Sono anni ormai che si parla della potenza rivoluzionaria dell’intelligenza artificiale in ogni aspetto della vita, anche nella consulenza. Oggi sul mercato sono già disponibili delle applicazioni che sfruttano l’AI, in grado di abbinare i potenziali clienti con i consulenti più compatibili, come CouplAI. Eppure il potenziale delle nuove tecnologie è ancora ampiamente non considerato e nascosto. Ne è convinto Derek Notman, CEO di Intrepid Wealth Partners e financial advisor con oltre venti anni di esperienza.
Consulenza: da un rapporto tra persone a una relazione a(i) tre
Le relazioni personali sono la base per una consulenza di successo. Secondo l’esperto – come evidenziato in un podcast girato con Capital Group – “il principale vantaggio competitivo di un consulente è proprio rappresentato dai legami profondi con i clienti”. E, in quest’ottica, l’intelligenza artificiale deve essere utilizzata come mezzo per migliorare il rapporto umano e approfondire le relazioni, mai per sostituirli.
Per fare un esempio, l’esperto parte dalla sua vita lavorativa di tutti i giorni: normalmente quando un consulente si confronta con il cliente, non solo la prima volta, è fondamentale prendere appunti, per non perdere i punti cruciali. Tuttavia, mentre si prendono appunti, si perde il contatto visivo con il cliente. Oggi invece esistono mille diverse applicazioni in grado di trascrivere una conversazione in tempo reale, permettendo al consulente di focalizzarsi al 100% sulla conversazione. L’intelligenza artificiale però non solo prende appunti, ma può anche aiutare gli esperti ha riconoscere gli aspetti più importanti per il cliente, e sviluppare un piano d’azione.
Intelligenza artificiale: limiti e rischi
Nel mondo della consulenza, un grande rischio è quello dell’omogenizzazione: se tutti i consulenti sono uguali e agiscono allo stesso modo, allora diventa molto complesso per i prospect selezionare il professionista più adatto a lui. E l’AI rischia di peggiorare questo aspetto, infatti tutti i consulenti utilizzano gli stessi strumenti, addestrati sugli stessi dati, allora è difficile differenziarsi. Secondo Notman il segreto è quello di trovare la propria voce prima di utilizzare l’intelligenza artificiale. Ogni consulente dovrà capire qual è la sua voce e la sua missione, perché le nuove tecnologie poi non faranno altro che amplificare quello che già c’è.
Un altro grande rischio legato all’intelligenza artificiale è la paura che essa rappresenti una minaccia, portando i consulenti a evitare l’uso di queste nuove tecnologie. Secondo l’esperto, il timore che l’AI sostituirà i consulenti non è molto realistico, un po’ come 10 anni fa non lo era quello che i robo-advisor avrebbero preso il posto degli esperti del settore. La paura del nuovo però rischia di rallentare l’avanzamento tecnologico, mettendo i consulenti in una posizione di svantaggio rispetto a chi invece si sta già adattando. Il consiglio è quello di non indugiare troppo, anche e soprattutto perché i clienti già usano l’AI nella loro vita quotidiana ed è necessario andarli incontro. “Anche se non riuscirete mai a comprendere appieno il funzionamento dei grandi modelli linguistici o a considerarvi un ingegnere pronto, potete utilizzare l’IA a vostro vantaggio rimanendo concentrati sui vantaggi che essa offre”, sottolinea Notman.
Conclusione
L’intelligenza artificiale offre enormi potenzialità per il settore della consulenza, non solo per migliorare l’efficienza operativa, ma anche per rafforzare le relazioni con i clienti, mettendo i consulenti in grado di concentrarsi maggiormente sulle dinamiche umane. Tuttavia, è fondamentale che i professionisti del settore non vedano l’AI come una minaccia, ma come uno strumento per amplificare la loro autenticità e competenza. Affrontare i rischi, come l’omogeneizzazione e la paura del cambiamento, è essenziale per navigare con successo in questa nuova era tecnologica, trasformando l’intelligenza artificiale in un alleato strategico per il futuro della consulenza.