“L’aumento della cedolare secca per lo short term rental (gli affitti brevi, ndr) inserito nella bozza di legge di bilancio è del tutto insensato e inefficace. È un attacco a un comparto sempre più regolamentato, che risponde a esigenze specifiche di hospitality e di valorizzazione degli asset immobiliari, in complementarità ad altri operatori e produce ricchezza per una pluralità di attori del sistema economico italiano”. Questo il commento a caldo di Donato Cella, membro del consiglio direttivo dell’associazione Pmi (Property Managers Italia) e founder di Easylife, in seguito dopo il vertice a Palazzo Chigi del 30 ottobre, con cui si è chiusa la discussione sulla manovra di bilancio, che ha confermato l’incremento della cedolare secca dal 21 al 26% (ma solo dalla seconda casa) e previsto un codice identificativo nazionale (Cin) per gli affitti brevi.
LE OPPORTUNITÀ PER TE.
Con l’incremento della cedolare secca al 26%, gli affitti brevi sono meno redditizi, quale strategia adottare sul settore immobiliare?
Volendo diversificare e non puntare sul real estate, su quali altre asset class conviene investire?
Gli advisor selezionati da We Wealth possono aiutarti a trovare le risposte che cerchi.
RICHIEDI LA TUA CONSULENZA GRATUITA
Provvedimento discriminatorio
Secondo Cella, il provvedimento non solo è fortemente discriminatorio rispetto a chi possiede più immobili affittati con un contratto 4+4 anni, ma è del tutto inefficace anche qualora l’obiettivo fosse la riduzione del numero di immobili affittati a breve termine al fine di rispondere alla crescente richiesta di affitti a lungo termine.
“Chi opta per dare in gestione il proprio appartamento con la formula dell’affitto breve lo fa con l’obiettivo preciso di avere una maggiore sicurezza del ritorno economico dall’affitto dell’asset, combinata alla flessibilità nel disporre dello stesso in base alle proprie esigenze.
Com’è dimostrato dal fatto che, ad oggi – ha proseguito Cella – l’ipotesi di aumento non ha comportato alcuna conseguenza per noi di Easylife: non vi sono state infatti disdette “preventive” ma anzi abbiamo assistito a un aumento della richiesta di nuovi potenziali clienti che vorrebbero farci gestire il loro immobile con gli affitti brevi”.
Il fine della cedolare secca
“La cedolare secca nasce come strumento per incentivare chi è abituato a ricorrere al sommerso a pagare una tassa bassa e semplice. Il merito della cedolare secca al 21% era quello di consentire alle varie amministrazioni dello Stato di poter effettuare sanzioni agli inadempienti sulla base della grande mole di dati in loro possesso”, ha spiegato Marco Celani, presidente di Aigab, l’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi – L’innalzamento della cedolare secca per le seconde case online con un’aliquota differenziata complicherà i processi di monitoraggio e controllo, scoraggerà i proprietari onesti dal fare ulteriori investimenti per la messa a reddito e non cambierà assolutamente nulla per gli evasori”.
Gli impatti delle tasse aggiuntive sulle case
“Ogni tassazione aggiuntiva e complicata sulle case avrà un effetto depressivo sul Pil del Paese perché scoraggerà le tante famiglie che hanno seconde case sfitte dal fare investimenti per metterle a reddito”, ha commentato Celani, ricordando che il real estate in Italia ha un peso molto rilevante sul Pil: circa il 5,1% per le spese dirette sulla casa e circa il 16% per i servizi agli immobili (dalle ristrutturazioni, agli arredi, alle manutenzioni). In pratica, “siamo sopra al 21%, in linea con i paesi europei come Francia e Germania”, ha precisato.
Immobili e Btp
“Ricordiamoci che in tempi di titoli di Stato al 5% è molto più facile vendere gli immobili e tenere i soldi in banca che impegnarsi in lunghe e costose ristrutturazioni con la speranza di avere un reddito nel tempo. La prima attività è tassata al 12,5% e non sviluppa Pil, la seconda è tassata ora al 26% e produce indotto, spesso in località depresse dal punto di vista economico”, ha proseguito Celani.
I numeri degli affitti brevi in Italia
Secondo i dati dell’Aigab, per lo Stato, gli affitti brevi valgono circa 11 miliardi di euro in termini di prenotazioni dirette, circa altri 44 miliardi di indotto per un totale di circa 57miliardi di Pil, calcolando anche quanto attivato da ristrutturazioni, arredi e manutenzioni.
Conseguenze
“Le conseguenze in generale che potrebbero esserci? Che qualcuno affitti gli appartamenti in modo irregolare oppure che non li affitti proprio e che si depauperi il patrimonio immobiliare se non è utilizzato”, ha risposto Cella.
“Attualmente per un proprietario la rendita netta tramite gli affitti brevi equivale al 35% dell’incasso, dal cui totale complessivo deve infatti stornare cedolare secca (21%), costi per le utenze (circa 3mila tra elettricità, gas, wi-fi, Tari, Tasi, Imu), costi delle pulizie (10% degli incassi), costi dei portali online (20% degli incassi) – ricordano da Aigab – Va da sé che innalzando al 26% la cedolare secca lo Stato vedrà come conseguenza un minor gettito perché ai proprietari converrà affittare per meno giorni e magari in nero piuttosto che investire in una gestione complessa come quella online per lasciare una percentuale così alta al fisco”.
Soluzioni per incentivare le locazioni a lungo termine
“Occorrerebbe facilitare gli sfratti per inquilini morosi e prevedere un rating pubblico per inquilini se si vuole che l’affitto a lungo termine ritorni a essere attrattivo”, ha commentato Cella.
Le novità della manovra: dall’incremento della cedolare secca al codice identificativo nazionale
La manovra prevede quindi l’aumento dal 21 al 26% dell’aliquota dalla seconda casa messa in affitto fino a 30 giorni. Un “ritocco” che permette quindi di mantenere l’aliquota del 21% sulla prima casa. Inoltre, nella manovra è entrata la proposta di FI per un codice identificativo nazionale (Cin), da utilizzare obbligatoriamente per gli affitti brevi e per le offerte tramite le piattaforme informatiche. “L’inserimento in finanziaria del codice identificativo nazionale è sicuramente un potente strumento anti evasione, a patto che il governo sia in grado di implementarlo in modo tempestivo e, come in Grecia, non consentire a chi non ha il Cin di andare online sulle piattaforme. In queste condizioni gli evasori non potranno prendere prenotazioni e quindi si capirà anche il valore del sommerso”, ha dichiarato Celani.
Come verrà destinato il gettito
C’è l’impegno di destinare il gettito derivante – circa un miliardo di euro secondo stime circolate nella riunione del 30 ottobre – alla riduzione delle tasse sulla casa.