Quando bellezza vuol dire “fondazione”
Donazioni, prestiti a lungo termine, cessioni a prezzi di favore sono gli strumenti che possono agevolare la condivisione dell’arte privata attraverso le istituzioni museali. In alcuni casi si può arrivare fino alla costituzione di veri e propri musei privati. Come a esempio, per la Fondazione Luigi Rovati che ha dato vita al museo d’arte in Corso Venezia a Milano in cui ha trovato posto la collezione archeologica e etrusca di famiglia in dialogo con opere di arte moderna e contemporanea. In questo caso è stato lo spazio a innescare l’esposizione pubblica della raccolta e non viceversa nelle parole del presidente della fondazione Giovanna Forlanelli Rovati, fondazione da lei costituita insieme al marito Lucio Rovati e alla figlia Lucrezia.
La famiglia, proveniente dal mondo dell’imprenditoria farmaceutica, è una famiglia di collezionisti in cui convivono tre collezioni: quella di arte classica, quella di arte contemporanea e quella civiltà etrusca. Dopo l’acquisto di una importante raccolta privata in Svizzera ci si è posti il tema di come inserirsi nell’offerta culturale di Milano in modo sinergico e complementare. E così gli interlocutori principali sono diventate le istituzioni a partire dal Comune di Milano, con il quale è stata avviata una convenzione grazie alla quale il museo, anche se privato, rientra a pieno titolo all’interno del circuito dei musei civici di Milano, e poi con il MiBACT e con la Soprintendenza. Il progetto oggi è diventato una realtà unica nel suo genere, per le opere e i reperti in esposizione provenienti anche da prestiti da istituzioni italiane estere, e persegue l’obiettivo dei fondatori di generare conoscenza, creatività e valore di utilità sociale senza scopo di lucro.
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La collezione di Villa Panza
Nella maggior parte dei casi però il rapporto tra le collezioni private e i musei si snoda attraverso le donazioni. La collezione Panza, costituita da oltre 150 opere d’arte del XX secolo di artisti americani inserite all’interno dell’omonima villa settecentesca situata sul colle di Biumo a Varese, è stata donata al FAI da Giuseppe e Giovanna Panza di Biumo nel 1996. Francesca Guicciardi cura l’archiviazione e la valorizzazione della collezione e racconta la storia di questa raccolta che in realtà è una storia d’amore della coppia di collezionisti e che dopo varie ricerche ha trovato nella collaborazione con il museo Guggenheim di New York e il Fondo per l’ambiente italiano l’assetto ideale per la divulgazione della conoscenza degli artisti in collezione.
FAI Fondo per l’Ambiente Italiano, Villa e Collezione Panza Varese. Villa, primo piano, salotto. Opere di Ruth Ann Fredenthal e arte primitiva africana e messicana. Photo Alessandro Zambianchi, Milano
La collezione Mattioli
Un altro nucleo di ottanta opere è stato invece acquistato nel 1984 dal museo MOCA di Los Angeles mentre altre trecento opere sono state cedute al Guggenheim di New York (alla metà del valore stimato) e altrettante sono state donate e concesse in prestito di lungo periodo sempre alla medesima istituzione.
Nel caso della collezione Gianni Mattioli invece lo strumento utilizzato per la condivisione pubblica delle opere è stato il prestito a lungo termine attraverso un comodato a favore del Museo del Novecento di Milano presso il quale sono in esposizione 26 capolavori nella Galleria del Futurismo e negli spazi dedicati a Mario Sironi e Giorgio Morandi. Con il prestito, racconta Giacomo Rossi nipote di Gianni Mattioli, si è voluta valorizzare e rendere pubblica la fruizione della Collezione Mattioli.
Da Armando Testa a Gemma De Angelis
Un segno di continuità con l’intento educativo e sociale del nonno che già negli anni Settanta aveva aperto al pubblico uno spazio espositivo in via Senato con la sua raccolta di capolavori di arte del Novecento realizzata negli anni Trenta. Anche in questo caso l’acquisizione di un’altra collezione, la collezione Feroldi, acquisita nel 1949 da Gianni Mattioli ha reso urgente la necessità di dare una collocazione di ampio respiro alla raccolta in modo da renderla fruibile al grande pubblico.
E a sua volta, la stessa associazione ACACIA organizzatrice dell’evento sotto la guida di Gemma De Angelis Testa, ha donato nel 2015 la propria collezione di arte contemporanea al Museo del Novecento di Milano.