Come ci aveva raccontato Clarice Pecori Giraldi, può accadere che un lotto venga ritirato appena prima dell’apertura dell’asta se non è stato preventivamente riscontrato nessun interesse dal pubblico dei collezionisti.
Un esito deludente per Sotheby’s, che aveva annunciato in pompa magna l’asta, dandogli la denominazione di “Punk it!” e definendola come “un evento senza precedenti per gli nft e l’arte digitale, con una presentazione alla pari delle vendite di arte moderna e contemporanea più significative e di più alto profilo”. La scelta in realtà non sembrava avventata: la stessa Sotheby’s lo scorso anno (giugno) aveva venduto il CryptoPunk #7523 a 11,8 milioni di dollari, totalizzando in un anno ricavi per 100 milioni di dollari dalla vendita dei soli nft. Sempre nel 2021, Visa aveva acquistato un CryptoPunk per 49,5 ETH. In ogni caso, già alle 19.38, non c’era più traccia della “storica asta” sul sito della casa d’aste.
I CyptoPunk, creazione del collettivo tecnologico Larva Labs, sono in totale 10.000 immagini di teste pixelate, delle profile pic, in sostanza. Quindi il lotto ritirato dall’asta rappresenta poco più dell’1% degli nft totali, uno degli ammontari maggiori detenuti da un unico wallet. Nella storia degli nft i CryptoPunk sono importanti perché hanno definito gli standard successivi grazie al protocollo ERC-721, Ethereum Request for 721. Il proprietario dei 104 nft, tal “0x650d”, ha giustificato così la sua mossa su Twitter.
E un paio di ore dopo:
I più malevoli su Twitter hanno commentato che “dopo le azioni e le criptovalute, si è voluta evitare una ‘correzione’ anche nel mercato degli nft”.