“In base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della Bce abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo”, si legge in un passaggio del comunicato che aumenta le probabilità che quello di oggi sia l’ultimo rialzo effettuato dalla Bce
Al termine di una riunione che si preannunciava molto divisa all’interno del board, la Bce ha deciso di proseguire con la linea dura e ha innalzato ulteriormente i tassi d’interesse di 25 punti base. Non si trattava di una decisione scontata alla vigilia, con i mercati leggermente più propensi all’ipotesi di una pausa e gli analisti divisi su quelle che sarebbero state le decisioni del Consiglio direttivo. Alla fine, hanno avuto la meglio le considerazioni sui progressi ancora insufficienti sul fronte dell’inflazione, nonostante i crescenti segnali di raffreddamento dell’economia dell’Eurozona, in particolare in Germania.
Il board, però, ha lasciato intendere che questo potrebbe essere l’ultimo rialzo dei tassi:
“In base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della Bce abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale a un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo”, si legge in un passaggio cruciale della nota, “le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario”.
Continuerà, comunque, “l’approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”.
“Alcuni membri avrebbero preferito aspettare”, ha ammesso la presidente Christine Lagarde durante la conferenza, “ma una solida maggioranza ha votato per le decisioni di oggi. Non voglio alimentare una visione antagonistica”.
Secondo il chief global strategist di Intermonte, Antonio Cesarano, si è trattato “di un rialzo da falchi con un messaggio esplicito da colomba… che consente agli operatori di ribilanciare il peso attribuito al focus sui fattori macro, aumentano quello del rallentamento della crescita a svantaggio dell’inflazione. Il tutto si sintetizza con uno scenario che il rialzo di oggi sia anche l’ultimo del lungo ciclo Bce.“
La reazione immediata del mercato, nonostante il rialzo dei tassi, sembra più focalizzata su quest’ultima parte del messaggio, per la quale il ciclo di rialzi sarebbe concluso: l’euro ha perso lo 0,58% sul dollaro nei minuti successivi alla pubblicazione del comunicato, a quota 1,067.
Il rendimento del Btp decennale è sceso di 10 punti base, contribuendo a contenre lo spread sul bund a quota 153,58 punti base.
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“Le proiezioni macroeconomiche di settembre formulate per l’area dell’euro dagli esperti della Bce indicano un tasso di inflazione pari in media al 5,6% nel 2023, al 3,2% nel 2024 e al 2,1% nel 2025, per effetto di una revisione al rialzo per il 2023 e il 2024 e al ribasso per il 2025“, si legge nella nota. “Le pressioni di fondo sui prezzi restano elevate, sebbene la maggior parte degli indicatori abbia iniziato a ridursi”, ha proseguito il board, “gli esperti della Bce hanno lievemente rivisto al ribasso le proiezioni dell’inflazione al netto della componente energetica e alimentare, che si collocherebbe in media al 5,1% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,2% nel 2025”.
Considerando gli effetti della politica monetaria restrittiva “sulla domanda interna e dell’indebolimento del contesto del commercio internazionale, gli esperti della Bce hanno rivisto significativamente al ribasso le proiezioni per la crescita economica, che si porterebbe nell’area dell’euro allo 0,7% nel 2023, all’1,0% nel 2024 e all’1,5% nel 2025″.