C’era una volta l’epoca in cui si comprava il prosciutto dal salumiere, il pane dal panettiere e la carne dal macellaio. Ora, la spesa si fa tutta al supermercato, ma in pochi giurerebbero di farlo perché i prodotti sono migliori: a fare la differenza è la comodità di potersi recare in un unico punto vendita.
In ambito finanziario, è accaduto qualcosa di simile: assicurazioni storiche hanno aperto la propria banca (Allianz Bank, Zurich Bank, Banca Generali) e banche si sono costruite la propria compagnia assicurativa (o se la sono comprata). I clienti, in misura sempre maggiore, acquistano prodotti assicurativi o servizi bancari da realtà che in origine erano specializzate negli uni, o negli altri. Anche in questo caso, però, non è la qualità del prodotto offerto a guidare la scelta del cliente.
Una nuova ricerca di EY ha evidenziato che, fra i potenziali clienti assicurativi delle banche, solo una minoranza ritiene le polizze sottoscritte “ottime” (14%) o l’assistenza “molto preparata in materia” (12%). La prima ragione per scegliere la banca come interlocutore assicurativo è la comodità di “gestire tutti i prodotti con un interlocutore unico” (34%).
Chiaramente, le possibilità di vendita incrociata offrono alle banche interessanti opportunità di incrementare la redditività, proponendo polizze di compagnie convenzionate o interne al loro gruppo.
Tra gli intervistati (un campione rappresentativo della popolazione italiana di oltre 1.000 individui sondato tramite metodologia CAWI nell’ultimo quadrimestre del 2024), coloro che hanno già acquistato una polizza in banca segnalano che, tra i difetti più comuni, vi è un’offerta poco estesa di prodotti. Questo è il fattore giudicato con minor soddisfazione (voto medio 6,8 su 10), a pari merito con la competitività del prezzo.
Non è raro, infatti, che proposte come l’assicurazione vita sul mutuo siano accompagnate da tassi scontati, a patto di sottoscrivere polizze “di casa”, non sempre a prezzi competitivi. Lo aveva già sottolineato in passato anche l’autorità di vigilanza europea sulle assicurazioni, Eiopa.
In apparente contrasto, lo stesso campione, pur dichiarandosi poco soddisfatto dei costi, afferma in maggioranza (28%) di aver sottoscritto la polizza perché ritenuta “a un prezzo vantaggioso”. D’altronde, il costo dei premi è cruciale, essendo la ragione principale per cui gli italiani decidono di non assicurarsi (59%), seguita da un severo giudizio sul rapporto qualità-prezzo e dalla paura di incappare in clausole di esclusione troppo restrittive (36%).
A polarizzare ulteriormente le valutazioni dei bancassicurati è la scarsa velocità nella liquidazione in caso di sinistro, un aspetto giudicato insufficiente da oltre un intervistato su quattro.
Che cosa è piaciuto, invece, ai bancassicurati? Come prevedibile, la facilità di sottoscrizione (voto medio 7,3), seguita da serietà e qualità della consulenza ricevuta (7,1).
Assicurarsi con la compagnia, resta una scelta più familiare
Ma gli italiani pensano ancora che la carne sia più buona dal macellaio o, fuor di metafora, che le compagnie assicurative siano imbattibili nel loro ambito?
A giudicare dal rapporto EY, le compagnie vincono ancora su tutta la linea, tranne che per due aspetti: attenzione al cliente e serietà – ma è quasi un 50/50. Per il resto, che si tratti di prezzo, velocità di liquidazione, varietà di offerta o, soprattutto, assistenza in caso di sinistro, le compagnie assicurative sembrano percepite come più competitive delle banche nel loro campo di specializzazione.
Il discorso cambia sensibilmente quando si parla di polizze legate alla pianificazione finanziaria piuttosto che alla pura copertura dei rischi. Il 38% degli italiani è aperto a comprare in banca polizze da investimento, mentre la percentuale scende al 30% per Rc Auto o polizze salute. Anche le polizze vita temporanee caso morte, molto diffuse nella vendita incrociata durante la negoziazione del mutuo, sono prese in considerazione, nel canale bancario, solo dal 31% degli italiani.
Parte della diffidenza degli italiani verso la bancassicurazione si può spiegare anche con la limitata conoscenza di questo canale di distribuzione: il 37% degli italiani non ne ha mai sentito parlare, mentre un altro 28% ne ha una conoscenza superficiale.
Questo aspetto rappresenta sicuramente un’opportunità promettente per il settore bancario, che ha ampio margine per accreditarsi come un comodo interlocutore assicurativo.
Per i consumatori, invece, è sempre utile non generalizzare troppo. La cartina di tornasole sulla qualità dei servizi si può ricavare dall’incidenza dei reclami, periodicamente pubblicata dall’Ivass: un numero elevato di reclami rispetto alle polizze emesse non è mai un buon segno di soddisfazione. E nel”club” dei poco amati si trovano compagnie di ogni tipo.