- La Banca centrale europea ha portato il tasso sui depositi, quello di riferimento, dal 2,50% al 2,25%
- Lagarde (Bce): “Il processo disinflazionistico è ben avviato. L’andamento dell’inflazione ha continuato a rispecchiare le attese dei nostri esperti”
La nuova sforbiciata ai tassi di interesse, come ampiamente previsto, è arrivata. La Banca centrale europea ha ridotto il costo ufficiale del credito di 25 punti base, portando il tasso sui depositi dal 2,50% al 2,25%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali dal 2,65% al 2,40% e quello sui prestiti marginali dal 2,90% al 2,65%. Una decisione, quella del Consiglio direttivo, che “scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”, spiega la presidente della Bce, Christine Lagarde.
Lagarde: “Processo disinflazionistico ben avviato”
“Il processo disinflazionistico è ben avviato. L’andamento dell’inflazione ha continuato a rispecchiare le attese dei nostri esperti”, prosegue la numero uno dell’Eurotower. Nel mese di marzo sono infatti calate sia l’inflazione complessiva sia quella di fondo e anche l’inflazione dei servizi si è marcatamente attenuata negli ultimi mesi. “Le misure dell’inflazione di fondo suggeriscono perlopiù che l’inflazione si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo del 2% a medio termine perseguito dal Consiglio direttivo”, sostiene Lagarde, evidenziando come la dinamica delle retribuzioni si stia moderando e i profitti stiano “parzialmente assorbendo l’impatto sull’inflazione di una crescita salariale tuttora elevata”.
Bce: il focus sui dazi e l’incertezza che li circonda
Secondo la presidente della Bce, l’economia dell’area euro “ha acquisito una certa capacità di tenuta agli shock mondiali”, ma le prospettive di espansione “si sono deteriorate” in scia alla guerra dei dazi avviata da Donald Trump a meno di due mesi dal suo insediamento alla Casa Bianca. “È probabile che la maggiore incertezza riduca la fiducia di famiglie e imprese e che la risposta avversa e volatile dei mercati alle tensioni commerciali determini un inasprimento delle condizioni di finanziamento”, avverte Lagarde, lanciando uno sguardo anche alle incertezze innescate dal conflitto russo-ucraino e da quello in Medio Oriente.
Per Lale Akoner, global market analyst di eToro, a sorprendere è stato soprattutto il fatto che la Bce abbia cambiato il modo di descrivere la sua politica: non più “restrittiva”, ma neppure “neutrale”. L’analista sostiene che questo approccio suggerisce che la banca centrale potrebbe proseguire lungo la traiettoria di tagli ai tassi di interesse, in un contesto di tensioni commerciali come quello attuale. “Vista la mancanza di certezze, è probabile che la Bce adotti un approccio più dipendente dai dati, simile alla posizione della Federal Reserve”, afferma Akoner. “Ci sono infatti forze contrastanti in gioco: se i dazi rappresentano un rischio negativo per la crescita, l’aumento della spesa europea per la difesa e le infrastrutture potrebbe fornire una certa compensazione”, dice l’analista.
Ubs gwm: verso un altro taglio dei tassi a giugno
Se intorno alla sforbiciata annunciata nella riunione odierna ruotavano pochi dubbi, il futuro resta insomma più incerto. Ubs global wealth management prevede un altro taglio dei tassi a giugno, con la possibilità di un ulteriore allentamento nel corso dell’anno a seconda dell’andamento dei negoziati commerciali. “Nella seconda metà dell’anno prevediamo che la maggior parte delle banche centrali adotterà un orientamento più accomodante, poiché le tensioni commerciali continuano a pesare sulla crescita globale e, al di fuori degli Stati Uniti, sull’inflazione”, dichiara Dean Turner, chief eurozone economist di Ubs gwm.
L’effetto (potenziale) dei dazi sull’euro-dollaro
“Ciononostante, le notizie sui dazi dovrebbero migliorare gradualmente da questo punto in poi, il che dovrebbe fornire un certo sollievo al dollaro statunitense e limitare ulteriori rialzi della moneta unica rispetto ai livelli attuali”, continua Turner. “Prevediamo che il cambio euro/dollaro si attesterà nella fascia 1,10-1,15 per il resto dell’anno”, conclude l’esperto.