Non solo case d’asta: le vendite private
Le case d’asta non vendono solo pubblicamente. Esiste tutto un mondo parallelo e florido di trattative private che non arrivano ai titoli dei giornali e di cui il grande pubblico è ignaro. Ne sa qualcosa invece Clarice Pecori Giraldi, talento italiano nel mercato dell’arte internazionale,
essendo stata head of modern and contemporary art per Sotheby’s Italia, managing director di Christie’s Italia, director for private sales per Christie’s Europa (dal 2013 al 2016), regional director di Phillips, nonché vice presidente della Triennale di Milano fino al gennaio 2018.
La trattativa record (ad oggi)
“La vendita in trattativa privata più importante che ho seguito personalmente insieme agli esperti è stata quella dell’unico doppio ritratto a figura intera dipinto da Rembrandt”, esordisce Clarice, “160 milioni di euro. Si tratta di un record”. Il duplice quadro è quello
dei coniugi Marten Soolmans e Opjen Coppit, effigiati dal maestro olandese nel 1634.Rembrandt van Rijn, Portraitof Marten Soolmans, 1634Rembrandt van Rijn, Ritratto di Oopjen Coppit, 1634Gli acquirenti? Il Louvre e il Rijksmuseum di Amsterdam, congiuntamente. Le due istituzioni hanno infatti acquistato i ritratti nel 2016 dalla famiglia del banchiere francese Eric de Rothschild. L’evento dà, per entità della cifra e importanza degli attori in gioco, la misura della rilevanza delle vendite private.
Ma come mai, avendo a disposizione il mercato delle aste, si ricorre a questa modalità transattiva?
“Vi ricorrono soprattutto le istituzioni. Musei, stati, enti pubblici in generale. Un’asta tradizionale richiede infatti una rapidità decisionale che queste organizzazioni per motivi strutturali non possono avere. Ci si avvale allora di modalità di compravendita dalle tempistiche più flessibili. Ma può anche capitare che un museo semplicemente necessiti di un’opera specifica per completare la propria collezione, e che ne faccia richiesta diretta”. Le vendite private non sono comunque appannaggio esclusivo degli enti istituzionali. Le case d’asta curano vendite di peso anche fra privati, ”molto spesso per motivi di riservatezza.
Oppure perché si tratta di opere che hanno un target di vendita molto limitato. Un ristretto insieme di persone noto alla casa d’aste, la quale può scegliere così di andare a colpo sicuro ed evitare magari il rischio che l’opera resti unsold, invenduta. L’asta tradizionale ha senso – continua Pecori Giraldi – quando si ritiene ci sia una clientela potenziale diffusa e non solo una lista ristretta di collezionisti interessati a quell’oggetto specifico. La vendita privata è per così dire chirurgica”.
L’oggetto del desiderio, a tutti i costi
L’art advisor ricorda a tal proposito il caso di un collezionista americano di disegni antichi, interessato ad acquistare assolutamente il pezzo di un maestro italiano, di proprietà di una
tenuta inglese da generazioni. La famiglia in questione non aveva mai pensato di vendere tal disegno. Cambiò idea quando venne a conoscenza dell’offerta. Stesso discorso per gli sceicchi del Quatar, i più grandi collezionisti di perle naturali: non è raro che per completare la “linea” dimensionale della collezione si rivolgano direttamente a una casa d’aste. Un profano potrebbe sollevare il dubbio che le private sale celino a volte scambi di dubbia origine, “ma non è così. Esiste l’Art Loss Register, database mondiale di tutte le opere d’arte scomparse e trafugate,
sempre consultato”.
E in Italia, che dimensioni ha il fenomeno delle vendite private?
“In valore assoluto non si tratta di un grande mercato. Le private sale italiane potrebbero essere poco meno del 20% del fatturato di Sotheby’s e Christie’s nel nostro Paese, avendo ad oggetto per lo più le cosiddette opere notificate, ossia quelle che, per interesse storico artistico e culturale, non possono lasciare l’Italia. Il fenomeno però è destinato a crescere, soprattutto a livello europeo e americano”.
La rivincita della Storia
Ad oggi, il caso più celebre ed emotivo di vendita privata è quello del Ritratto di Adele Bloch-Bauer I, di Gustav Klimt, la cui vicenda è raccontata anche dal film Woman in Gold di Simon Curtis (2015). Maria Altmann (1916 – 2011), nipote di Adele ed emigrata negli Usa a causa della persecuzione nazista, riuscì infatti a riottenere il quadro solo dopo tormentate vicissitudini legali. Fu poi il magnate della cosmetica Ronald Lauder ad acquistarlo da lei stessa nel 2006, per 135 milioni di dollari con la promessa di esporlo perennemente al pubblico. Oggi, la bellezza sfolgorante di Adele Bloch-Bauer troneggia nella Neue Galerie di Ronald Lauder a New York, ed ha avuto ragione delle ingiustizie della Storia.
Gustav Klimt, Adele Bloch Bauer I, 1907. Un lieto fine dovuto alle vendite privateIl punto di vista legale: l’avvocato Edoardo Pedersoli
Come in ogni trattativa, anche in quelle private vi sono delle possibili soluzioni contrattuali da considerare. Quali? We Wealth lo ha chiesto all’avvocato Edoardo Pedersoli, di stanza a Milano (Pedersoli Studio Legale).
Case d’asta, vendite private, vendite pubbliche
Interessi contrastanti
“Come sempre, gli interessi del venditore e dell’acquirente sono opposti. Da una parte, l’acquirente può richiedere al venditore di farsi carico di una serie di garanzie, in genere non ottenibili in una vendita pubblica tramite asta, dove in definitiva l’opera è comprata con la clausola “visto e piaciuto”. Ciò riduce i possibili ostacoli derivanti da una tendenziale maggiore opacità delle vendite private rispetto alle vendite all’asta”. Dal punto di vista del
venditore, le esigenze sono opposte, per cui è necessario evitare che egli si assuma delle responsabilità che in una vendita all’asta difficilmente si potrebbe assumere: “Esigenza, questa che induce a prestare attenzione non solo alle clausole inerenti alle dichiarazioni e garanzie in favore del venditore, ma anche ai presupposti che, più o meno esplicitamente, vengono di regola richiamati nelle premesse degli accordi contrattuali”.
Alcune differenze fra vendite pubbliche e private
Anche sotto il profilo dei tempi di pagamento vi possono essere differenze tra vendite private e vendite all’asta. Infatti, mentre nelle vendite pubbliche, ci si deve attenere ai tempi di pagamento previsti dal regolamento dell’asta, tendenzialmente immediati, quando invece ci si avvale di vendite dirette fra privati le possibilità di incidere su tempi e modi di pagamento sono numerose. “A titolo di esempio, si può prevedere un pagamento differito con una parte del prezzo depositato in escrow, per un periodo di tempo più o meno lungo, specie qualora ci
siano dubbi di autenticità o provenienza”.
Criticità da superare, in entrambi i casi
Ma problemi di trasparenza emergono tanto nelle vendite private quanto in quelle pubbliche. “E’ sempre utile predisporre un’adeguata documentazione di supporto, facendo una vera e propria due diligence e comunque rivolgendosi sempre a veri esperti del settore”. La modalità
privata conviene allora di più rispetto a una vendita all’asta? “Dipende. Di sicuro può convenire una vendita privata quando il target dei possibili acquirenti è ristretto e non si vuole affrontare il rischio dell’unsold, con inevitabili impatti sul valore dell’opera; d’altro canto, le vendite all’asta, specie se effettuate dalle case più note, possono avere innegabili vantaggi sotto il profilo della risonanza mediatica e della massimizzazione del valore. Peraltro, le case d’asta sono fondamentali nel supporto a individuare un adeguato prezzo di riserva, ovvero il prezzo sotto il quale l’opera non viene venduta”.