Troppo tardi scopriremo come pensando alla pensione “per quando saremo vecchi”
La questione pensionistica come un problema che non riguarda solo il nostro futuro ma anche il presente
Quindi da una parte siamo operativi oggi per costruire quello che sarà domani mentre dall’altra però il futuro stesso è qualcosa che non è nell’oggi.
Il futuro per sua natura è sempre incerto ma quando arriva ci sorprende mentre siamo intenti ad affrontare le migliaia di incombenze quotidiane.
Ma la cosa paradossale è che il futuro è proprio in ciò che stiamo facendo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno, finché sarà arrivato, ma ormai sarà troppo tardi.
Per qualsiasi decisione ci avremmo dovuto già pensare e nel contempo non facciamo caso al fatto che inopinati eventi negativi possono in ogni momento accadere, devastando il presente e con esso tutti i progetti che disegnano quello nostro e dei nostri figli, quello della conservazione del nostro tenore di vita, i mille progetti, piccoli e grandi, che affollano le nostre aspettative umane.
Troppo tardi scopriremo come pensando alla pensione “per quando saremo vecchi”, non abbiamo riflettuto abbastanza sul fatto che essa avrebbe potuto riguardare proprio l’oggi: sto parlando della pensione di invalidità e inabilità.
Questa considerazione dovrebbe bastare a trattare la questione pensionistica come un problema che non riguarda solo il nostro futuro ma anche il presente.
Altro paradosso sta proprio nel fatto che, benché si tenda a dare maggior valore al momento attuale e incombente, piuttosto a ciò che si colloca fin troppo lontano nel tempo rispetto alle esigenze immediate, ciò che appare più urgente sia il problema del mantenimento del proprio tenore di vita quando si sarà usciti dal mondo del lavoro, sebbene invece ci siano rischi ben più immediati – e che appartengono all’oggi – come quello appunto dell’improvvisa inabilità o invalidità!
Non si pensa mai che non tutti finiremo con il maturare la pensione di vecchiaia perché sarà subentrato nel frattempo lo stato di invalidità, di inabilità o la premorienza.
Si, la questione pensionistica non appartiene solo al “futuro che verrà”, ma anche al presente che è già qui! Quindi esistono pensioni che matureranno un giorno a venire e pensioni che potrebbero maturare oggi stesso!
Se riuscissimo a focalizzare tutto ciò, comprenderemmo che il problema pensionistico, non è un problema proiettato nel futuro, ma riguarda esattamente il momento che stiamo vivendo.
Ora, addivenendo ad un discorso più prosaico, si dovrebbe notare come si faccia un gran parlare di crisi del sistema pensionistico, riferendosi genericamente alla insostenibile situazione in cui versa l’INPS, cosa peraltro logica in quanto il sistema previdenziale obbligatorio nel nostro Paese è costituito appunto dalle gestioni INPS; ma poco si sente parlare delle Casse previdenziali autonome, che con l’INPS non hanno assolutamente nulla a che fare, ma che pure sono parte integrante dell’intero sistema.
Ogni settore in cui opera il libero professionista ha una propria cassa con uno specifico regolamento, diverso da cassa a cassa: il notaio non va in pensione alla stessa età del geologo; il geologo non va in pensione con lo stesso sistema di calcolo del farmacista, il farmacista non va in pensione come ci va il notaio.
E’ sorprendente come la maggioranza dei liberi professionisti non abbia piena consapevolezza del proprio destino previdenziale, né contezza delle condizioni previste dalla cassa di previdenza, o ancora che sia a conoscenza del sistema di calcolo utilizzato!
Ebbene, esistono Casse che non prevedono la pensione di invalidità, come quella dei medici. Perciò, qualora un medico rimanesse invalido, non avrebbe diritto alla pensione, ma questo la maggior parte dei medici lo ignora. Eppure lo stato di inabilità per un medico prevede addirittura la cancellazione dall’Albo!
Abbiamo parlato del medico, ma l’ingegnere? Pensate che sia consapevole che in caso di invalidità, l’Inarcassa erogherebbe una pensione di appena 84 euro mensili? No, il nostro ingegnere direbbe che è comunque prevista l’integrazione al minimo (di appena 7.700 euro annui, però, e purché il reddito familiare conti un ISEE non superiore a 31.000 euro!
Quindi? Nel caso il nostro sfortunato ingegnere superasse, anche di poco, tale soglia, potrebbe solo contare sugli 84 euro mensili! Ma anche nel caso di integrazione al minimo, ditemi se 640 euro lordi al mese potrebbero fare la differenza!
Stessa situazione anche per i veterinari: per loro è prevista una pensione di invalidità di appena 5.000 euro annui: 500 euro lordi al mese, per tirare a campare e curarsi senza integrazione al minimo!
Morale: senza una adeguata copertura molti professionisti rischiano addirittura lo stato di sopravvivenza, o peggio di indigenza!
Questo stato di cose ci dovrebbe mettere in allarme e dovrebbe spingerci a considerare noi stessi per ciò che effettivamente siamo: capitale umano, che come tale andrebbe protetto, perché è solo grazie ad esso che costruiamo il futuro nostro e non solo.
E sarebbe il caso che invece di pensare esclusivamente al futuro pensionabile, riservassimo una parte delle risorse anche per tutelarci da accadimenti che nella loro casualità sarebbero in grado di distruggere non solo il nostro futuro, ma anche l’oggi stesso.