Le imprenditrici hanno registrato un aumento del +54% del volume dei deal di venture capital tra novembre e dicembre dello scorso anno
Nel 2010 si contavano meno di 100 “angeli” al femminile negli Stati Uniti. Oggi, quel numero si sta avvicinando a 1.000. E investono sempre più in startup al femminile
Le ricadute della crisi pandemica hanno avuto un impatto maggiore sulle startup al femminile. E i dati lo confermano. Meno noto è il recupero che abbraccia gli ultimi due mesi dello scorso anno, che ha visto le imprenditrici registrare un aumento del +54% del volume dei deal di venture capital, a fronte del +24% delle società fondate esclusivamente da uomini. Mentre il numero delle business angel continua a crescere, direzionando capitali proprio verso le aziende in “rosa”.
A scattare la fotografia è la terza edizione del rapporto “All in: female founders in the Us venture capital ecosystem”, condotto da PitchBook in collaborazione con Beyond the billion e J.P.Morgan. Uno studio che analizza non solo gli effetti dirompenti dell’emergenza epidemiologica, ma anche il modo in cui le imprenditrici al femminile stanno affrontando oggi la crisi economica globale, trovando nelle sue ceneri nuova linfa.
Il mercato del venture capital nel suo complesso, osservano i ricercatori, non ha accantonato un anno tutto sommato negativo. Rispetto al 2019, l’ecosistema delle startup statunitensi ha messo a segno un incremento del 16,2% dell’ammontare investito. Lo stesso non lo si può dire per le startup fondate da donne, che hanno registrato nell’anno un calo dell’ammontare investito del 3,0% e del numero di operazioni del 2,2%. In altre parole, scrive
PitchBook, “la torta era più grande ma le fondatrici ne ricevevano una fetta più piccola”. Dopo un secondo e un terzo trimestre col freno a mano tirato però, le circostanze sono iniziate a cambiare nel quarto, quando il valore delle operazioni è impennato del 19,5% per le donne a fronte di un calo del 7,4% del mercato complessivo.
Ma la crisi ha avuto un impatto anche sulle valutazioni. Specie nella fase di “early stage”. La valutazione media per l’intero ecosistema nella fase early stage è aumentata del 15,4% tra il 2019 e il 2020, a dispetto della pandemia, ma per le società fondate da donne si parla di un incremento di appena il 4%. Il risultato è stato un divario di ben 4 milioni di dollari (30 milioni contro 24 milioni). Un gap che si è protratto nel 2021 (45,7 milioni contro 40 milioni). E la storia si ripete in qualche modo anche nella fase “late stage”: in questo caso il mercato complessivo ha registrato un aumento del 12,7% anno su anno a fronte del 7,2% per quelle a guida femminile.
Un tema a sé state è quello degli angel investor. Nel 2010, dati PitchBook mostrano come si contassero meno di 100 “angeli” al femminile in tutto il paese. Oggi, quel numero si sta avvicinando a 1.000. Tra il 2010 e il 2020, infatti, il numero di angel investor donna attivo negli Stati Uniti è cresciuto di oltre il 1.100%. La prima impennata è stata registrata nel 2014, quando si parlò del +83,5%. Poi nel 2018, quando è “venuto alla ribalta il movimento #MeToo”, spiegano i ricercatori. Tra il 2018 e il 2019 il numero di angeli al femminile è salito infatti del 37,8%. Quanto al volume d’affari, tra il 2015 e il 2017 le donne hanno investito in un minor numero di startup fondate da altrettante donne, riportando un calo del 21,2% in tre anni. Nel 2018 la tendenza si è improvvisamente invertita, con un volume d’affari in crescita del 23,3% in un solo anno. Oggi quasi il 30% degli investimenti degli angeli al femminile è destinato a società fondate da donne.
Le imprenditrici hanno registrato un aumento del +54% del volume dei deal di venture capital tra novembre e dicembre dello scorso annoNel 2010 si contavano meno di 100 “angeli” al femminile negli Stati Uniti. Oggi, quel numero si sta avvicinando a 1.000. E investono sempre più in startup al femminil…