È infatti pacifico che il cliente che acquista polizze unit linked mira ad attuare investimenti di medio o lungo termine volti a raggiungere obiettivi di pianificazione successoria, ottenendo al contempo una copertura assicurativa per eventi attinenti alla vita umana. Tali differenze strutturali, al netto dei limiti posti dall’art. 41, co. 5 del Codice delle Assicurazioni Private, che, come noto, impongono ad Ivass di definire norme coerenti con le disposizioni in materia di Ucits, avrebbero meritato una più attenta valutazione e una maggiore considerazione, mediante il recepimento dei principi e previsioni dettati per la costituzione e gestione dei fondi di tipo chiuso. Avrebbe potuto, ad esempio, consentire un maggior utilizzo di asset illiquidi.
Le limitazioni oggi previste nel documento in consultazione sono infatti poste nella prospettiva di assicurare liquidità del prodotto lungo tutto il ciclo di vita del medesimo, senza tuttavia considerare che le polizze unit linked sono sottoscritte tipicamente in una prospettiva di lungo periodo, proprio nell’ottica di ottenere rendimenti negli anni o di assicurare il passaggio generazionale.
C’è chi obietta che, laddove collocati presso clienti (tipicamente retail) con limitato grado di conoscenza dei mercati finanziari e da una contenuta capacità di sopportazione delle perdite, prodotti unit linked caratterizzati da una concreta illiquidità potrebbero astrattamente determinare pregiudizi alla clientela.
Resta un altro aspetto da sottolineare: virando di bordo rispetto al passato, Ivass si spinge ad includere le previsioni dello schema di regolamento (ed in particolare le regole sugli attivi sottostanti alle polizze) tra le norme di interesse generale che debbono essere rispettate anche dalle imprese straniere che operano in Italia in regime di libera prestazione di servizi o tramite una stabile organizzazione. In un contesto sempre più transfrontaliero, in cui le nuove tecnologie facilitano l’accesso ai vari mercati nazionali da parte delle imprese assicurative europee, l’imposizione di dazi e gabelle nei contesti domestici produce l’effetto di compartimentare i mercati.
Al contrario, in un’ottica di rafforzamento del processo di integrazione del mercato (anche) assicurativo, un approccio regolamentare maggiormente condivisibile consisterebbe nel tentativo di armonizzare i mercati, al fine di agevolare la circolazione dei servizi resi dalle imprese in tutto il territorio dell’Unione.
Tratto dal Magazine di We Wealth di maggio