Le grandi collezioni private, oggi più che mai presenti nei cataloghi delle aste internazionali di arte moderna e contemporanea, sono nella maggior parte dei casi il frutto di una ricerca condivisa. Quasi sempre sono raccolte concepite nell’ambito familiare, soprattutto nelle relazioni di coppia. In alcuni casi, coinvolgono anche i figli.
È la passione che avvicina gli animi e riscalda i cuori. Le differenze diventano punti di forza, la ricerca si trasforma in occasione di condivisione e i contrasti aprono a nuovi punti di osservazione. E così a beneficiarne sono tutti. Anche la collezione stessa che si trasforma nella sintesi di un rapporto personale e speciale destinato a lasciare traccia indelebile nel tempo.
Enrico e Marco Beretta sono padre e figlio e sono i protagonisti di una storia di collezionismo che è diventata occasione di confronto tra generazioni: quella dei boomer, nati fra il 1946 e il 1965, e quella dei millennial, nati fra il 1981 e il 1996. Due generazioni protagoniste dell’attuale panorama collezionistico a livello internazionale. I dati ripresi nei sondaggi più recenti dicono che negli ultimi due anni gli under 35 sono i più attivi sul mercato dell’arte e dei beni da collezione. In gran parte attirati da una motivazione passionale acquistano anche per investimento. E lo fanno molto più dei loro genitori. A loro si rimprovera di acquistare per apparire, e di avere poca conoscenza della storia dell’arte. Ma è davvero così? La sintesi che viene fuori dalle parole di Enrico, classe 1955, e del figlio Marco, classe 1991, racconta un’altra storia.
Come è nato il coinvolgimento di Marco in questa passione?
Enrico Beretta. “Probabilmente è sempre stato predisposto alla materia perché ricordo che da bambino disegnava molto. Il portarlo nelle gallerie e nelle fiere già a 6/7 anni credo abbia fatto il resto.
Come l’arte è diventata una passione per te e come collezionare è diventata un’esigenza?”
Marco Beretta “L’arte è diventata una grande passione per prima cosa perché me la sono trovata in casa e ho quindi avuto la fortuna di avere a disposizione da sempre libri e riviste; il collezionare più che un’esigenza è un modo per me di convincermi che sto migliorando in qualcosa”.
Quale valore primario ha trasmesso a suo figlio nel collezionare arte?
E.B. “L’importanza di avere qualcosa su cui focalizzarsi e impegnarsi, credo sia molto importante a tutte le età. In questo siamo abbastanza diversi perché io ho diverse passioni mentre lui è più monotematico”.
M.B. “Mio padre mi ha insegnato a credere nelle proprie scelte e nel proprio occhio”.
Alexandra Noel e Marco Beretta. L’opera e? “A dog waits at the dinner table during a storm”
Quale arricchimento ha apportato la passione di Marco nella sua ricerca come collezionista?
E.B. “Una visione più internazionale del mondo dell’arte e un livello di ricerca e studio che prima di lui era assente. La sua passione mi ha obbligato ad allargare il campo delle possibilità”.
Cosa hai trasmesso a tuo padre che gli mancava come collezionista?
M.B. Io ho apportato una curiosità maggiore e un interesse peculiare al confronto fra artisti di generazioni diverse, dal primo ‘900 fino agli artisti nati alle soglie del 2000.
Quali differenze ha notato tra la sua generazione di collezionisti e quella di suo figlio?
E.B. “La facilità con cui si ha accesso alle informazioni è ovviamente aumentata esponenzialmente, mi verrebbe quindi da dire che sono più preparati”.
Su cosa si fonda la tua ricerca artistica?
M.B. “Per me la cosa più importante è il rapporto fra la consapevolezza della tradizione e la consapevolezza della contemporaneità. Quando queste due cose poggiano una sull’altra abbiamo un artista importante. Per quanto riguarda invece il collezionismo per me il valore fondamentale resta la qualità dell’opera”.
Alexandre Noel, Acting, 2019
Su cosa andate d’accordo e su cosa assolutamente no in campo artistico?
E.B. “Quando parliamo dei grandissimi pittori contemporanei siamo spesso sulla stessa linea, un po’ meno sull’arte concettuale di cui non sono un grande appassionato mentre lui è un onnivoro”.
Quanto l’aspetto legato alla crescita di valore delle opere acquistate è importante per te?
M.B. “È un valore molto importante come per la maggior parte di quelli che vivono l’arte come una passione duratura e non solo come una moda”.
Chi ha l’ultima parola sugli acquisti e chi sulle dismissioni delle opere della vostra raccolta?
E.B. “Decidiamo sempre insieme anche se negli ultimi anni ho sempre più affidato a lui le decisioni importanti”.
Da uno a cento che ruolo gioca l’arte come investimento oltre che come passione?
E.B. “Direi un 50%. Come tutti ho sempre la speranza che quello che acquisto si possa rivalutare ma non comprerei mai qualcosa che non mi piace solo ai fini di fare un buon investimento”.
M.B. “Sono piuttosto in linea con mio padre da questo punto di vista, credo emergeranno le eccellenze sul lungo periodo”.
Artiste donne, artisti afroamericani, nft, giovani artisti under 40. Quali di queste tendenze del mercato è destinata a segnare questo periodo artistico e gli anni a venire?
E.B. “La mia visione del mercato odierno è abbastanza ridotta ma credo che come sempre saranno le grandi individualità ad emergere”.
M.B. “Devo constatare che negli ultimi anni c’è stata una prevalenza femminile fra le opere che più hanno colpito la mia attenzione, potrei citare fra gli altri alcuni dipinti di Jana Euler, Xinyi Cheng, Alexandra Noel e Nathanaelle Herbelin. Non saprei dire però il perché”.
Quale figura del sistema dell’arte gioca il ruolo più importante dal punto di vista del collezionista?
E.B. “Credo che nonostante tutto sia ancora l’artista la figura più importante”.
M.B. “Il collezionista stesso, perché oggi per mezzo dei social network i collezionisti si influenzano a vicenda; la forza del passaparola si è moltiplicata di un milione”.
Cagnaccio di San Pietro
Il conflitto in Ucraina sta influenzando il settore dell’arte e del collezionismo?
E.B. “È uno shock epocale che segnerà parecchio il clima culturale almeno europeo. Detto questo da quello che vedo il mercato dell’arte e del collezionismo non ha subito rallentamenti fino ad ora, anzi credo che l’incertezza di questo periodo abbia reso la competizione sulle opere importanti ancora più dura”.
M.B. “Credo che chi lavori nel mondo dell’arte non possa che essere sconvolto da un evento simile, ma questo riguarda tutti i mondi possibili. Dal punto di vista economico invece mi pare che la competizione su molti artisti anche molto giovani sia sempre più accanita; questo potrebbe dipendere dal fatto che capitali che prima erano destinati ad altro ora vengono impiegati in questo settore”.