Le ultime settimane hanno visto il proseguimento della salita di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca e la stipula di un patto di consultazione nell’azionariato di Banco Bpm, al fine di acquisire maggior peso in vista di future operazioni straordinarie
«È possibile che nel secondo semestre 2021 parta un’ondata di rilevanti operazioni di carattere aggregativo nel settore bancario, con sciami di assestamento nel semestre successivo». Grazie anche al fermento generato dalla presenza di Mario Draghi
Del Vecchio ritiene che Mediobanca sia un asset con del valore da estrarre e che possa generare un potenziale ancora maggiore. Secondo alcuni analisti, una combinazione di Mediobanca con Unicredit «avrebbe dei fortissimi razionali, essendo i due business complementari. Creerebbero una piattaforma di investment banking particolarmente distintiva, una fabbrica prodotto sul consumer finance molto grossa, sul wealth management»
Nel momento in cui la pandemia presenterà il suo vero conto, far parte di una realtà di dimensioni maggiori aiuterà. «I movimenti in atto hanno in genere lo scopo di creare valore. Ma gli scenari sono molto fluidi»
Non sembra esserci nessun tipo di lockdown nello scacchiere bancario italiano. Le ultime settimane hanno visto il proseguimento della salita di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca e la stipula di un patto di consultazione nell’azionariato di Banco Bpm, al fine di acquisire maggior peso in vista di future operazioni straordinarie.
«È possibile che nel secondo semestre 2021 parta
un’ondata di rilevanti operazioni di carattere aggregativo nel settore bancario, con sciami di assestamento nel semestre successivo», osserva Daniele Funaro, partner di Bain & Company. Il motivo è che «si stanno creando delle condizioni di contesto per accelerare il processo aggregativo bancario». C’è indubbiamente del «
fermento» grazie anche al nuovo assetto governativo che potrebbe prendere forma con
Mario Draghi, già agevolatore di processi di consolidamento quando era alla guida della Banca d’Italia. Potrebbe essere che determinate operazioni di equity fossero già state definite da alcuni investitori prima di Draghi, sulla base di indiscrezioni circa il suo arrivo.
L’aumento dell’esposizione è poi arrivata prima che le quotazioni potessero salire.
Leonardo Del Vecchio guadagna terreno in Mediobanca, comprando ulteriori 11 milioni di titoli della banca d’affari italiana. Arriva così
al 13,2% del capitale dal precedente 11,92% (fine dicembre 2020). Il patron di Essilor-Luxottica è intenzionato a prendersi tutto lo spazio che la Bce gli ha concesso lo scorso autunno: il 19,9%. In quell’occasione l’industriale specificò di non essere interessato ad avere il controllo della banca quanto piuttosto a garantirne la stabilità. Del Vecchio ritiene che Mediobanca sia un asset con del valore da estrarre e che possa generare un potenziale ancora maggiore.
Delfin, la holding lussemburghese di Del Vecchio, è azionista sia di Unicredit che di Generali. Secondo alcuni analisti,
una combinazione di Mediobanca con Unicredit «avrebbe dei fortissimi razionali, essendo i due business complementari. Creerebbero una piattaforma di investment banking particolarmente distintiva, una fabbrica prodotto sul consumer finance molto grossa, sul wealth management». Non solo.
Si creerebbe «una rete distributiva mobile con consulenti finanziari e una banca digitale, che Unicredit non ha più dopo la cessione di Fineco». Inoltre il ruolo di Leonardo Del Vecchio in Generali creerebbe sinergie anche dal punto di vista della bancassurance, concludono gli osservatori. E Intesa Sanpaolo ribadisce il rating buy e il prezzo obiettivo a 9,3 euro su Mediobanca (+3,52% a 7,82 euro).
Il consolidamento della posizione di Delfin non è l’unico elemento che si sta muovendo nello scacchiere dell’assetto bancario italiano. Ha infatti rafforzato a fine 2020 la sua posizione in Banco Bpm la
Ggg Spa di Giorgio Girondi (fondatore di Ufi Filter), arrivando da sola al 4,98% del capitale. Sempre Girondi, ha stretto il 18/01 un patto di consultazione con il patron di
Calzedonia Sandro Veronesi e
Dario Tommasi (imprenditore vitivinicolo), pari al 6,683% del capitale. Lo scopo è quello di arrivare al 9,99%, soglia massima prima che la Bce avvii istruttorie sul merito delle partecipazioni qualificate nelle banche.
Bpm non ha infatti
al momento azionisti di peso, capaci di controbilanciare eventuali altri azionisti derivanti da operazioni di fusioni. La holding di Girondi, prima azionista (32,5%) della
Banca del Fucino, intende aumentare la sua partecipazione nella banca romana del 10,6% (corrispondente ai titoli ancora in possesso della Fondazione di Banco del Monte di Lombardia).
Una banca che si sta preparando ad operazioni di aggregazioni è Bper. Uno dei suoi soci di riferimento, Unipol, è interessato ad ampliare la sua rete distributiva. Dal ceo Alessandro Vandelli è arrivata un’apertura in tal senso, rimandata al “dopo Ubi“. Nella sfera indiretta di Unipol c’è anche la Popolare di Sondrio, avendo con la prima un accordo distributivo: condividono molte fabbriche prodotto, vi è una forte complementarietà e una vicinanza culturale.
C’è infine da sottolineare che – grazie alle moratorie – non si sono ancora scaricati sui bilanci delle banche gli effetti del covid. Leggasi crediti deteriorati (non performing exposure, npe). Nel momento in cui la pandemia presenterà il suo vero conto, far parte di una realtà di dimensioni maggiori aiuterà. «I movimenti in atto hanno in genere lo scopo di creare valore. Ma gli scenari sono molto fluidi», conclude la voce dell’industria.
Le ultime settimane hanno visto il proseguimento della salita di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca e la stipula di un patto di consultazione nell’azionariato di Banco Bpm, al fine di acquisire maggior peso in vista di future operazioni straordinarie«È possibile che nel secondo semestre 2021 parta u…