Tokenizzazione, ecco 3 grandi opportunità per gli investitori retail

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Gli investimenti nei digital asset non saranno più così lontani dai piccoli investitori. Come? Secondo Fidelity International la risposta si trova nei processi di tokenizzazione

Una delle ambizioni del mondo digitale è di aprire le proprie porte ad un numero sempre crescente di investitori. Uno dei principali elementi di questo processo? La distributed ledger technology (Dlt), ovvero un registro condiviso, con una base di dati replicata, sincronizzata in rete e diffusa tra più soggetti in molteplici luoghi, nazioni o istituzioni. Una forma di tale tecnologia è, ad esempio, la blockchain. “Ci aspettiamo che la Dlt rivoluzioni molti ambiti del mondo finanziario” commenta Luc Froehlich, Global head of digital assets di Fidelity International. “Le banche stanno già modificando la loro infrastruttura di trading e il tipo di asset oggetto di transazioni. I custody provider e le Borse stanno sviluppando nuovi processi di compensazione e regolamentazione che possano accogliere i nuovi asset digitali creati attraverso la Dlt e si stanno adoperando per affrontare alcuni dei potenziali rischi, così che gli investitori possano avere un accesso più semplice a un range più vasto di potenziali asset capaci di diversificare i portafogli e offrire rendimento”. In questo contesto, un processo reso possibile dalla Dlt potrebbe permettere a più investitori di avere accesso agli asset digitali: è la tokenizzazione, ovvero la digitalizzazione dei diritti di possesso. Ecco 3 potenziali opportunità per i piccoli investitori.

1. Un investimento più accessibile

La prima opportunità per i piccoli investitori riguarda l’accessibilità ad asset class finora appannaggio di clienti istituzionali. “Prendiamo il caso delle obbligazioni societarie” spiega Froehlich. “Non solo molte transazioni di questi bond avvengono ancora al telefono tra istituzioni, ma le tranches in cui sono venduti eccedono spesso i 300 mila dollari: sia i costi di brokering che le dimensioni pongono i cosiddetti corporate bond al di fuori della portata degli investitori retail”. Tuttavia, se le obbligazioni societarie venissero tokenizzate come digital asset, “il mercato potrebbe aprirsi a un maggior numero di investitori e questo potrebbe aumentare la liquidità del settore”. In questo modo, “gli investitori potrebbero mantenere la diversificazione personalizzando i loro profili di rischio-rendimento in modo che siano più vicini ai loro obiettivi di investimento. Ad esempio, potrebbero così come investire in un bond che maturi nel momento giusto per pagare la futura istruzione di un figlio” continua l’esperto di Fidelity.

2. Investimenti sostenibili alla portata di tutti

Un secondo vantaggio è offerto dalla possibilità di partecipare in prima linea alla rivoluzione sostenibile. La tokenizzazione permetterebbe, infatti, anche ai piccoli investitori di prendere parte attiva in settori tradizionalmente riservati alle istituzioni o agli high-net-worth individuals, come quello delle infrastrutture sostenibili che, se tokenizzate, “permetterebbero agli investitori retail una maggiore partecipazione, man mano che il mondo si muove verso il net-zero, e offrirebbero più informazioni quantificabili sull’impatto degli investimenti effettuati”.

3. Mancanza di liquidità, ma non di profitto

Infine, terzo vantaggio della tokenizzazione per i piccoli investitori riguarderebbe la capacità di affrontare il rischio di liquidità. Froehlich spiega infatti “che la tokenizzazione non crea liquidità per sé, ma può tuttavia facilitare lo scambio di beni non liquidi in mercati secondari. Se si considerano i fondi di venture capital, ad esempio, solitamente i soci accomandati devono aspettare un lungo periodo (spesso anni), prima che il loro investimento venga liquidato. La tokenizzazione potrebbe invece consentire ai soci la vendita delle loro posizioni sul mercato secondario, oltre che offrire accesso a un nuovo gruppo di investitori a società giovani con traiettorie di crescita più veloci rispetto a imprese più mature, aiutando quindi a diversificare i portafogli con un range di asset più ampio”.

E questo permette, conclude Froehlich, “di investire anche in aziende giovani, con una rapida crescita – senza il timore di rimanere legati a queste per molti anni – e a puntare, nello stesso momento, su più imprese presenti in settori molto diversi”.

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