Consulenza, non sottovalutiamo le nuove regole sugli incentivi

3 MIN

La Retail Investment Strategy dell’Ue introduce benchmark di costo e di rendimento per confrontare i prodotti. E nuove regole sulla trasparenza dei costi.

Tra soli tre anni, lo spettro del divieto alle retrocessioni potrebbe tornare sul tavolo del regolatore europeo

– Terminata la consultazione in corso, la proposta della Commissione dovra? ottenere l’ok di Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue. Ma a prima vista, le implicazioni del “pacchetto” di norme sono tutto fuorche? banali

Il pacchetto di misure che la Commissione Europea ha adottato per riformare il mercato della consulenza finanziaria e dei prodotti d’investimento e? denso di implicazioni di cui, al momento, si parla poco, tra gli addetti ai lavori. La sensazione e? che in molti stiano sottovalutando la portata dei cambiamenti in arrivo. Potrebbe essere un errore. 

E? vero che lo scoglio piu? duro e? superato: non e? passata, come previsto, la proposta iniziale di Mairead McGuinness (nella foto), un divieto categorico alle retrocessioni che avrebbe proiettato l’intera Eurozona verso un modello unico, “fee only”, come in Olanda e Uk. Il ban, infatti, sara? applicato solo ai servizi di mera esecuzione degli ordini, almeno per adesso. Ma il Retail investment package pubblicato il 24 maggio presenta altri elementi di novita? sostanziale, che potrebbero avere una ricaduta non trascurabile sull’attivita? degli intermediari e dei singoli banker.

Retail investment strategy: cosa cambia per la consulenza finanziaria

Basti pensare che la nuova direttiva interviene su un perimetro molto vasto, a modifica di una serie di altre norme: Mifid2, Idd (distribuzione di prodotti assicurativi), Direttiva Ucits, Aimfd (fondi di investimento alternativi), Solvency 2 e regolamento Priip (prodotti d’investimento al dettaglio e assicurativi preassemblati).

Due sono i capitoli che saltano subito all’occhio leggendo il lungo documento redatto dai tecnici della Commissione.

 

Le novità sulla trasparenza dei costi 

Da una parte, s’intravede la volonta? concreta di migliorare in modo sostanziale la trasparenza sui costi. La Commissione dice che intende “modernizzare l’informativa in modo che sia adatta alla distribuzione digitale” e “standardizzare l’informativa sui costi per garantire che siano veramente trasparenti per gli investitori al dettaglio, sia in termini di comprensione dei costi (inclusi eventuali pagamenti di incentivi a un intermediario) che del loro impatto sul rendimento dell’investimento”: non viene chiamato per nome in modo esplicito, ma l’unica via parrebbe quella di un template, un modello di scheda sintetica, uguale per tutti gli intermediari, che consenta di confrontare i prodotti tra loro. Operazione oggi praticamente impossibile, vista l’ampia eterogeneita? di soluzioni adottate dai singoli intermediari per rispondere formalmente agli obblighi di legge sulla trasparenza.

I benchmark di costi e rendimento sui singoli prodotti

Gia? questo sarebbe un passo in avanti non trascurabile. Ma c’e? di piu?. Il pacchetto affida alle autorita? di vigilanza, Esma ed Eiopa, il mandato “a sviluppare benchmark di costo e di rendimento rispetto ai quali i produttori e i distributori dovranno confrontare i loro prodotti prima di offrirli sul mercato”, dice il documento. 

“Una deviazione dal benchmark dovrebbe far presumere che i costi e gli oneri siano troppo elevati e che il prodotto non sia conveniente, a meno che il produttore o il distributore non siano in grado di dimostrare il contrario”. E “se un produttore o un distributore ritiene che il prodotto non fornisca valore agli investitori al dettaglio, non deve approvarne la distribuzione”. Il concetto di value for money, il rapporto qualita?-prezzo dei prodotti destinati agli investitori retail, sembra essere il mantra del regolatore europeo in questo provvedimento.

 

La Retail Investment Strategy: l’impatto sul mercato

Si sa, il diavolo e? nei dettagli. Il modo in cui queste regole e questi processi saranno declinati, nel concreto, fara? una bella differenza. E, terminata la consultazione in corso, dovra? arrivare l’ok di Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue. Ma a prima vista, le implicazioni del “pacchetto” di norme sono tutto fuorche? banali. Pensiamo al peso relativo che etf e fondi passivi hanno oggi nei portafogli, destinato a crescere significativamente se il meccanismo dei benchmark sara? applicato in modo rigoroso. E pensiamo ai nuovi oneri, in termini di product governance, che spingeranno i grandi distributori, verosimilmente, a chiudere ulteriormente le maglie dell’architettura aperta, focalizzandosi su un numero sempre piu? limitato di produttori e di prodotti.

In ogni caso, la spada di Damocle di un divieto tranchant agli inducement rimane sul tavolo: “Tre anni dopo l’adozione del pacchetto, la Commissione valutera? gli effetti degli incentivi e l’impatto delle nuove norme introdotte. In caso di persistente pregiudizio per i consumatori, potra? adottare norme rafforzate”. Il Retail investment package fara? ancora parlare di se?.

Gli articoli pubblicati sono stati realizzati da giornalisti e contributors di We Wealth e vengono forniti a Poste Premium a scopo informativo.


LEAD – APPROFONDIMENTO

header { min-height: 50px!important; }

@media (max-width: 640px)
header {
min-height: 10px!important;
}


.article-enterprise-link {
visibility: hidden;
border-bottom: none!important;
}
.article-paragraph a {
border-bottom: none!important;
}

Fai rendere di più la tua liquidità e il tuo patrimonio. Un’opportunità unica e utile ti aspetta gratuitamente.

Compila il form ed entra in contatto gratuitamente e senza impegno con l’advisor giusto per te grazie a YourAdvisor.

Articoli correlati