La gestione attiva nei fondi d’investimento si sta trasformando per rimanere competitiva in un mercato dominato dalla diffusione di prodotti a basso costo. Le strategie a low tracking error, ad esempio, rappresentano un compromesso tra la gestione attiva tradizionale e gli Etf passivi, offrendo un bilanciamento tra costi contenuti e ricerca di extra-rendimento. A margine di ConsulenTia, ne abbiamo parlato con Gianmarco Castellani, Head of Wholesale BlackRock Italy, per capire come la gestione attiva stia evolvendo.
BlackRock è leader nel mondo degli Etf, qual è la proposizione di valore per la gestione attiva oggi?
Siamo convinti che nella costruzione di un portafoglio sia necessaria sia la componente index che quella attiva. Oltre alla crescita del mercato index, osserviamo innovazioni negli Etf a gestione attiva. Un portafoglio oggi può includere Etf tradizionali, Etf attivi, strategie attive fondamentali e private markets. Il ruolo dell’attivo nei portafogli sta cambiando: cresce la diffusione delle strategie low tracking error nella parte core, esplose negli ultimi due anni. Si tratta di strategie attive Sistematiche con un target di alfa tra 1 e 2% e costi vicini a quelli degli Etf, seppur leggermente superiori. All’estremo opposto troviamo strategie high conviction fondamentali, che spaziano dall’unconstrained fixed income al global equity con 20-30 titoli o strategie di nicchia. Queste strategie, con poche posizioni mirate, devono giustificare i costi attraverso una chiara generazione di alfa.
Alcune osservazioni tecniche sui mercati sembrano suggerire che è sempre più dura riuscirci, anche per la forte concentrazione delle performance nel recente passato…
Negli ultimi anni, molte strategie attive non hanno prodotto alfa in modo costante, favorendo così la crescita dell’index e delle strategie low tracking error, più vicine a un approccio indicizzato. Se le strategie attive torneranno a generare alfa, assisteremo a un ritorno di flussi, ma oggi la distinzione tra index e attivo è meno netta. L’aspetto cruciale è la costruzione del portafoglio più che il singolo prodotto. L’approccio deve essere di whole-portfolio, ovvero una strategia complessiva che ottimizzi rischio e rendimento per il cliente. Per ridurre il rischio di concentrazione su poche aziende, è utile inserire componenti difensive e strategie cross-asset class. Ad esempio, strategie income e investimenti in titoli governativi possono fornire un cuscinetto contro la volatilità. L’approccio income oggi è centrale, sia nella parte obbligazionaria, ad esempio tramite Etf a gestione attiva per il cash nel portafoglio , sia nell’azionario, privilegiando titoli con solidi dividendi. Le aziende con una forte generazione di utili garantiscono maggiore resilienza nei periodi di incertezza.
Il classico fondo azionario che punta a battere l’S&P 500 perderà progressivamente rilevanza?
Non del tutto. Se un fondo genera alfa in modo costante, avrà spazio. Tuttavia, i fondi azionari attivi US che battono l’indice nel lungo periodo sono pochi. In segmenti con minore dispersione direndimenti , dove trovare un gestore attivo capace di generare alfa costante è più difficile, si tende a preferire strategie a basso tracking error o direttamente l’Etf.
Dal punto di vista della consulenza finanziaria, quale apertura o scetticismo c’è nei confronti di questo nuovo approccio alla gestione attiva?
I modelli di consulenza stanno evolvendo e l’uso degli Etf è in crescita. Tuttavia, il sistema distributivo è ancora fortemente legato alle logiche di retrocessioni, che favoriscono i fondi a gestione attiva. Nonostante questo, l’adozione degli Etf nei portafogli sta aumentando sensibilmente sia nelle gestioni patrimoniali che nei modelli di consulenza fee-based . L’assenza di un divieto sulle retrocessioni in Italia sta rallentando questo processo. Nei paesi in cui è stato introdotto, come Svizzera e Uk, l’uso degli Etf è aumentato in modo significativo, così come la diffusione di gestioni patrimoniali che li impiegano.
BlackRock è favorevole a una transizione verso modelli fee-based?
Abbiamo una offerta per tutti i modelli distributivi, sia rebate-based che fee-based. Tuttavia, riteniamo che nel lungo periodo i modelli fee-based vedranno un’accelerazione della crescita e, poiché mettono il cliente al centro, indipendentemente dal sottostante scelto. Questa transizione, però, è più lenta del previsto. Le reti distributive puntano a centralizzare la gestione degli investimenti per migliorarne efficienza e scalabilità, con segmentazioni più mirate della clientela. Il modello si sta comunque evolvendo: sempre più clienti richiedono soluzioni basate su Etf, soprattutto attraverso le piattaforme digitali.
Una delle vostre specificità è l’uso dell’intelligenza artificiale anche nella costruzione dei fondi attivi…
L’adozione del machine learning e dei sistemi di intelligenza artificiale all’interno dei processi di investimento è ancora limitata in Europa, ma cresce rapidamente. Le strategie sistematiche, con un basso target di alfa e costi ridotti, stanno riempiendo uno spazio intermedio tra index e gestione attiva tradizionale. Queste strategie, a basso tracking error rispetto al benchmark di riferimento, stanno crescendo, soprattutto nella componente core dei portafogli global equity e US equity. Il loro vantaggio è rappresentato da un basso rischio e alfa ricorrente, un processo di investimento scalabile, rendendole appetibili sia per gestori istituzionali che per consulenti finanziari.