dal momento che non offre rendimento (non pagà né cedole né dividendi) l’aumento dei tassi d’interesse incoraggia gli investitori a puntare di più sulle obbligazioni per ottenere una maggiore copertura dal rischio inflazione e dalla conseguente perdita del potere d’acquisto.
Prima di entrare nel dettaglio sul come investire in oro, che sia in oro fisico (lingotti, monete) o in fondi d’investimento (Etf, Etc), è importante ricordare come il metallo giallo si sia comportato dopo i suoi picchi più recenti. Nel caso del picco di inizio pandemia, il recupero fulmineo e il persistente rialzo del mercato azionario ha scoraggiato l’investimento in oro, che da oltre 2000 dollari l’oncia di inizio agosto 2020 è arrivato a scendere sotto quota 1700 alla fine del febbraio successivo. Dopo il picco del marzo 2022, invece, sono state soprattutto le scelte delle banche centrali a ridurne l’attrattiva. L’aumento dei tassi d’interesse ha riacceso anche i rendimenti di titoli a rischio minimo come i Buoni del Tesoro Usa, e riportando l’oro dall’area 2000 a quella dei 1700 dollari (il dato è aggiornato all’11 luglio 2022).
Investire in oro conviene, allora? La maggioranza dei professionisti utilizza abitualmente l’oro nella composizione dei portafogli con una funzione difensiva. In alcuni di contesti, il timore di un mercato azionario ribassista spinge verso una composizione di portafoglio più cauta che, oltre a includere una maggiore presenza di obbligazioni e di liquidità, contiene anche l’oro. Detenere molto oro a lungo termine, nella maggioranza dei casi, si rivela una scelta meno redditizia rispetto alle azioni. (Nel grafico l’andamento storico dell’oro dal 1915 ai giorni nostri)
Ad esempio l’oro è aumentato di prezzo del 360% fra il 1990 e il 2020, mentre in questo stesso arco trentennale l’indice azionario statunitense Dow Jones ha registrato un +991%. Se però la simulazione viene ripetuta nei 15 anni compresi fra 2005 e 2020 il ritorno dell’oro è stato nettamente superiore: 330% contro 153%. Ancora una volta, l’orizzonte temporale e le circostanze macroeconomiche rendono estremamente una scivolosa una risposta in termini assoluti: la convenienza dell’oro va valutata nell’ambito della strategia di portafoglio complessiva.
Investire in oro fisico
Come avevamo indicato in un nostro precedente articolo la prima, e più ovvia alternativa per investire in oro, consiste nell’acquisto fisico di lingotti, monete e lamine d’oro.
Per quanto il fatto di possedere materialmente qualcosa possa comunicare, almeno per qualcuno, un maggiore senso di concretezza, le controindicazioni sono numerose. Acquistare e liquidare il metallo richiede un rapporto di fiducia con il commerciante che si occupa di questo genere di acquisti e richiede tempo. Possedere fisicamente l’oro espone il possessore a molti lati negativi: rischio di furti, costi per la messa in sicurezza del proprio “tesoro”, difficoltà nel liquidare grosse somme tutte in una volta. Nel caso di un acquisto a lunghissima scadenza, il principale vantaggio dell’oro fisico consiste nel fatto di non essere soggetto a commissioni di gestione che erodono il ritorno a lungo termine dell’investimento. Queste commissioni, invece, caratterizzano qualsiasi fondo d’investimento il cui valore sia direttamente o indirettamente collegato all’oro.
Fondi di investimento in oro: Etc sull’oro ed Etf sull’oro
L’alternativa più simile al possesso materiale dell’oro consiste nell’acquisto di Exchange-traded commodity (Etc) dedicati all’oro fisico. Come indicato nel nostro predente articolo, gli Etc sono strumenti quotati in Borsa simili agli Etf (dai quali si distinguono per aspetti regolamentari che non hanno un grande impatto nella scelta del consumatore finale) che replicano fedelmente l’andamento del metallo giallo. I vantaggi?Acquistare oro attraverso questa modalità permette di entrare e uscire dalla commodity con una velocità decisamente superiore, fatto che permette anche un più opportunistico utilizzo di questa componente difensiva del portafoglio. Si può, in altre parole, decidere di aprire una posizione consistente anche per un breve periodo e poi liquidarla in tempi brevi a seconda degli sviluppo di mercato. Come detto in precedenza, riuscire nella stessa impresa con l’oro fisico è assai più difficile.
I prodotti di questo tipo che al momento raccolgono i maggiori asset sono, secondo Etf Trends:
- Invesco Physical Gold
- WisdomTree Physical Gold
- WisdomTree Physical Swiss Gold
- Gold Bullion Securieties
I primi due fondi di questa lista sono anche i più economici, con costi di gestione pari allo 0,12%.
Un’alternativa in grado di esporre indirettamente il portafoglio all’andamento dell’oro consiste nell’investimento azionario nelle aziende che si occupano di estrarlo. Un modo piuttosto comodo di agire in questo modo è optare per un Etf tematico dedicato a tale segmento di mercato. Ad esempio, il VanEck Gold Miners Ucits Etf, è quello che raccoglie i maggiori asset in gestione fra le soluzioni tematiche, punta a replicare il Nyse Arca gold miners index. Un altro fondo popolare, fra quelli appartenenti a questa categoria è l’L&G Gold Mining Ucits Etf. Rispetto all’investimento fisico o tramite Etc, l’esposizione al settore aurifero ha un profilo di rischio-rendimento più elevato, pur mantenendo un’elevata correlazione con l’andamento dell’oro fisico.
Dal momento che si tende a cercare l’oro per moderare i rischi in portafoglio, gli Etf tematici sulle aziende estrattive, in quanto più volatili, attirano minore interesse e raccolgono asset decisamente inferiori. Questa può essere considerata una valida opzione per chi intende agire in modo tattico per brevi periodi. In generale, infatti, il comparto estrattivo legato all’oro ha storicamente sottoperformato rispetto agli indici azionari di riferimento. I costi di gestione degli Etf tematici, inoltre, sono generalmente superiori rispetto a quelli degli Etc sull’oro fisico.