Giannella: “Le donne percepiscono il denaro come un tabù. L’idea è che siano capaci di gestire il denaro, ma che non le riguardi. Se gli uomini guadagnano denaro per avere successo e migliorare il proprio status quo, le donne sono focalizzate su obiettivi familiari”
Stando all’ultima fotografia scattata dall’Organismo di vigilanza dei consulenti finanziari, al 31 dicembre 2021 le donne iscritte nella sezione dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede dell’albo unico rappresentavano appena il 22,1%
Marchelli: “Da sempre Banca Widiba è in prima linea per mettere in campo tutte le misure necessarie a ridurre il gap di genere nel contesto finanziario, con l’obiettivo di abbattere gli ostacoli che ancora separano le donne da una reale parità”
Quali fattori ostacolano un coinvolgimento attivo e consapevole delle donne nella gestione finanziaria del proprio patrimonio? È innanzitutto una questione di linguaggio, ma non solo. Banca Widiba, in collaborazione con l’unità di ricerca in psicologia economica del dipartimento di psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha diffuso i risultati della seconda parte del progetto di ricerca nazionale Donne e denaro: una sfida per l’inclusione: un’indagine multi-metodo avviata a inizio anno con un’analisi della letteratura seguita da una ricerca quali-quantitativa con focus group e studi sperimentali e volta non solo a fotografare gli stereotipi negativi più diffusi ma anche a progettare soluzioni concrete contro i gender gap della finanza.
Nel dettaglio, i laboratori creativi hanno visto la partecipazione di due gruppi distinti: un campione rappresentativo di donne professioniste in diversi ambiti senza esperienza diretta in tema di investimenti e un campione di chi più attivamente opera nell’ambito dell’educazione finanziaria, tra autorità bancarie, associative e istituzionali, come Banca d’Italia, FEduF e Diversity & Inclusion Speaking. Quello che è emerso innanzitutto è che a ostacolare l’accesso delle donne al denaro sono principalmente problematiche legate all’occupazione, al divario retributivo di genere e, conseguentemente, al reddito. Ma non solo. Stando ai partecipanti all’indagine, la cultura gioca un ruolo altrettanto rilevante, spingendo le donne a percepire il denaro unicamente come uno strumento utile a fronteggiare le emergenze familiari.
“Le donne percepiscono il denaro come un tabù”, ha spiegato Valeria Amata Giannella, assegnista di ricerca presso il dipartimento di psicologia dell’Università Cattolica di Milano che ha coordinato uno dei focus group che ha coinvolto anche We Wealth. “L’idea è che siano capaci di gestire il denaro, ma che non le riguardi. Se gli uomini guadagnano per avere successo e migliorare il proprio status quo, le donne sono focalizzate su obiettivi familiari”, ha aggiunto Giannella.
Tutte tematiche che sembrerebbero essere innescate anche da un linguaggio e da un approccio fortemente influenzati da stereotipi di genere nell’offerta di soluzioni finanziarie, che spingerebbero le donne a sottovalutare le proprie competenze e a vivere sensazioni di disagio quando si tratta di prendere decisioni economiche o finanziarie. Senza dimenticare poi la scarsa presenza di consulenti finanziarie, che potrebbero essere meno soggette a tali unconscious bias: stando all’ultima fotografia scattata dall’Organismo di vigilanza dei consulenti finanziari, al 31 dicembre 2021 le donne iscritte nella sezione dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede dell’albo unico erano 11.493, in crescita del 2,4% rispetto al 2020; ma si trattava appena del 22,1% della popolazione totale degli iscritti.
Come avvicinare dunque le donne al mondo degli investimenti? Secondo i partecipanti all’indagine, l’educazione finanziaria resta fondamentale. Ma, per renderla più efficace, è ancora una volta una questione di linguaggio: un linguaggio più differenziato sui temi della finanza in cui anche le donne stesse possano riconoscersi. Inoltre, bisognerebbe agire affinché le donne possano apprendere le opportunità offerte dalla consulenza finanziaria fin dagli anni di studio, avvicinandole così alla professione. “Da sempre Banca Widiba è in prima linea per mettere in campo tutte le misure necessarie a ridurre il gap di genere nel contesto finanziario, con l’obiettivo di abbattere gli ostacoli che ancora separano le donne da una reale parità”, dichiara Francesca Marchelli, direttrice della comunicazione dell’istituto. “Crediamo fortemente nella necessità di fare sistema. Questi laboratori vanno proprio in questa direzione grazie al coinvolgimento di partner, enti, istituzioni e professionisti che lavorano per una migliore educazione finanziaria e una maggiore inclusione”.
“La riduzione del gender gap nella gestione del denaro è un obiettivo di primaria importanza per l’impatto che può avere sul benessere economico delle donne nelle diverse fasi della loro vita”, aggiunge Claudia Manzi, ordinaria di psicologia sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile scientifica del progetto. “Proprio per questo abbiamo voluto concludere lo studio degli stereotipi di genere legati al denaro con dei laboratori che ci dessero delle indicazioni molto concrete di come tradurre la conoscenza scientifica in interventi efficaci. È stata tracciata una roadmap molto precisa e abbiamo intenzione di procedere anche come università per facilitare con i nostri partner l’implementazione di queste azioni”.