Turbolenza e sorpresa: se si potesse descrivere il contesto macroeconomico di questi primi mesi del 2025 con due sole parole, queste sarebbero le più chiarificatrici. I mercati finanziari, da inizio anno, sono ancor più movimentati rispetto allo scorso anno. Ma ciò che sta realmente sorprendendo sono le performance dei mercati europei.
Mentre la crescita economica globale sembra rallentare, l’Europa sta dimostrando di avere la forza necessaria per rialzarsi da un periodo di grande difficoltà. E questo cambio di passo potrebbe rappresentare una vera svolta per gli investitori. Ma il 2025 sarà davvero un anno al rialzo per i mercati europei? Gianluca Ungari, Head of Hybrid Portfolio Management e Sven Schubert, Head of Macro Research – Quantitative Investments di Vontobel Institutional Clients hanno cercato di rispondere a questa domanda.
Perché i mercati europei sorprendono nel 2025
In questi primi mesi dell’anno l’Europa sta registrando una performance sorprendente rispetto agli Stati Uniti. I nuovi sviluppi politici insieme alla rinnovata attenzione per la difesa e le infrastrutture sono solo alcune delle ragioni che stanno dando forza al vento di cambiamento che sembra soffiare nel Vecchio Continente. Senza dimenticare le continue minacce di Donald Trump, dall’altra sponda dell’Oceano, che, al momento, stanno turbando – e non poco – gli investitori statunitensi, preoccupati per una possibile recessione.
“Lo scenario attuale sta sorprendendo molti analisti, perché fino a poco tempo fa era quasi scontato un dominio dell’economia statunitense su quella europea. I numeri di questi primi mesi del 2025, però, parlano di un cambio di rotta. Lo S&P 500 da inizio anno ha perso il 3,7%, mentre le borse europee si sono posizionate in territorio positivo. In particolare, l’Euro Stoxx 50 che, rispetto all’indice americano, ha registrato un guadagno relativo del 22% da novembre 2024. Sicuramente l’incertezza politica e le ultime mosse di Trump non hanno giocato a favore dell’economia statunitense”, spiega Ungari.
Un cambio di politica in Europa: investimenti e difesa
Tuttavia, non sono solo i numeri a spiegare il perché di questa svolta europea. Anche la politica, con le elezioni tedesche per il rinnovo del Bundestag, ha innescato un profondo cambiamento nell’approccio alla spesa pubblica, nello specifico nelle aree della difesa e delle infrastrutture.
Inoltre, i primi due mesi di Trump alla Casa Bianca hanno messo i governi europei nella posizione di rafforzare i propri impegni per investire strategicamente e rispondere alle crescenti sfide geopolitiche.
Cosa ha indebolito i mercati europei?
Nonostante i progressi, però, l’Europa dovrà ancora affrontare lo scetticismo legato alla sua reputazione di “value trap”. Oggi, infatti, continuano ad esserci debolezze e ostacoli ancora da superare.
“La prima grande debolezza dell’Eurozona è la sua frammentazione. A differenza di USA e Cina, l’Europa è ancora ostacolata dalla frammentazione fiscale e normativa, che ne limita la competitività e il potenziale economico. Fin quando una unione non sarà effettiva – sotto tutti i punti di vista – l’Europa non riuscirà a imporsi sulle altre grandi economie mondiali”, spiega Schubert.
Un altro freno per la competitività europea è rappresentato dalla bassa produttività. Dopo la crisi del debito, i Paesi europei hanno dovuto fare i conti con un sistema fiscale che ha limitato gli investimenti pubblici e, di conseguenza, ridotto la capacità di stimolare una crescita (a causa di un surplus di debito).
Ultima, ma non per importanza, la crisi energetica del 2022. I prezzi a livello globale sono letteralmente schizzati, spinti dalla forte ripresa post Covid e dalle sanzioni contro la Russia. L’Europa, a differenza degli Stati Uniti, forti della loro autosufficienza energetica, ha dovuto sopportare il peso delle importazioni russe.
“Tra agosto 2020 e 2022, c’è stato un rialzo dei prezzi del gas naturale negli Usa, da 2$ a 8$ (per MMBtu). In Europa il passaggio è stato da 2$ a 85$ e questo ha ridotto notevolmente la redditività aziendale. Oggi il divario si è ridotto, ma resta comunque ampio e continua a pesare su molte aziende europee. Ecco perché è lecito che gli investitori si chiedano se i costi energetici elevati potranno rappresentare un freno strutturale per la crescita degli utili delle imprese europee”, aggiunge.
I fattori che spingono l’Europa al rialzo
Questi ostacoli, però, appartengono al passato. Secondo gli esperti di Vontobel Asset Management, infatti, gli investitori oggi hanno più motivi per guardare all’Europa con ottimismo.
“La nuova politica fiscale tedesca e le mosse strategiche di Trump stanno spingendo i leader europei ad accelerare, creando opportunità per l’Europa. Se le promesse del nuovo governo tedesco – di incrementare gli investimenti in intelligenza artificiale, difesa e infrastrutture – verranno mantenute, potrebbero esserci effetti positivi in tutto il Continente”, sottolinea Ungari.
“Sul fronte energetico, l’obiettivo europeo è quello di ridurre la dipendenza dalle fonti russe, con una maggiore diversificazione delle forniture. Infine, una possibile risoluzione del conflitto in Ucraina, vista la pressione sui negoziati che aumenta, potrebbe trasformarsi in un catalizzatore per la ripresa economica in Europa”, aggiunge.
Europa: un’opportunità per gli investitori?
Insomma, mentre la crescita economica negli Stati Uniti rallenta, l’Eurozona sta vivendo un periodo di ripresa dopo la crescita quasi nulla del 2024. Questo, creerebbe un contesto più favorevole per un apprezzamento della valuta europea.
“Considerata la recente forte performance delle azioni europee rispetto ai mercati statunitensi, la nostra visione costruttiva, a medio termine, sulle attività cicliche europee predilige una posizione di sovrappeso nell’euro piuttosto che nelle azioni, soprattutto in un contesto di mercato così volatile. In più, la politica monetaria, più accomodante rispetto agli Stati Uniti, sta alimentando un movimento rialzista e questo può offrire opportunità interessanti agli investitori che guardano all’Europa”, conclude Schubert.