L’oro è il più antico sinonimo di ricchezza. Investire in oro, tuttavia, non è un metodo molto efficace per accrescere il capitale nel lungo periodo. Un portafoglio ampiamente diversificato in azioni, ad esempio, tende a valorizzarsi molto più in fretta, se si osservano i risultati nell’orizzonte di molti anni. Dal 1971 al 2019 l’oro ha reso il 10,6% all’anno, contro l’11,3% delle azioni globali. Il confronto cambia in modo più chiaro se si restringe il periodo di osservazione – e negli ultimi anni l’oro ha avuto una performance eccellente: negli ultimi 12 mesi (al 20 febbraio 2025) l’oro ha guadagnato il 45%.
Tradizionalmente, però, l’oro viene considerato come uno dei più importanti beni rifugio, perché questo metallo prezioso riesce a mantenere il suo valore anche negli scenari storici più difficili. Anzi, come vedremo, più è alto il timore su possibili sconvolgimenti politici o finanziari, più l’oro tende ad essere un riparo richiesto – il che tende ad aumentarne il valore.
Una delle ragioni della sua attrattiva è che l’oro effettivamente ha utilizzi pratici e non è solamente un’opzione per conservare valore in una cassaforte. Negli ultimi 10 anni, il 42% della domanda di oro è stato destinato a utilizzi diversi dall’investimento/riserva: in particolare, è stato impiegato nell’oreficeria, oppure in dispositivi tecnologici o medici, si legge nell’edizione 2024 della guida strategica sull’oro redatta dal World Gold Council (Wgc), un’associazione specializzata che fornisce alcuni dei report più seguiti mercato dell’oro a livello internazionale.
Tutto questo tende a stabilizzare il valore di questo metallo, che oscilla meno della gran parte degli indici azionari, anche se è bene essere consapevoli che l’oro può anche avere forti oscillazioni nel suo valore.
Perché investire in oro può essere conveniente
Avere oro in portafoglio offre migliori garanzie di mantenimento del valore nelle circostanze più difficili, come recessioni globali, guerre o crisi inflattive. Chi dovesse aver bisogno di denaro in quei frangenti potrebbe veder protetto il potere d’acquisto delle somme investite in oro, al contrario di quanto accade con la liquidità, il cui potere d’acquisto si riduce con l’aumento del costo della vita, e al mercato azionario, che sconta sul valore dei titoli il fatto che le aziende incasseranno meno denaro per via della crisi.
Per dimostrare queste affermazioni, il Wgc ha presentato due dati a supporto. Dal 1971 in avanti (anno in cui la convertibilità del dollaro in oro è stata abbandonata) il prezzo dell’oro è cresciuto più infretta dell’inflazione statunitense e globale. In particolare, negli anni in cui l’inflazione è stata compresa fra il 2 e il 5%, l’oro ha guadagnato l’8% in media – con risultati ancor migliori negli anni in cui l’inflazione è stata superiore al 5%.
Per quanto riguarda gli anni contrassegnati da forti crisi, il Wcg ha confrontato le performance dell’oro con quelle dell’indice azionario globale e quelle dei Buoni del Tesoro Usa: i risultati hanno mostrato come l’oro tenda a “battere” sempre le azioni in questi particolari frangenti e quasi sempre anche i Treasury. L’esempio più recente si è osservato nel calo combinato di azioni e obbligazioni del 2022, che ha colpito duramente i portafogli: l’oro, in questo contesto difficile, ha quantomeno mantenuto e leggermente aumentato il suo valore (anche se non abbastanza da coprire l’inflazione anomala di quell’anno).

Il fatto che sulla lunga distanza l’oro possa coprire dall’inflazione e che si muova in controtendenza rispetto alle azioni e, ultimamente, anche alle obbligazioni, permette di ottenere un miglior rendimento corretto per il rischio. Con questo concetto si intende, in parole semplici, che a parità di rendimento il valore del portafoglio nel tempo è oscillato di meno – riducendo il rischio di venderlo in perdita.
Un investimento nell’orizzonte compreso fra il 2003 e il 2023 avrebbe avuto un rendimento corretto per il rischio del 63,3% in un portafoglio diversificato in cui l’oro fosse assente, mentre si sale al 66,9% se in portafoglio fosse stato inserito un 5% di oro. In assoluto, l’inserimento dell’oro avrebbe aggiunto mediamente un 0,1% di performance in più ogni anno. Questi dati indicano come l’oro, più che aiutare ad aumentare le performance in assoluto, dia una mano a ridurre la volatilità del portafoglio.
Di conseguenza, un portafoglio più esposto all’oro tende a salire di valore in modo più lento, ma contiene i momenti di peggior ribasso: sta al singolo investitore decidere quanto può tollerare una perdita, anche temporanea, nel valore dei suoi investimenti.
In una logica più opportunista, l’oro diventa più attraente in condizioni di inflazione alta e forte tensione internazionale. Nel momento in cui scriviamo, il 20 febbraio 2025, l’oro ha aggiornato i suoi record grazie alla forte domanda delle banche centrali, che stanno aumentando le proprie riserve, e per la copertura dai rischi della guerra commerciale minacciata dagli Stati Uniti.
Oro, azioni e obbligazioni: capire e sfruttare le differenze
Supponiamo di possedere fisicamente una moneta d’oro. In quanto oggetto, non esiste un rapporto che colleghi l’investitore al rischio di una controparte: l’unico rischio diverso da un suo possibile calo di prezzo è quello del furto o dello smarrimento. Il rovescio della medaglia è che, chi possiede oro non riceve alcun flusso di rendimento: dall’altra parte, infatti, non c’è una controparte che ricompensa l’investitore per aver partecipato al rischio dell’impresa (tramite il possesso di un’azione), o per averle prestato del denaro (obbligazione).
Nel caso del Btp, ad esempio, il rischio che lo Stato italiano possa rivelarsi insolvente viene compensato con il pagamento di cedole. La diversificazione attraverso investimenti in una varietà di azioni e obbligazioni, ad esempio attraverso fondi o Etf, consente di distribuire il rischio tra diverse controparti. Tuttavia, come osservato in precedenza, questo non esclude che il valore delle azioni o delle obbligazioni nel loro complesso possa scendere anche di molto in alcune circostanze. La maggioranza degli investitori, comunque, non rinuncia a queste due componenti fondamentali del portafoglio, che di solito pesano molto più dell’oro.
Ci sono momenti in cui l’attrattiva dell’oro diminuisce in favore di azioni e obbligazioni. E’ evidente, infatti, che durante periodi di ottimismo e crescita economica, le azioni diventano più allettanti. L’altro fattore da tenere in considerazione, poi, sono i rendimenti delle obbligazioni che, in modo simile all’oro, costituiscono una parte più tranquilla del portafoglio. In particolare, i momenti in cui i tassi d’interesse sono elevati e le obbligazioni offrono buoni rendimenti, gli investitori tendono a spostarsi dall’oro ai bond – in particolare verso quelli che non pongono particolari preoccupazioni sulla capacità di restituzione di chi li emette, come i Buoni emessi dal Tesoro americano.
Perché investire in oro, in pochi punti
- L’oro è una componente difensiva del portafoglio, che storicamente ha protetto dall’inflazione e che tende mantenere o guadagnare valore quando le azioni e i bond lo perdono
- L’oro fisico non paga flussi di reddito come cedole e dividendi, ma non ha rischi di controparte: è un oggetto e per definizione non può fallire
- L’oro tende a guadagnare meno valore rispetto alle azioni nel lungo periodo e, per la maggioranza dei portafogli, ricopre una parte minoritaria del portafoglio rispetto ad azioni e obbligazioni
- I momenti in cui gli investitori preferiscono aumentare l’oro in portafoglio è quando si prevede un calo nei rendimenti delle obbligazioni, quando aumentano i rischi politici internazionali, quando l’aspettativa sull’andamento delle azioni è negativo per via di crisi economiche e finanziarie
Perché, invece, non investire in oro? Chi volesse avere il massimo guadagno nel lungo termine, magari perché molto giovane e con molti anni per far fruttare il capitale potrebbe trovare nelle azioni un’alternativa più adatta alle sue esigenze. Chi invece, fosse alla ricerca di una protezione del capitale, con un rendimento programmato, potrebbe trovare l’approccio giusto nell’acquisto di obbligazioni (come il Btp). Se si intende proteggere il capitale da un rialzo dell’inflazione nel breve termine: sono i titoli di Stato indicizzati all’inflazione come il Btp Italia a fornire una copertura di questo tipo, più che l’oro. A proposito delle capacità dell’oro di guadagnare valore durante le fasi di inflazione elevata avevamo approfondito il discorso in questo articolo.
Come investire in oro: le diverse opzioni
L’oro fisico, il classico intramontabile (e i suoi limiti)
Come avevamo indicato in un nostro precedente articolo la prima, e più ovvia alternativa per investire in oro, consiste nell’acquisto fisico di lingotti, monete e lamine d’oro.
Per quanto il fatto di possedere materialmente qualcosa possa comunicare, almeno per qualcuno, un maggiore senso di concretezza, le controindicazioni sono numerose. Acquistare e liquidare il metallo richiede un rapporto di fiducia con il commerciante che si occupa di questo genere di acquisti e richiede tempo. Possedere fisicamente l’oro espone il possessore a molti lati negativi: rischio di furti, costi per la messa in sicurezza del proprio “tesoro”, difficoltà nel liquidare grosse somme tutte in una volta.
Nel caso di un acquisto a lunghissima scadenza, il principale vantaggio dell’oro fisico consiste nel fatto di non essere soggetto a commissioni di gestione che erodono il ritorno a lungo termine dell’investimento. Queste commissioni, invece, caratterizzano qualsiasi fondo d’investimento il cui valore sia direttamente o indirettamente collegato all’oro. Tuttavia, vanno messi in conto i costi di eventuali cassette di sicurezza.
Quali sono i veri vantaggi dell’oro fisico? L’aspetto psicologico, di avere in mano un oggetto tangibile e comprensibie. Dal punto di vista pratico, può essere considerato ancora più solido delle alternative finanziarie in caso di caos finanziario. Anche se è un’ipotesi non facilmente testata in epoca recente, ipotesi estreme di conflitto potrebbero mantenere accrescere l’attrattiva di mezzi di scambio dotati di valore intrinseco, come l’oro. E’ una tesi che non convince in modo universale gli osservatori finanziari, ma viene considerata un argomento a favore dell’oro fisico su quello “cartaceo”, che vedremo fra poco.
Investire in oro sulla Borsa: Etc sull’oro ed Etf sull’oro
L’alternativa più simile al possesso materiale dell’oro consiste nell’acquisto di Exchange-traded commodity (Etc) dedicati all’oro fisico. Come indicato nel nostro predente articolo, gli Etc sono strumenti quotati in Borsa simili agli Etf (dai quali si distinguono per aspetti regolamentari che non hanno un grande impatto nella scelta del consumatore finale) che replicano fedelmente l’andamento del metallo giallo. I vantaggi? Acquistare oro attraverso questa modalità permette di entrare e uscire dalla commodity con una velocità decisamente superiore, fatto che permette anche un più opportunistico utilizzo di questa componente difensiva del portafoglio. Si può, in altre parole, decidere di aprire una posizione consistente anche per un breve periodo e poi liquidarla in tempi brevi a seconda degli sviluppo di mercato. Come detto in precedenza, riuscire nella stessa impresa con l’oro fisico è assai più difficile.
I prodotti di questo tipo che al momento raccolgono i maggiori asset:
I primi due fondi di questa lista sono anche frai i più economici, con costi di gestione pari allo 0,12%.
Esporsi all'oro, l'alternativa più rischiosa: gli Etf sulle aziende estrattrici
Un’alternativa in grado di esporre indirettamente il portafoglio all’andamento dell’oro consiste nell’investimento azionario nelle aziende che si occupano di estrarlo. Un modo piuttosto comodo di agire in questo modo è optare per un Etf tematico dedicato a tale segmento di mercato.
Rispetto all’investimento fisico o tramite Etc, l’esposizione al settore aurifero ha un profilo di rischio-rendimento più elevato: il capitale sarà sottoposto a maggiori oscillazioni, pur mantenendo un’elevata correlazione con l’andamento dell’oro fisico.
Dal momento che si tende a cercare l’oro per moderare i rischi in portafoglio, gli Etf tematici sulle aziende estrattive, in quanto più volatili, attirano minore interesse e raccolgono asset decisamente inferiori rispetto ai prodotti che replicano direttamente il valore dell'oro. Questa può essere considerata una valida opzione per chi intende agire in modo tattico per brevi periodi. In generale, infatti, il comparto estrattivo legato all’oro ha storicamente sottoperformato rispetto agli indici azionari di riferimento. I costi di gestione degli Etf tematici, inoltre, sono generalmente superiori rispetto a quelli degli Etc sull’oro fisico.