Perché inserire in portafoglio le aziende a conduzione familiare

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Le aziende a conduzione familiare quotate sui mercati internazionali si dimostrano più resilienti di fronte a contesti difficili e tendono a registrare performance migliori nel lungo termine. Una asset class da considerare come investimento e da inserire in portafoglio? Sì, secondo gli esperti di Carmignac

Le 500 aziende familiari più grandi al mondo crescono più velocemente dell’economia globale, a un tasso quasi doppio rispetto alle economie avanzate e a circa 1,5 volte quello delle economie emergenti. Complessivamente generano 8,02 trilioni di dollari di fatturato e danno lavoro a 24,5 milioni di persone in tutto il mondo. È questa la fotografia emersa dall’ultimo aggiornamento del Global Family Business Index, realizzato dall’Università svizzera di San Gallo insieme a EY. Uno spaccato che smonta il preconcetto secondo cui un’azienda familiare sia un’impresa di piccole dimensioni e con attività su scala locale. Perché, se è pur vero che a volte presentano dimensioni ridotte e problemi di governance, in questo mare magnum rientrano anche storie di grande successo, come la francese Hermès, la tedesca BMW o l’americana Wal-Mart. Che sia una asset class da considerare come possibile investimento e da inserire nel proprio portafoglio? Secondo Carmignac, la risposta è sì.

Aziende familiari, i motivi per inserirle in portafoglio

Le ragioni sono diverse. Innanzitutto, la performance. “È stato dimostrato che la proprietà familiare ha un effetto positivo sulla performance aziendale – sottolinea Mark Denham, gestore del Fondo Carmignac Portfolio Family Governed – Dalle nostre ricerche, basate su 15 anni di dati relativi alle società a conduzione familiare, emerge che si possono generare rendimenti superiori alla media grazie all’effetto “skin in the game” (letteralmente rischiare la pelle, ndr), ossia la capacità e la volontà di mettersi in gioco e rischiare da parte dell’imprenditore o della famiglia che detiene una quota significativa della società”. In altre parole, la leadership, essendo così coinvolta nel business, è un fattore che influenza le prestazioni. 

A questo si aggiunge solitamente un approccio olistico e un pensiero strategico di lungo termine. Inoltre, queste imprese solitamente “sono contraddistinte da una forte attenzione al cliente, una forte determinazione e una profonda capacità di adattamento”, sottolinea il gestore. Caratteristiche che permettono di resistere meglio agli urti e alle fasi economiche più difficili, così come ai contesti di mercato incerti, come quello attuale. 

Crediamo che le aziende familiari siano più resilienti, soprattutto nella fase attuale. – afferma Obe Ejikeme, gestore di Carmignac – Noi ricerchiamo società che presentano una redditività di lungo termine elevata e che reinvestono i profitti in un’ottica futura. Non possiamo generalizzare all’intero universo di investimento, ma la componente del controllo familiare ci rafforza nella convinzione che queste società siano impostate strategicamente per far fronte alle turbolenze del mercato”. Nel 2022, annus horribilis per i mercati finanziari, le 500 imprese familiari più grandi hanno generato un fatturato di 8,02 trilioni di dollari, con un aumento del 10% rispetto al 2021.

Come investire nelle aziende a conduzione familiare

Ma come muoversi all’interno di questo panorama così ampio, che abbraccia aziende familiari di tutti i paesi e settori, con capitalizzazioni di mercato diverse? Denham e Ejikeme, gestori del Fondo Carmignac Portfolio Family Governed, spiegano quali sono le aree geografiche che privilegiano e perché preferiscono le aziende di grandi e medie dimensioni.

Innanzitutto, “nel costituire il nostro universo di investimento di aziende familiari, ricerchiamo società in cui almeno il 10% dei diritti di voto complessivi è detenuto dalla famiglia, il fondatore, fondazioni o trust – precisa Ejikeme – Ci focalizziamo sul controllo più che sulla proprietà, perché vogliamo assicurarci che ci sia corrispondenza tra la visione strategica e la voglia di mettersi in gioco”. 

Ma non solo. Importante nella selezione è anche diversificare sia a livello geografico sia settoriale. “Cerchiamo di diversificare opportunamente la nostra strategia di investimento – sottolinea Denham – In termini geografici, ci focalizziamo essenzialmente su Europa e Stati Uniti. In termini settoriali, queste società operano principalmente nei settori dei beni di consumo, sanitario, finanziario, industriale e tecnologico, prioritari nel nostro portafoglio, mentre abbiamo un’esposizione pressoché nulla ai settori dell’energia, delle materie prime e dei servizi di pubblica utilità, dato che in questi ambiti sono rare le aziende di famiglia”. 

Attualmente il fondo detiene 37 società operanti in diversi settori. L’esposizione ai diversi titoli varia dall’1% al 10% e le prime cinque posizioni attuali rappresentano un’esposizione che va dal 4,5% al 7%. Poiché la strategia del fondo si basa su convinzioni, le prime dieci posizioni costituiscono il 46% del portafoglio.

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