Nel panorama delle aste delle auto da collezione, i risultati battuti sono stati senza sorpresa per gli addetti ai lavori sorprendenti. Tra gli highlights delle auto più costose vendute nel 2025, tra hypercar moderne e classiche, si annovera la più costosa auto da Gran Premio di Formula 1 – la Mercedes-Benz W196R Stromlinien del 1954 ($53.917.370 da RM Sotheby’s, Stoccarda) – e la più costosa auto da corsa, vincitrice a Le Mans – la Ferrari 250 LM del 1964 ($36.344.960, RM Sotheby’s, Parigi) -, seguita dalla Ferrari F2001 del 2001 ($18.392.980, RM Sotheby’s, Monaco), con cui Michael Schumacher vinse il Gran Premio di Monaco, e la Ford GT40 Mk II del 1966 ($13.205.000, RM Sotheby’s, Miami), la più costosa Ford mai venduta in asta.
Come gestire una collezione di auto classiche?
Gestire una collezione di auto classiche non è un’operazione banale e richiede competenze ed esperienze significative maturate sul campo con anni e anni di formazione, passione, dedizione, cura; tutte doti importanti per un collezionista privato. Anche le regole non facilitano il lavoro e spesso, soprattutto in Paesi, come l’Italia, in cui il livello di protezione delle collezioni è molto alto, necessita di una conoscenza della normativa di settore complessa e non sempre di agile comprensione.
Temi, questi, discussi nel corso dell’evento esclusivo “Auto da Collezione: strategie per custodire e trasmettere”, organizzato da Edmond de Rothschild e TARGET, nella prestigiosa sede di Dallara Academy lo scorso 10 giugno, che ha riunito collezionisti, famiglie imprenditoriali ed esperti per riflettere sulla governance delle collezioni d’auto e analizzare le più attuali tendenze di mercato, fiscali e legali legate a questo straordinario mondo.
Auto d’epoca o auto classiche? Il quadro normativo in Italia
Considerare il quadro normativo di riferimento è, dunque, di fondamentale rilevanza. In Italia, i termini auto d’epoca e auto storiche sono spesso usati come sinonimi, nel linguaggio comune, ma in realtà hanno significati giuridici e tecnici diversi, soprattutto dal punto di vista del Codice della Strada, delle normative ACI/ASI e del Codice dei beni culturali (d. lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 e succ. mod.).
- Le auto d’epoca sono veicoli con più di 30 anni, riconosciuti di particolare valore storico e non più adatti alla normale circolazione. Devono essere iscritte al Registro ASI come “veicoli d’epoca”. Sono cancellate dal PRA (Pubblico Registro Automobilistico). Non possono circolare liberamente su strada, se non in occasione di manifestazioni autorizzate o eventi storici. Sono esenti dal bollo auto. Il loro valore collezionistico è superiore.
- Le auto storiche sono veicoli che hanno almeno 20 anni (ma non più di 30) e sono stati riconosciuti e registrati come di interesse storico e collezionistico. Devono essere iscritte in uno dei registri ufficiali (ASI, FMI, Registro Storico Alfa Romeo, Fiat, Lancia, ecc.). Devono essere in condizioni di originalità o restaurate secondo criteri storici. Possono circolare regolarmente su strada come qualsiasi altro veicolo (sono iscritte al PRA), ma con agevolazioni fiscali e assicurative. Godono della riduzione del bollo (in alcune Regioni è previsto l’esonero totale) e di polizze assicurative agevolate.
- Esiste poi una terza categoria disciplinata dal Codice dei beni culturali: i mezzi di trasporto aventi più di 75 anni (art. 11, co. 1, lett. g) che sono soggetti a particolari disposizioni relative alla circolazione internazionale come l’uscita definitiva e temporanea dal territorio nazionale (65, co. 3, lettera c), e 67, co. 2). Sono cancellate dal PRA. In particolare, non è soggetta ad autorizzazione l’uscita temporanea dal territorio nazionale dei mezzi di trasporto aventi più di 75 anni per la partecipazione a mostre e raduni internazionali, salvo che sia per essi intervenuta la dichiarazione di interesse culturale (art. 13).
Auto d’epoca come beni culturali di proprietà privata
La dichiarazione di interesse culturale da parte della Soprintendenza del Ministero della Cultura, competente per territorio, interviene, per auto d’epoca di proprietà di un privato, qualora presentino un interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico particolarmente importante (art. 10, co. 3, lett. a); lo stesso vale per gli archivi e i singoli documenti, appartenenti a privati, che rivestono interesse storico particolarmente importante, come nel caso di archivi storici di case automobilistiche che hanno segnato la storia del nostro Paese (art. 10, co. 3, lett. b). A maggior ragione, quando si tratti di cose che rivestano un interesse, particolarmente importante, per il loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte, della scienza, della tecnica, dell’industria e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose (art. 10, co. 3, lett. d) o ancora di più quando presentino un interesse artistico, storico, ecc., eccezionale per l’integrità e la completezza del patrimonio culturale della Nazione (art. 10, co. 3, lett. d-bis).

La dichiarazione di interesse culturale
La dichiarazione di interesse culturale comporta una serie di oneri per il proprietario che vanno dalla conservazione, ai prestiti, alla movimentazione sul territorio nazionale e alla circolazione internazionale: se intervenuta la dichiarazione, le auto, ad esempio, non possono essere trasferite in via definitiva dall’Italia (art. 65), ma solo in via temporanea, previa autorizzazione del MIC e a determinate condizioni, ad es. per partecipare a una mostra all’estero di alto interesse culturale (art. 66). Se poi la dichiarazione è adottata per una collezione di auto, come complesso di eccezionale interesse storico, allora le regole sono più stringenti poiché la collezione non può essere smembrata e deve continuare ad esistere nella sua unitarietà. Anche gli archivi, appartenenti a privati, che presentino interesse culturale, possono uscire solo qualora non sia adottata la dichiarazione e solo previa autorizzazione della competente autorità, che in sede di verifica, può comunque adottare il provvedimento di vincolo, bloccandone l’uscita definitiva.
Attenzione alla normativa
I precedenti sono significativi di questa tendenza, come è avvenuto nel recente passato, del ritiro di una Lancia Aprilia Spider del 1951, con telaio Basso e carrozzeria Ghia, a seguito della comunicazione, a poche ore dall’avvio dell’asta, del provvedimento della Soprintendenza.
Occorre dunque prestare molta attenzione al quadro normativo di riferimento per non incappare in spiacevoli imprevisti in ragione dell’importanza storica del veicolo o dell’archivio, ad esempio, nell’ipotesi in cui si decida di partecipare a un’asta internazionale oppure si voglia anche semplicemente portare la collezione all’estero per partecipare a una manifestazione o a un raduno.
In copertina, la Mercedes-Benz W196R Stromlinien del 1954. Courtesy Sotheby’s.
Domande frequenti su Auto d’epoca, come gestire una collezione
Nel 2025, tra le auto più costose vendute all'asta figurano la Mercedes-Benz W196R Stromlinien del 1954, venduta per $53.917.370, e la Ferrari 250 LM del 1964, venduta per $36.344.960.
La Mercedes-Benz W196R Stromlinien del 1954 è stata venduta per $53.917.370 nel 2025, diventando l'auto da Gran Premio di Formula 1 più costosa mai venduta.
La Ferrari 250 LM del 1964 è stata venduta per $36.344.960 nel 2025. Si tratta di un'auto da corsa che ha vinto a Le Mans, il che ne aumenta il valore collezionistico.
Sì, l'articolo fa riferimento al 'quadro normativo in Italia' per le auto d'epoca o classiche e menziona la 'dichiarazione di interesse culturale' e la necessità di prestare 'attenzione alla normativa'.
L'articolo si concentra principalmente sulla gestione di una collezione di auto classiche, considerando anche il loro valore come beni culturali privati e gli aspetti normativi italiani.