Investimenti in aumento, ma anche prudenza e realismo stanno accompagnando le banche a una sempre maggiore implementazione dell’intelligenza artificiale, compresa la più recente AI generativa che il mondo ha imparato a conoscere con ChatGpt. Questo è il filo conduttore del Banking Summit 2024 organizzato il 25-26 settembre dall’Innovation Group a Baveno, di fronte a un lago Maggiore immerso nella nebbia.
In questa fase, più che distruggere lavoro, l’intelligenza artificiale sta alimentando robuste assunzioni: “Abbiamo concluso l’inserimento di 2.000 persone specializzate in tecnologia, fra cui 800 sviluppatori di software”, ha raccontato Pierluigi Dialuce, Group Head of People Management & Change di Intesa Sanpaolo. Per la maggiore banca italiana, una parte dello sviluppo coinvolge proprio l’intelligenza artificiale, attraverso la costruzione di un personale dedicato: saranno 300 entro fine anno le risorse specializzate in AI impiegate nel gruppo Intesa.
Attorno all’intelligenza artificiale, ha affermato Valentina Frezza, Head of Human Resources di Banca Generali, i temi fondamentali sono le competenze e la cultura – che è “la base”. Banca Generali sta “facendo formazione, training tecnico” su tutto il personale e ha definito per ogni struttura dei veri e propri “ambassador”, ossia figure che supportano le ricerche per nuovi casi d’uso dell’AI.
Anche Banco BPM si è mossa negli investimenti sull’AI, con 600 milioni di investimenti previsti in tre anni dal nuovo piano industriale: questo equivale a un incremento di 100 milioni rispetto al triennio precedente, di cui 25 milioni saranno dedicati all’intelligenza artificiale, ha dichiarato Adolfo Pellegrino, Chief Innovation Officer di Banco BPM.
I casi d’uso in pipeline sono “circa una trentina”, di cui circa dieci supportati dall’AI generativa. “Sono diversi anni che utilizziamo l’AI predittiva, l’unica che ha dato finora risultati tangibili”, mentre quella generativa è ancora in fase di esplorazione in questo senso. “Continueremo a investire in deep e machine learning”, in applicazioni come la profilazione del cliente e modelli di churn. E l’AI generativa? Per il momento il suo campo applicativo è legato alla produttività nel back office, ma anche in ambito HR.
Il rischio è che l’elaborazione di casi d’uso ben funzionanti possa far guadagnare le banche, rendendo meno necessarie alcune funzioni attualmente svolte da dipendenti in carne ed ossa. Sulle posizioni più legate alla relazione umana, come il consulente finanziario, questo esito è molto meno scontato. I modelli di linguaggio come ChatGpt, “sono strumenti eccezionali quando dobbiamo fare una conversazione con un cliente o altro interlocutore e possono essere strumenti straordinari per il consolidamento della relazione”, ha affermato Demetrio Migliorati, Head of Innovation di Banca Mediolanum, ma il fatto che una persona comune oggi possa avere accesso a un sofisticato strumento di analisi produce “l’illusione di poter avere in sé tutta la capacità relazionale e questo non è vero”.
Qualcosa nella struttura interna del lavoro delle banche, comunque, cambierà. Ma di licenziare, per ora, non parla nessuno. “Intesa Sanpaolo è il primo datore di lavoro privato in Italia”, ha dichiarato Dialuce, “nessuno ha intenzione di dire un giorno che manderà a casa 20mila persone per fare efficienza”.
Dal palco, poi, è arrivato anche un messaggio alla politica europea. “L’Ue e gli Usa hanno avuto un approccio diverso rispetto all’AI”, ha sottolineato Massimo Proverbio, Chief IT Digital and Innovation Officer di Intesa Sanpaolo. “Biden ha detto ai leader del settore ‘prima o poi vi regolo’, quindi comportatevi bene. In Europa è tutto molto più normato, ma se l’Ue vuole essere competitiva, non si deve procedere in modo restrittivo, con regole che possono bloccare l’uso dell’AI: in alcuni casi di utilizzo è sacrosanto, in altri, forse, eccessivo”.