La società si chiama Finance Gateway Information Service e ha un capitale sociale di 10 milioni di euro. Swift è il maggiore azionista con il 55%. Segue con il 34% China National Clearing Centre
«La joint venture potrebbe rappresentare un segnale di distensione nei confronti dell’amministrazione Biden». Ma è anche vero che la Cina da sola non era ancora in grado di creare da sé un sistema alternativo
Nel frangente attuale la moneta cinese è sicuramente in posizione di svantaggio rispetto al peso commerciale e politico del Paese di Mezzo. E Pechino vuole colmare questo divario
Internazionalizzazione dello yuan vuol dire incremento del suo utilizzo come strumento di pagamento negli scambi commerciali internazionali e come riserva valutaria
Il riferimento è alla joint venture che la Banca popolare cinese e la società belga hanno creato il 16 gennaio 2021. La società si chiama Finance Gateway Information Service e ha un capitale sociale di 10 milioni di euro. Swift è il maggiore azionista con il 55%. Segue con il 34% China National Clearing Centre, sussidiaria controllata da People’s Bank of China (Pboc), la Banca centrale cinese. Se agli occhi di molti osservatori fino a un mese fa l’ex Celeste Impero aveva intenzione di far da sé per rendere la sua valuta appetibile sulla scena internazionale, oggi le cose stanno diversamente.
Nel frangente attuale la moneta cinese è sicuramente in posizione di svantaggio rispetto al peso commerciale e politico del Paese di Mezzo. E Pechino vuole colmare questo divario facendo del reminbi una delle valute di riferimento internazionali. «Internazionalizzazione dello yuan vuol dire due cose» evidenzia il professor Fantacci. «Uno, incremento del suo utilizzo come strumento di pagamento negli scambi commerciali internazionali; due, suo utilizzo come riserva valutaria».
Il dollaro se ne deve preoccupare? «Incrementare l’utilizzo dello yuan significa sostituirlo al dollaro, in parte. Ma bisogna andar cauti. Quando si parla di ‘sostituzione del dollaro con lo yuan’ non vuol dire rimpiazzare integralmente la divisa statunitense come mezzo di pagamento internazionale. La Cina non ha mai espresso volontà in tal senso né sarebbe verosimile». La sua intenzione è piuttosto quella di «riequilibrare una posizione di estrema sotto rappresentazione (2-3% delle transazioni) della propria valuta nel sistema internazionale. Una posizione che non riflette il peso commerciale sempre maggiore del paese». L’ex Celeste Impero vuole in sostanza portare l’utilizzo dello yuan a una proporzione più prossima al suo crescente peso internazionale. E l’intenzione è quella di creare un complemento, non un’alternativa al dollaro. L’avvento del renminbi digitale (arrivato a uno «stadio maturo» secondo alcuni analisti) aiuterà la sua diffusione internazionale.
Come si colloca l’euro nello scacchiere valutario mondiale attuale? Rischia di rimanere schiacciato. Il rischio di una sua diminuzione nelle riserve potrebbe schiacciare la valuta europea, a volte definita «una moneta a metà», ricorda il docente. I motivi sono sempre gli stessi. L’euro non ha dietro di sé uno Stato federale compiuto. La nostra moneta ha ancora delle potenzialità inespresse come valuta di riserva, le quali rischiano di restare tali. Fino ad oggi, la debolezza intrinseca dell’euro si è dovuta alla «mancanza di una compiuta unione bancaria e di una solidarietà fiscale. Una delle funzioni dell’euro digitale sarà proprio quello di proteggere il suo ruolo come valuta di riserva».
Bisogna però aggiungere che con l’avvento della pandemia l’assetto unitario della nostra Unione sta cambiando. Esperienze concettuali e finanziarie come quelle del fondo Sure, del Next Generation Eu stanno portando per la prima volta alla mutualizzazione del debito pubblico europeo. E si stanno facendo passi decisi verso l’unione bancaria e del mercato dei capitali. Il motivo è quello concreto e pericoloso dell’ondata di crediti deteriorati in arrivo sul sistema delle banche europee, ma questa è un’altra storia.