La Germania ha votato: il 23 febbraio i cittadini tedeschi si sono recati alle urne per scegliere la nuova composizione del Bundestag con un’affluenza dell’84%, che non si vedeva dalla riunificazione tedesca nel 1990.
E se c’è ancora un punto di domanda sulla formazione del nuovo governo, un dato significativo è stato l’avanzamento dell’Alternativa per la Germania (AfD), ovvero il partito di estrema destra che ha ottenuto il 20,8% dei consensi – quasi il doppio rispetto alle elezioni del 2021 – diventando così la seconda forza politica del Paese. A primeggiare, senza grandi sorprese, è stata la coalizione tra l’Unione Cristiano-Democratica e l’Unione Cristiano-Sociale (Cdu/Csu), guidata da Friedrich Merz, che ha ottenuto il 28,6% dei voti, guadagnandosi il titolo di cancelliere federale. Mentre l’estrema destra ha preso il sopravvento, il partito Socialdemocratico (Spd) dell’uscente cancelliere Olaf Scholz ha subito un’importante flessione, portandosi a casa il risultato peggiore nella storia del partito con solo il 16,4% dei voti.
Nuovo governo, nuova Germania
Non ci sono dubbi sul fatto che la locomotiva d’Europa si trovi in un momento cruciale del suo panorama politico ed economico. Con una crescita economica stagnante e pressanti sfide geopolitiche. In tal senso la direzione del prossimo governo guidato da Merz sarà significativa non solo per la nazione, ma anche per le prospettive economiche e di sicurezza future di tutto il Vecchio Continente. Molte delle sfide che la Germania sta affrontando si riflettono infatti sull’intera Europa. Se la Germania riuscisse a riformarsi, ci sarebbe speranza anche per l’Unione Europea. Questo potrebbe ridurre la pressione sulla Banca centrale europea per fornire tagli dei tassi di interesse come alternativa al supporto fiscale per l’economia.
Merz ha espresso l’intenzione di avviare colloqui per una “Große Koalition” con l’Spd, ma le trattative potrebbero essere complesse, considerando le divergenze programmatiche tra i due partiti. Intanto però si vedono i primi segnali positivi sul mercato: la leadership del nuovo cancelliere potrebbe infatti creare un ambiente economico più favorevole alle imprese e competitivo, a vantaggio degli investitori in vari settori. Proprio per questo, all’indomani della vittoria della coalizione conservatrice, i mercati azionari tedeschi hanno registrato un rialzo, con il Dax che ha chiuso la giornata con un +0,8%. Tuttavia, l’attenzione di Merz alla disciplina fiscale e al limitato intervento del governo potrebbe richiedere agli investitori di adattarsi a una maggiore dipendenza dalla crescita trainata dal settore privato. Il posizionamento strategico in settori come l’energia, la tecnologia, il settore immobiliare e le infrastrutture potrebbe offrire significative opportunità sotto la sua amministrazione.
Per la coalizione guidata dalla Cdu, la sfida principale sarà quella di rilanciare la crescita gestendo al contempo un rapporto più incerto con gli Stati Uniti guidati dal Presidente Trump, che ha preso le distanze dall’alleanza transatlantica e ha sollevato la prospettiva di introdurre dei dazi, di cui si parlerà a partire dal 2 aprile.
Friedrich Merz dovrà dare priorità alla diplomazia per proteggere l’economia tedesca dalle sanzioni commerciali. Il suo piano di aumento della spesa per la difesa potrebbe essere una prima mossa per migliorare i legami con Washington, ma come sarà finanziato rimane una questione aperta. Nel frattempo, sembra che il nuovo cancelliere punti sulla riduzione della burocrazia, riducendo gli obblighi di rendicontazione, favorendo così le piccole e medie imprese.
Elezioni tedesche e mercato: cosa cambia?
Eppure, secondo Beth Becket, economista di Capital Group, nonostante le sfide interne ed esterne, l’indice DAX ha mostrato una notevole resilienza. É innegabile un’ondata di positività legata al settore azionario. Non ci sono dubbi sul fatto che il processo di deindustrializzazione stia pesando sulle casse dello stato, ma allo stesso tempo le aspettative sugli utili dell’indice Dax per quest’anno sono superiori a quelle di tutti gli altri Paesi europei. Il consenso, infatti, prevede che gli utili per azione cresceranno del 10,5% nel 2025, solo un gradino indietro rispetto al 12,5% previsto per l’S&P 500. Sebbene ciò possa sorprendere molti osservatori, è dovuto in gran parte all’esposizione internazionale significativa di aziende come SAP e Infineon. Il Dax rimane uno degli indici più forti in Europa e anche nel 2024 i rendimenti totali sono aumentati quasi del 30% in valuta locale, tenendo il passo con il cugino americano. Lo stesso non si può dire per l’indice mid-cap (Mdax) e l’indice small-cap (Sdax), che avendo una maggiore esposizione all’economia interna, hanno faticato.
Guardando ai prossimi mesi, “molto dipenderà dall’aritmetica parlamentare post-elettorale, ma sembra probabile che il freno al debito della Germania, che da tempo costituisce un vincolo agli investimenti pubblici, sarà allentato”, suggerisce l’esperta. Aumentare la spesa pubblica per la difesa, l’energia e l’infrastruttura non sarà più solo un’opzione, ma una necessità per stimolare la crescita e rafforzare le infrastrutture strategiche.
Come anticipato, c’è un altro fattore che costringe gli investitori a rimanere sul chi va là, ovvero Trump. La possibile imposizione di dazi del 25% sull’Europa, Germania inclusa, potrebbe danneggiare gli esportatori, ma anche indebolire l’euro, compensando parte dell’impatto. E nonostante molti siano preoccupati per il settore automotive tedesco, e la scarsa performance degli ultimi mesi, il mercato si è mantenuto forte e questa tendenza dovrebbe proseguire anche in futuro. Questo perché il settore, contrariamente a quanto si possa pensare, pesa solo per il 7% nel DAX, contro il 17% del 2014.
Insomma, il governo Merz si troverà a navigare tra politiche fiscali prudenti e la necessità di rilanciare la crescita. Nei prossimi mesi, gli investitori osserveranno con attenzione le prime mosse della nuova amministrazione per valutare se la fiducia iniziale sui mercati è stata ben riposta.
Articolo tratto dal numero di marzo 2025 del magazine We Wealth. Abbonati qui.