In Italia, il 15% degli adulti laureati guadagna meno della metà del reddito mediano
Il Belpaese si colloca al quartultimo posto per rendimento finanziario dei titoli di studio
Le donne sono le più svantaggiate: guadagnano circa il 25% in meno rispetto agli uomini nella media Ocse
Il rapporto tra istruzione universitaria e mondo del lavoro in Italia è dunque piuttosto contraddittorio e lascia i giovani in balia delle onde. Se da un lato il conseguimento di un titolo di studio d’istruzione terziaria sta crescendo, soprattutto per le generazioni più giovani, dall’altro il 15% degli adulti laureati guadagna meno della metà del reddito mediano. La situazione resta critica se si considera la forbice di giovani laureati tra i 25 e i 34 anni, dove il vantaggio in termini di reddito scende al 19%, contro il 38% della media dei paesi dell’Ocse.
Una disuguaglianza anche di genere
Il rendimento finanziario delle lauree in Italia amplia la forbice anche tra uomini e donne: se queste ultime guadagnano circa il 25% in meno rispetto agli uomini nella media Ocse, in Italia questa percentuale sale addirittura al 30%. A essere più svantaggiate sono le lavoratrici tra i 35 e i 44 anni, che percepiscono uno stipendio inferiore del 36%, mentre sono più “fortunate” quelle appartenenti al range tra i 55 e i 64 anni.
Italia al terzo posto per “Neet”
Il Belpaese, inoltre, si colloca al terzo posto tra i paesi dell’Ocse con il maggior numero di giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano un corso di formazione, i cosiddetti “Neet” (Neither in Employment nor in Education or Training). Il 26% dei giovani tra i 18 e i 24 anni appartiene a questa categoria, contro il 14% della media Ocse, una quota che aumenta ancora di più se si considera la fascia tra i 20 e i 24 anni: il mercato del lavoro, in questo caso, sembra essere off-limits per il 28% degli uomini e il 29% delle donne. Anche in questo caso, infatti, le giovani risultano svantaggiate. Nonostante il livello d’istruzione sia per loro più elevato, il tasso di giovani Neet raggiunge il 37% per la fascia compresa tra i 25 e i 29 anni, mentre cala al 26% per gli uomini della stessa età.