La crisi provocata dal Covid19 porterà il nostro rapporto Debito/PIL dal 135% del 2019 al 165% nel 2021 (stime FMI).
Negli ultimi mesi sono state avanzate alcune proposte per cercare di contenere il futuro aumento del debito pubblico
La sottoscrizione dei titoli sarebbe “ovviamente volontaria” non trattandosi di un prestito forzoso.
Savona propone ai risparmiatori di acquistare titoli che non verranno mai rimborsati, ad un rendimento reale attorno allo zero.
Nella sua proposta il Prof. Savona implica che titoli simili, non dovendo essere rimborsati, non costituirebbero un debito della Repubblica consentendo così di diminuire il debito pubblico mentre lo si rifinanzia. Alcuni giornalisti economici (tra cui Paolo Panerai su Milano Finanza il 20 giugno) hanno appoggiato questa proposta.
Secondo Savona i risparmiatori italiani dovrebbero sottoscrivere questi titoli animati dalla stessa solidarietà sociale manifestata durante la crisi del Covid19: qualora non lo facessero si renderebbero responsabili di un inevitabile aumento della imposizione fiscale che ricadrebbe su di loro e sulle generazioni future (Discorso del Prof. Savona, pag. 21 e 22).
Un messaggio inquietante.
Non è la prima volta che si usano argomentazioni di questo tipo, nei tempi di guerra richiamati dal Prof. Savona si erano già usati messaggi simili, come è efficacemente rappresentato da una delle cartoline propagandistiche dell’epoca:
In orizzontale la dicitura evidenziata, per una migliore comprensione del messaggio di allora:
Ed ecco come si compiva il proprio dovere: il messaggio di allora è sostanzialmente identico a quello di Savona oggi, al punto 3: “I titoli del Prestito Nazionale non potranno essere tassati né oggi né in un tempo avvenire. Mentre nessuno può garantirvi che le terre, le case, se il Governo avrà bisogno di denari, non siano tassati assai più di quanto oggi lo siano”
Contestualizzata la proposta del Professore, torniamo ai giorni nostri per analizzarla:
il BTP 2,80% 1 marzo 2067, il più lungo BTP attualmente sul mercato, rende attualmente il 2,50% circa e prevede il rimborso del capitale. Qui sorge il primo dubbio, perché allora sottoscrivere al solo 2% un titolo che neanche rimborserà?
Passiamo ai rischi: un titolo senza scadenza con una cedola così bassa ha una duration elevatissima (circa 40), fattore che lo rende molto sensibile ai movimenti dei tassi di interesse.
Nel medio periodo, usciti dalla crisi, ci si attende un aumento dell’inflazione e conseguentemente dei tassi di interesse: un aumento di soli 125 b.p. nei rendimenti, vuoi per un allargamento dello spread o per un rialzo dei tassi (o entrambe), comporterebbe un dimezzamento del valore del titolo.
Dopo un evento simile, tutt’altro che improbabile, il risparmiatore subirebbe una perdita in conto capitale del 50%, il che è senz’altro nell’interesse dello Stato che potrebbe eventualmente riacquistare il suo debito a metà prezzo per poi annullarlo, ma comporterebbe un indubbio danno per il risparmio privato.
Nel lungo periodo si potrebbe così realizzare un progressivo trasferimento di ricchezza dal risparmio privato allo Stato: il debito pubblico diminuirebbe, ma sarebbero i risparmiatori a rimborsarlo, impoverendosi.
Per un investitore quale sarebbe quindi l’incentivo a sottoscrivere un titolo che paga un rendimento reale vicino a zero ed inferiore a quello di mercato, non rimborserà mai il capitale, è rischioso in termini di prezzo e probabilmente perderà valore (solidarietà e/o intimidazioni a parte)?
Forse l’incentivo è nel beneficio che la “solidarietà” dei risparmiatori italiani porterebbe alle casse dello Stato: Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, ricomprende però i titoli perpetui tra i titoli di debito (European System of Accounts 2010, paragrafo 5.96, sub. F a pag.137), quindi anche le obbligazioni irredimibili proposte dal Prof. Savona contribuirebbero all’aumento del debito pubblico.
Stupisce che il Presidente della Consob sembri ignorarlo. La sua proposta impoverirebbe quindi gli investitori retail senza apportare reali benefici per il Tesoro ed infatti il Responsabile del Debito Pubblico presso il Ministero del Tesoro, Dott. Davide Iacovoni, l’ha immediatamente respinta.
Proviamo ad affrontare diversamente il problema: 1600 miliardi di euro tenuti sui conti correnti a tasso zero sono senz’altro un immenso spreco di risorse per il Paese ed un danno per i risparmiatori che, senza rendersene conto, si impoveriscono perdendo costantemente potere d’acquisto.
Riuscire a far investire tale cifra ad un rendimento del 2% annuo tramite Titoli di Stato “tradizionali”, fondi/ETF o polizze vita che investono in TdS aumenterebbe notevolmente la domanda di titoli del debito pubblico rendendoci meno dipendenti dagli investitori stranieri.
Consentirebbe inoltre di generare circa 32 miliardi di interessi lordi annui per i risparmiatori italiani e 4 miliardi di maggiori introiti fiscali per lo Stato, proteggendo il valore del nostro risparmio e migliorando la sicurezza dei conti pubblici.
Agitare invece inquietanti spauracchi come prestiti irredimibili o aumenti indiscriminati di imposizione fiscale per spingere i risparmiatori italiani ad investire nel nostro debito è quanto meno controproducente: è necessario trovare soluzioni migliori.
Una ipotesi potrebbe essere quella di estendere alla liquidità sui conti correnti la stessa imposta di bollo prevista per gli investimenti finanziari.
Il “rendimento” dei 1600 miliardi parcheggiati sui conti correnti diventerebbe così palesemente negativo anche al risparmiatore più distratto, ma solo dello 0,2%: una penalizzazione concreta, ma non punitiva quanto quella che sarebbe inflitta da un bond “di guerra”.
Tale manovra potrebbe indurre gli italiani ad investire la propria liquidità ottenendo i risultati di cui sopra e generando comunque, in caso contrario, 3,2 miliardi di introiti annui aggiuntivi per le casse dello Stato.
Altre proposte sono senz’altro possibili ed auspicabili.
Per concludere, non si può creare un clima di fiducia nei confronti del debito pubblico italiano e del Paese nel suo complesso con parole che sottintendano una situazione disperata e l’assenza di alternative per gestire l’emergenza, proponendo per di più condizioni capestro.
Si può e si deve fare di meglio che parlare di economia “di guerra” e della necessità di attingere a fondo perduto ai risparmi degli italiani minando così la fiducia degli investitori italiani ed internazionali, in un momento in cui invece la BCE ci assicura tutto il supporto di cui abbiamo bisogno (per ora).
Sarebbe invece saggio approfittare del tempo che ci è dato per studiare ed implementare riforme ed incentivi degni di questo nome.
Personaggi pubblici della levatura del Presidente della Consob potrebbero contribuire con proposte di maggior spessore, per il bene del Paese.
CF
PS: Dopo una opportuna pausa di riflessione, nell’intervento a SkyTG24 del 23 giugno il Prof. Savona ha confermato la sua proposta, ripetendo che per i risparmiatori è meglio sottoscrivere titoli di stato senza rimborso piuttosto che andare incontro a conseguenze ben peggiori.
Siamo ben oltre la Patrimoniale.