- L’Unione europea ha annunciato l’introduzione di contromisure in risposta alle nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti su acciaio e alluminio
- Wilson (Newton Investment Management): “Abbiamo di fronte il più grande sconto nelle valutazioni delle small cap europee rispetto all’S&P 500 in 12 anni”
Borse europee in recupero nel giorno dell’inflazione americana, che rallenta il passo a febbraio (+0,2% mese su mese, a fronte del +0,3% atteso). In attesa di indizi sulla traiettoria della guerra dei dazi in corso – con l’Unione europea che ha annunciato l’introduzione di contromisure in risposta alle nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti su acciaio e alluminio – il Ftse Mib chiude la seduta odierna avanzando del +1,61%, il Cac 40 del +0,59%, il Dax 40 del +1,52% e il Ftse 100 del +0,53%. Intanto, a Wall Street gli indici della “paura” restano alle stelle: il Vix, che misura la volatilità dell’azionario a stelle e strisce, è balzato a quota 25 punti, vicino ai massimi della crisi dello yen dello scorso agosto.
Wall Street vs Europa: chi vince la guerra dei dazi
“Stiamo assistendo a un vero e proprio isolazionismo americano, di cui le aziende europee trarranno beneficio”, dichiara Thomas Wilson, fund manager di Newton Investment Management intervenuto a Lisbona in occasione della European investment conference 2025 di Bny Investments. “Credo che a volte ci si dimentichi di quanto l’Unione europea sia grande, è un’economia estremamente diversificata”. Secondo il gestore, il Vecchio Continente si trova in una posizione relativamente migliore rispetto agli Stati Uniti sul fronte dei dazi, anche per la sua struttura manifatturiera. “Tra l’altro, l’inflazione sta scendendo nella zona euro, non dovrebbe più preoccupare gli investitori. Anche il tasso di disoccupazione è molto basso. Si tratta di una serie di venti favorevoli che mostrano un’Europa in manovra per crescere”, afferma Wilson.
Borsa: perché investire sulle small cap europee
Alla luce di questo scenario, Wilson sostiene che l’Europa dovrebbe trovare spazio nei portafogli, in particolare le small cap (le aziende a piccola capitalizzazione, ndr). Come evidenziato nei grafici sottostanti, fino alla pandemia da covid-19 le “piccole” di Borsa hanno sovraperformato le large cap a lungo. Poi, negli ultimi cinque anni, la situazione si è ribaltata. “Il mercato è stato inondato di nomi esposti all’intelligenza artificiale e più in generale alla tecnologia”, ricorda il gestore. Nomi che tendenzialmente rientrano appunto nella categoria delle aziende a grande capitalizzazione.

Fonte: Bny Investments, Newton Investment Management
“Sappiamo tutti quanto sia stato stressante il periodo della pandemia per le small cap. Eppure, ne sono uscite più forti”, dichiara Wilson. “Anche se l’impatto dei dazi americani fosse superiore alle aspettative, se sono riuscite a superare il covid-19 e l’interruzione delle catene di approvvigionamento dell’epoca, saranno in grado di gestire altrettanto bene lo status quo attuale dell’economia mondiale”, dice l’esperto. L’Europa non è immune alle tariffe, prosegue, ma lo è più degli stessi Stati Uniti. “Tra l’altro, l’indice delle small cap europee è un indice estremamente diversificato, a differenza dell’S&P 500 che è estremamente concentrato”, dichiara Wilson. Ricordando infine anche l’aspetto delle valutazioni. “Abbiamo di fronte il più grande sconto nelle valutazioni delle small cap europee rispetto all’S&P 500 in 12 anni. È un buon momento per considerarle in portafoglio”, conclude il gestore.

Fonte: Bny Investments, Newton Investment Management