Borsa Italiana dedica il tradizionale suono della campanella all’uguaglianza di genere e alla valorizzazione del talento femminile. Un evento organizzato in partnership con UN Global Compact Network Italy e Women in ETFs
Gli ultimi dati di Equileap mostrano come appena il 6% delle ceo su 3.700 aziende quotate in Borsa in giro per il mondo sia donna. Scendendo lungo la pipeline, si nota che il 38% della forza lavoro totale è al femminile
Piazza Affari “suona” per l’inclusione. In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, Borsa Italiana dedica la tradizionale cerimonia del rintocco della campanella all’uguaglianza di genere e alla valorizzazione del talento femminile. Un’opportunità per fare il punto con Stella Sigillò, program & engagement manager di UN Global Compact Network Italy, sui numeri del gender gap in Italia e nel mondo. E per annunciare l’apertura delle candidature al nuovo programma di accelerazione delle Nazioni Unite dedicato all’emancipazione femminile.
“Come negli ultimi nove anni, anche oggi oltre 100 borse nel mondo festeggiano la Giornata internazionale della donna dedicando la cerimonia di apertura dei mercati a questa ricorrenza”, ricorda Silvia Bosoni, group head of ETFs di Euronext. “Oggi non è la festa della donna, ma una giornata in cui ci si focalizza sull’inclusività. E l’occasione per analizzare e celebrare i passi che abbiamo compiuto finora, quelli che compiremo ancora e l’energia delle persone che a questi progressi lavorano ogni giorno. Con due associazioni che da sempre hanno supportato quest’iniziativa: UN Global Compact Network Italia e Women in ETFs”.
I dati sulla parità di genere nel mondo
“A noi spetta il compito, un po’ amaro, di presentarvi i dati sulla parità di genere”, interviene Sigillò. “Secondo l’ultimo report del World economic forum, saranno necessari 132 anni per chiudere il gender gap a livello globale, su quattro fronti: politico, economico, dell’educazione e della salute. Se ci si focalizza sull’ambito economico, i numeri sono ancora più drammatici, perché si parla di 151 anni”. In questo contesto, continua Sigillò, Equileap mostra come appena il 6% delle ceo su 3.700 aziende quotate in Borsa in giro per il mondo sia donna. Scendendo lungo la pipeline, si nota che il 38% della forza lavoro totale è al femminile.
Investire nelle aziende attente alla parità di genere conviene? Su quali settori puntare?
Con il servizio Chiedi agli esperti di We Wealth puoi contattare gratuitamente un professionista che ti potrà guidare nella scelta dei migliori investimenti e nella gestione del tuo patrimonio. Fai una domanda a uno dei 300 esperti disponibili su We Wealth.
“Un dato positivo è quello delle donne nei board, pari al 28%. Questo grazie soprattutto a paesi che hanno una legislazione forte come il nostro, dove la legge Golfo-Mosca e le successive modifiche intervenute nel corso degli anni ci hanno consentito di sfiorare il 40% di donne nei consigli di amministrazione”, evidenzia Sigillò. Un dato peraltro in linea con la nuova normativa europea (la direttiva “Women on board”, ndr) che prevede che almeno il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi nelle società quotate sia occupato da membri del sesso sottorappresentato entro il 2026; qualora gli Stati membri scelgano di applicare le nuove norme agli amministratori con e senza incarichi esecutivi, l’obiettivo scivola al 33% di tutti i posti di amministratore.
Target gender equality: di cosa si tratta
“Sappiamo che non c’è progresso senza misurazione e lo vediamo anche con il nostro percorso Target gender equality. Un programma di accelerazione che abbiamo lanciato tre anni fa come UN Global compact e solo quest’anno anche in Italia”, racconta Sigillò. Si tratta di un percorso di 9 mesi per fornire alle aziende le competenze per fissare e raggiungere gli obiettivi per l’uguaglianza di genere, in un’ottica di accrescimento dell’impatto sull’Sdg 5 – gender equality dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Finora hanno preso parte all’iniziativa oltre 1.400 aziende in oltre 50 paesi, di cui 39 italiane. L’83% delle partecipanti ha fissato nuovi obiettivi per la gender equality, il 66% ha raggiunto la parità di genere a livello di cda, il 60% ha stabilito Kpi (Key performance indicator) per monitorare i propri progressi e l’80% ha adottato un action plan.
“Il 50% ha sottoscritto i Women’s empowerment principles (o WEPs, un set di sette principi lanciati da Ungc e UN Women nel 2010, dalla promozione della leadership alle pari opportunità, dalla riduzione del gender pay gap alla promozione della salute in azienda, ndr) prima della fine del percorso di accelerazione e il 25% li aveva sottoscritti anche prima dell’inizio del percorso”, interviene ancora Sigillò. Il 50% delle aziende partecipanti ha rivisto i propri obiettivi di gender equality, il 20% ha definito nuovi obiettivi, il 60% ha adottato o revisionato policy interne afferenti alla parità di genere e infine il 30% ha organizzato training sul linguaggio inclusivo. Dal 15 marzo al 31 maggio sarà possibile candidarsi alla nuova edizione del programma, che avrà inizio a giugno 2023.
Borsa Italiana: board al femminile per il 45%
“Tanto è stato fatto, ma tanto resta ancora da fare”, interviene in chiusura Marina Forquet Famiglietti, hr director Italy and fixed income di Borsa Italiana. “Mi fa piacere condividere che Borsa Italiana vanta l’ambizione di essere una first-in-class su questo fronte. Ha una chairman donna, Claudia Parzani, un 45% di presenza di donne nel board e un 38% nei ruoli di middle management. Abbiamo lavorato consistentemente negli anni perché questo accadesse. Uno sforzo continuo ma che parte da un effettivo apprezzamento della diversità”. La diversità, conclude Federica Calvetti, head of esg & strategic activism di Eurizon Capital, va infatti “rispettata”. Non solo quella di genere, ma di esperienze e punti di vista. “Oltre a rispettarla, è necessario accettarla, e fare in modo che ogni individuo contribuisca alla propria diversità perché la riconosce come un valore da mettere a fattor comune”.