Unicredit ha agito in contropiede, portando dal 9 al 21% la sua quota potenziale in Commerzbank, scavalcando così il governo tedesco come maggiore azionista della banca, fermo al 12%. Unicredit ha annunciato la mossa facendo sapere, in contemporanea, di aver presentato alla Bce l’istanza regolamentare per poter salire oltre il 10% e potenzialmente fino al 29,9% della banca tedesca. La mossa arriva dopo che venerdì l’esecutivo guidato da Olaf Scholz aveva fatto sapere che non avrebbe venduto a Unicredit ulteriori porzioni della sua quota azionaria, dopo l’acquisto del 4,5% che aveva già portato l’istituto italiano a una quota del 9%.
Secondo quanto comunicato da Unicredit, la quota in Commerzbank è stata ottenuta attraverso l’acquisto di strumenti finanziari che rappresentano una partecipazione pari all’11,5% del capitale sociale dell’istituto tedesco. L’acquisto effettivo delle azioni avverrà solo in seguito al regolamento fisico della transazione, una volta ottenute le relative autorizzazioni.
“La maggior parte dell’esposizione economica di Unicredit è oggetto di copertura, al fine di assicurare piena flessibilità di rimanere a questo livello, cedere la partecipazione con una copertura in caso di ribassi, o incrementarla ulteriormente, in funzione dell’esito delle interlocuzioni con Commerzbank, i suoi consigli di gestione e di sorveglianza e, più in generale, tutti i suoi stakeholder in Germania”, ha comunicato Unicredit. Precisazioni che fanno capire che non è da escludersi che l’opposizione manifestata in Germania a una vera e propria integrazione possa, alla fine, bloccare i piani di Unicredit.
Nella mattinata di lunedì, l’attenzione si era focalizzata sulle indiscrezioni trapelate dal Financial Times, dalle quali si era capito che l’amministrazione di Commerzbank aveva attivamente pressato il governo tedesco affinché non cedesse il controllo della banca a un player straniero, il quale avrebbe potuto mettere a rischio l’attività di credito alle piccole e medie imprese tedesche. Commerzbank è una banca commerciale di tipo classico, con una larga base di clienti che si aggira attorno agli 11 milioni. Oltre al destino del credito, anche quello dei dipendenti di Commerzbank sarebbe a rischio di fronte alla prospettiva, tutt’altro che remota, di un taglio dei costi in caso di integrazione con UniCredit.
Per il management di Commerzbank, l’attrattiva “sulla carta” per gli azionisti, che potrebbero apprezzare una spinta alla redditività alimentata da un taglio dei costi, andrebbe bilanciata con gli interessi di tutti gli stakeholder, compresa l’economia tedesca nel suo complesso, ha riferito il Financial Times.
Posizioni cui la banca guidata da Andrea Orcel sembra rispondere direttamente nel suo comunicato, in cui Unicredit prevede “un significativo potenziale di creazione di valore che possa essere estratto in Commerzbank, sia in uno scenario standalone che in Unicredit, a beneficio dell’intera Germania e di tutti i suoi stakeholder” — a patto che vengano messe in atto “azioni concrete” nella direzione dell’unione bancaria descritta nel rapporto della Commissione Europea.
“In ciascuno dei 12 mercati in cui è presente in Europa, Unicredit ha dimostrato di essere un operatore di mercato responsabile, impegnato e serio”, si legge nella nota, “con riferimento in particolare alla Germania, il Gruppo è presente nel paese da quasi 20 anni, fornendo supporto ai propri dipendenti e servendo i propri clienti con una gamma di prodotti completa e competitiva”.