Il 37% dichiara che la crisi ha permanentemente alterato l’enfasi sulla salute e la sicurezza degli impiegati, ma anche le pratiche e le politiche di remote working (31%) e le strategie di marketing e comunicazione (28%)
Quasi la metà dei top manager ritiene che la propria azienda non stia intraprendendo le misure necessarie per affrontare questo contesto. E il 52% teme che la carenza di talenti renda l’organizzazione più vulnerabile
Simon Freakley: “La crisi ha dimostrato come un singolo evento dirompente possa avere un effetto riverberante su aree geografiche, settori e società. L’interruzione non è una novità, ma il ritmo con cui impone il cambiamento sta accelerando”
Le aziende sono pronte al cambiamento?
Certo in questo contesto, e per ogni settore, l’emergenza sanitaria ha modificato il modo in cui tali leader fanno affari e le imprese che hanno ottenuto buoni risultati, secondo lo studio, sono quelle che sono state in grado di anticipare i cambiamenti a lungo termine. Il 37%, per esempio, dichiara che la crisi ha permanentemente alterato l’enfasi sulla salute e la sicurezza degli impiegati, ma anche le pratiche e le politiche di remote working (31%), le strategie di marketing e comunicazione (28%), i canali di vendita dei clienti (28%) e le loro richieste (27%). E molti dirigenti sembrerebbero non avere fiducia nella capacità della propria azienda di resistere al blocco delle attività e alle sue conseguenze (specialmente quando si tratta di giovani). Quasi la metà del campione ritiene infatti che la propria impresa non stia intraprendendo le misure necessarie per assicurarsi di essere in una posizione ottimale per affrontare questo contesto, una vulnerabilità che si traduce anche in una certa insicurezza lavorativa.
Focus sul settore dei servizi finanziari
Le società del settore dei servizi finanziari, in particolare, sembrerebbero intanto aver dimostrato una migliore tenuta rispetto all’intero campione (l’analisi complessiva ha coinvolto anche aerospazio e difesa, automotive, prodotti di consumo, media e intrattenimento, retail, tech e telecomunicazioni). Eppure, il 54% rivela una carenza di talenti nella propria organizzazione (una percentuale che sale al 75% per i top manager giapponesi) e il 40% teme di perdere il proprio lavoro a causa delle interruzioni alle attività che il proprio settore dovrà affrontare (in questo caso si parla del 59% per il Giappone). Tra l’altro, i leader del comparto assicurativo e quelli del settore “pagamenti e fintech” sono maggiormente preoccupati del fatto che le proprie aziende non stiano mettendo in atto le misure necessarie, con picchi che raggiungono rispettivamente il 67 e il 61% contro il 48% della media globale dei servizi finanziari.