Il teatro. Da giovane ho fatto teatro e ho capito che preferivo la pantomima al reale. Non mi interessa il reale, non ne capisco le regole. Non critico il mondo, semplicemente non sono stato costruito con gli strumenti per vivere in questo mondo. Non capisco i comportamenti, la nevrosi, le scelte politiche. Non vedo neanche più i telegiornali. E così la mia fotografia è sempre un’operazione di pantomima…
Gli inizi della carriera. Quando ho iniziato da Vogue mi hanno chiesto di fare dei piccoli Still life di contorno a un servizio di bellezza. Si trattava di piccoli lavori che in molti avrebbero sottovalutato. Per me invece era importante rendere al massimo. Mi sono impegnato tantissimo perché quello che conta è sempre il “momento”, né prima né dopo. Quando hanno visto i miei scatti hanno detto che erano dei piccoli capolavori…
La distonia nella fotografia. La realtà è eterno movimento, io sono eterna immobilità. Già in questo c’è una distonia. Io creo icone, immagini magiche, “macchine per pensare” che però hanno un’attinenza molto relativa con il reale. Il punto di osservazione per me è la mia lieve distonia rispetto a tutti gli altri. Ho sempre cercato quello che mi distingue dagli altri. Pochi lo vogliono fare anche se potrebbero farlo tutti. Questo riguarda anche i creativi. Lo fanno in pochi perché si tratta inevitabilmente di una scelta di solitudine in fondo. Temo che non ci sia altra strada. Tutti i grandi che ho conosciuto nella mia vita, come ad esempio mio zio Luchino Visconti, erano in fondo molto soli. Magari frequentavano molta gente ma in fondo cercavano la propria differenza.
Questa differenza diventa stile che va poi a ricaduta su tutto quello che fai, su tutto quello che fotografi, su tutto quello che scrivi. Diventa un punto di osservazione, in cui tu osservi la realtà. L’eleganza e le tasse. La parola che ho trovato per definire la mia estetica è “eleganza”. Però “eleganza” vuol dire anche pagare le tasse. Non puoi indossare la giacca con il fazzoletto e metterla nel sedere a tutti. Meglio di no, un gentiluomo non lo fa. Io sfuggo a quasi tutte le regole tranne quelle della società in cui vivo. Le rispetto tutte. E così vale anche nei confronti delle donne, riesco a farle molto belle perché l’eleganza non è mai volgare.
I collezionisti. Mi immedesimo molto con i collezionisti. Non penso mai a quello che farebbe piacere a me ma a quello che farebbe piacere a loro. E per questo l’autenticità, la firma, la data e la certezza delle edizioni hanno importanza assoluta. Io accompagno i miei lavori con un atto notarile in cui certifico tutti gli elementi della fotografia che stai acquistando. E vendo solo attraverso i miei galleristi. Chi sono i miei collezionisti? Sono prevalentemente uomini. Molti di questi sono in Francia. Le donne vengono da me per i ritratti per lo più.