Le previsioni indicano un utile in calo in media del 13% nell’ultimo trimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per sei big Usa: Bank of America, Citigroup, JpMorgan Chase, Wells Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley
Gli analisti di Bloomberg stimano che solo BofA, Citi, JpMorgan e Wells Fargo registreranno Npl in crescita negli ultimi tre mesi dello scorso anno a 24,4 miliardi di dollari, ovvero quasi 6 miliardi in più dalla fine del 2022
Parte il conto alla rovescia per le trimestrali delle banche a stelle e strisce. Bank of America, Citigroup, JpMorgan Chase e Wells Fargo apriranno le danze il 12 gennaio, seguite da Goldman Sachs e Morgan Stanley martedì 16. Atteso un aumento dei crediti deteriorati che, secondo un’analisi del Financial Times, rischia di compromettere il crescente ottimismo degli investitori sulle prospettive delle big. Gli analisti di Bloomberg stimano che solo BofA, Citi, JpMorgan e Wells Fargo registreranno Npl (Non-performing loans) in crescita negli ultimi tre mesi del 2023 a 24,4 miliardi di dollari, ovvero quasi 6 miliardi in più dalla fine del 2022.
La zavorra di Npl potrebbe impattare negativamente sugli utili, che si ritiene risentiranno anche dell’impatto persistente dell’aumento dei tassi di interesse. Inoltre, lo scorso dicembre, alcune grandi banche hanno dichiarato di aver previsto un onere una tantum entro la fine dell’anno per pagare una “tassa speciale” per recuperare i 18,5 miliardi di dollari costati al fondo in scia ai fallimenti della Silicon Valley Bank e della Signature Bank la scorsa primavera. Senza dimenticare poi le ondate di licenziamenti che hanno travolto e rischiano ancora di travolgere i banchieri di Wall Street, nel tentativo dei colossi del credito di contrarre i costi. Citigroup sta portando avanti un piano pluriennale di riduzione dei costi e accuserà una serie di oneri legati proprio ai tagli al personale. Wells Fargo ha annunciato a sua volta accantonamenti per 1 miliardo di dollari per sostenere le spese di licenziamento.
Banche Usa: utili in calo del -13%
Complessivamente, le previsioni indicano un utile in calo in media del 13% nell’ultimo trimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per le sei maggiori banche statunitensi (incluse quindi Goldman Sachs e Morgan Stanley). Un’attesa che sembrerebbe non aver condizionato gli investitori, almeno per ora. I titoli bancari sono saliti infatti del 20% dalla fine di ottobre, secondo l’indice KBW Nasdaq Bank, complici anche le ultime mosse della Federal Reserve. “Le banche sono molto influenzate dai tassi di interesse”, ha dichiarato al FT Matt Anderson, analista di Trepp. “E gli investitori hanno una visione ottimistica dell’andamento dell’economia nel 2024”, aggiunge Anderson. Stando al quotidiano economico-finanziario britannico però, anche se le pressioni sui tassi di interesse si stanno attenuando, un aumento delle sofferenze potrebbe continuare a frenare i profitti delle banche. L’attuale livello di Npl è ancora inferiore al picco di 30 miliardi di dollari raggiunto durante la crisi pandemica. Nel terzo trimestre alcuni istituti hanno ridotto l’ammontare dei fondi accantonati per i futuri crediti inesigibili e si stima che abbiano continuato a ridurli nell’ultima parte dell’anno. Ma un aumento inaspettato potrebbe rappresentare un campanello d’allarme per chi investe.
La banca italiana più solida? Credem
Diverso lo scenario delle banche italiane, che hanno archiviato un 2023 d’oro, anche in Borsa. Lo scorso 19 dicembre il ramo di vigilanza della Bce che analizza la solidità dei più grandi istituti di credito europei ha aggiornato tra l’altro le sue valutazioni mostrando una buona capacità di tenuta del settore. In Italia e in Europa la prima banca per solidità è Credem, il cui P2r (o Pillar 2 requirement, requisito patrimoniale specifico per singola banca che si applica in aggiunta al requisito patrimoniale minimo, di primo pilastro, nei casi in cui quest’ultimo sottostima o non copre alcuni rischi, ndr) si è mantenuto all’1%. Seguono, per il Belpaese, Banca Mediolanum e Intesa Sanpaolo poco sopra (1,5%). Sul versante opposto Iccrea (2,53%), Mps (2,75%) e Banca Popolare di Sondrio (2,79%).