Il 2020 ha offerto moltissimi spunti per i mercati, in parte scardinando le certezze su cui gli asset manager hanno poggiato per anni la loro impostazione di portafoglio. Cosa aspettarsi per il futuro in tema di asset allocation?
Secondo Pio Benetti, cio discretionary portfolio management di Kairos, nel mare dell’incertezza si possono intravedere dei porti sicuri soprattutto se si cerca sull’orizzonte più lontano. Nel breve invece una prima scialuppa di salvataggio è fornita agli investitori dal combinato di governi e banche centrali. “Quando c’è abbondanza di liquidità, che non viene assorbita dal ciclo economico, si crea un contesto particolarmente favorevole per la crescita dei mercati”, afferma Benetti, che tuttavia mette in guardia su un altro tema. “Sempre più spesso si verificano choc violenti e compressi nel tempo, all’interno di un trend positivo”, ricorda l’esperto, sottolineando come l’attività di market timing diventi difficile, anche alla luce di flussi governati, nel breve, dagli algoritmi che enfatizzano i movimenti al rialzo e al ribasso. Altro aspetto caratterizzante i mercati di oggi è il venire meno della correlazione negativa tra equity e bond, su cui per decenni si à basata la costruzione di portafoglio. Il che impone agli asset manager di passare da un approccio statico a uno dinamico, rivedendo il concetto di diversificazione. “Comprare titoli di stato dei paesi core a lunga scadenza ed essere sovraesposti sull’azionario a titoli growth e Faang, vuol dire quadruplicare la stessa scommessa. Nel giorno in cui i tassi dovessero risalire mi troverei in grossa difficoltà” continua Benetti. Come diversificare allora? Secondo Benetti l’unico modo per ridurre il rischio di portafoglio è avere un orizzonte d’investimento a lungo termine e prendere posizione sui temi che plasmeranno il mondo di domani. Anche a patto di accettare una volatilità più alta nell’immediato. Il riferimento è ai megatrend: “Esg, cambiamento climatico, nuovi modelli di consumo dei millennial, digitalizzazione, biotecnologie sono temi strutturali che vanno allocati stabilmente in portafoglio”. Un megatrend geografico potrebbe essere considerata la Cina, con alcune avvertenze. Se da una parte, l’economia cinese è in grande crescita e i mercati sono poco affollati, dall’altra rimane sempre la componente di rischio di mercati poco liberi. Infine quali sono le opportunità che si prospettano nel breve secondo Benetti? Innanzitutto c’è una certezza, ma in negativo: se si vuole essere sicuri di perdere dei soldi si deve investire nei titoli governativi core. Rimanendo nel mondo del credito, invece, interessanti potrebbero essere i titoli high yield, a patto di mantenere una posizione ad alta liquidabilità. Se da una parte infatti gli spread sono interessanti, dall’altra il tasso di default potrebbe essere in salita nei prossimi mesi. Sulla parte azionaria di portafoglio ci potrebbe essere invece una grande opportunità in termini di rotazione, con i titoli value che recupereranno terreno nei confronti dei titoli growth. Operazione che comunque rimane più tattica che strategica: i temi di crescita sono legati a trasformazioni epocali, che – conclude Benetti – sono appena cominciate.
Borse in rotazione verso i settori ciclici
Le prospettive sull’azionario per il 2021 rimangono buone. Secondo Alessandro Parravicini, strategic advisor di Swan asset management, i motivi per credere a un mercato al rialzo, soprattutto nella prima metà dell’anno, sono molti. Innanzitutto gli annunci dei vaccini congiuntamente agli stimoli fiscali e monetari supporteranno la ripresa a pieno regime delle attività. Inoltre un segnale incoraggiante che fa sperare nel sereno sono le ultime trimestrali, i cui dati mostrano aziende più resilienti del previsto. Le valutazioni molto alte, secondo Parravicini, in un contesto di tassi bassi non devono sollevare troppe preoccupazioni per gli investitori. Come impostare la parte azionaria di portafoglio? Da un punto di vista settoriale si potrebbe dire che la regola aurea sia “investire dove non hai investito nel 2020”. Se i titoli tech, e più in generale del cosiddetto “stay at home”, sono stati i protagonisti dell’anno appena passato, il 2021 potrebbe essere l’anno della rivincita dei titoli ciclici. Tra tutti, i settori del turismo e dei viaggi, scesi all’inferno in questi mesi, potrebbero conoscere i rialzi più sostenuti. Anche i titoli dell’automotive, industriali, materie prime e finanziari potranno dare soddisfazioni. La rotazione di portafoglio potrebbe penalizzare invece i titoli tech, del beverage e dell’healtcare. Sull’energy rimane un punto interrogativo: favorito dalla ripresa dell’attività e penalizzato dal trend secolare di minore consumo dei combustibili fossili. Da un punto di vista geografico il 2021 sarà l’anno dei mercati emergenti, avvantaggiati da un dollaro debole e una retorica americana meno dura nei confronti della Cina rispetto all’amministrazione Trump. Anche l’Europa potrebbe fare bene avendo un portafoglio sbilanciato verso l’export, ma di contro un euro forte potrebbe mitigare questo andamento. La rotazione settoriale poi favorirebbe in particolare i listini italiani. Infine gli Stati Uniti continueranno a sorprendere in positivo, meno gravati dall’incertezza delle elezioni e degli stimoli fiscali.
Il dollaro debole favorisce euro e divise emergenti
Avere una esposizione valutaria eterogenea è fondamentale per diversificare e difendersi dall’effetto cambio in un contesto molto dinamico come è stato il 2020 e come sarà il 2021. Quali potrebbero essere le valute migliori per fare hedging? Secondo Vincenzo Longo, premium client manager di Ig, il mercato valutario offre delle opportunità in- teressanti sulla scia di quanto accaduto quest’anno. Il cambio euro dollaro da 1,08 è arrivato a 1,20 facendo perdere moltissimo a chi deteneva asset in valuta Usa. Il deprezzamento del biglietto verde continuerà per due motivi: la politica espansiva promessa da Biden e la convenienza di una moneta debole. Se è vero che in questo momento a nessun paese conviene avere una valuta forte, in quanto non incentiva le esportazioni, tra Stati Uniti ed Europa sono sempre i primi a detenere la potenza maggiore per imprimere una direzione al cambio. Per gli investitori dunque la scommessa vincente potrebbe essere l’euro, il cui apprezzamento sarà favorito dall’intensificarsi nei prossimi mesi del Recovery fund, che comporterà una spinta decisa alla ripresa economica. Secondo Longo dunque c’è da aspettarsi per il 2021 che il cross euro dollaro si mantenga stabilmente in area 1,20 e che si possa spingere fino a 1,25.
Anche le valute emergenti, tra tutte lo yuan cinese, possono offrire una dinamica di apprezzamento interessante per gli investitori. Già in questa ultima parte dell’anno si è assistito a un recupero molto positivo delle obbligazioni dei Paesi emergenti in valuta locale. Tassi più alti rispetto a quelli dei Paesi sviluppati potrebbero favorire infatti afflussi di capitale e dunque una moneta più forte. Anche qualora le banche centrali dovessero tagliare i tassi e optare per una politica accomodante un sostegno ai corsi lo si avrebbe da una più accentuata ripresa economica. Infine, secondo Longo, seppur il destino della sterlina dipenda dall’accordo che si troverà, le attese rimangono ribassiste.
Obbligazioni cinesi e “linkers” per un paniere equilibrato
Tra la correlazione positiva tra equity e bond e i tassi bassi, il 2020 è stato un anno difficile per il comparto obbligazionario, che tuttavia ha dato segnali di ripresa nella seconda parte dell’anno. Come potrebbe essere strutturata la parte a reddito fisso del portafoglio per il 2021? Secondo Martino Rinaldi, responsabile gestione collettive di Cassa Lombarda, ci deve essere un giusto mix tra strumenti che possono generare un buon carry e altri con funzione invece più di hedging. Corporate high yield e debito emergente sono sicuramente da annoverare tra i primi, siano essi in hard o in local currency. In questi segmenti le obbligazioni high yield BB e le obbligazioni cinesi sono le più promettenti. Rendimenti ancora più sostenuti, a patto di accettare un rischio più alto, possono essere offerti poi da strumenti più illiquidi come le subordinate finanziare, gli ibridi corporate, i coco bond e le obbligazioni convertibili bond like, soprattutto europei, che appaiono in leggero ritardo. Analogamente alla parte azionaria inoltre la rotazione potrà favorire i settori dell’old economy molto sofferenti quest’anno ma che potranno avere più spinta con la ripresa economica.
Con riferimento invece alla parte più difensiva un portafoglio ben diversificato potrebbe avere una quota investita in Treasury americani aperti al rischio di cambio e obbligazioni inflation linked, i quali a prezzi convenienti possono coprire rispettivamente dal rischio di un dollaro forte e da un possibile ritorno dell’inflazione. Per quanto riguarda invece le obbligazioni governative, i titoli core investment grade possono essere interessanti per la loro liquidità, mentre quelli più periferici seppur abbiano un downside risk più basso, per via del sostegno delle banche centrali, scontano una possibilità di rialzo altrettanto limitata. Infine i titoli emergenti più appetibili sono quelli cinesi, che generano un buon rendimento al netto di una ripresa sostenuta e un possibile ulteriore apprezzamento dello yuan.
L’oro tiene, faro sull’argento. E il petrolio ritrova slancio
Come ai tempi del Far West quest’anno si è assistito ad una vera e propria corsa all’oro. Il re delle materie prime per i sei mesi centrali dell’anno è stato protagonista di un rally senza precedenti, toccando in agosto il suo massimo storico. La corsa continuerà anche nel 2021? Secondo Carlo Alberto De Casa, capo analista di ActiveTrades, i rialzi non saranno gli stessi ma detenere una piccola quota di portafoglio investita in oro è sicuramente una scelta razionale. I driver che sosterranno una quotazione elevata infatti sono molti. L’influenza maggiore la avranno le banche centrali, le quali continueranno a stampare moneta, comportando una diluizione di valore della carta moneta a beneficio del prezzo dell’oro, la cui quantità invece è finita. Il carattere di scarsità del metallo giallo infatti pone una base di valore importante, soprattutto in considerazione di una domanda che difficilmente scende e di un’offerta che tende a salire più lentamente. A giocare a favore dell’oro ci potrebbe essere anche il pacchetto fiscale della presidenza Biden che si accompagnerà probabilmente a un dollaro debole sostenendo la quotazione aurifera. Un altro tema è invece insito nei mercati. L’euforia in Borsa è alta quanto le valutazioni, i cui livelli non riflettono gli utili in calo della maggior parte delle aziende che abitano i mercati. Nel caso in cui si dovesse assistere a nuovo scossone, l’oro, nonostante per larga parte dell’anno abbia mostrato una correlazione positiva con l’equity, fornirebbe sicuramente un fonte di hedging importante. Infine la domanda da gioielleria, sulla scia della ripresa economica e dei consumi, dovrebbe aumentare. Passando da oro giallo a oro nero lo scenario 2021 per il petrolio è positivo. Alla luce del vaccino infatti il rischio di nuovi lockdown è molto minore e dunque la domanda dovrebbe essere più stabile. Infine per chi volesse scommettere su altre materie prime meno mediatiche, l’argento potrebbe essere la scelta giusta, in quanto molto usato per il fotovoltaico.