6) Dimensioni
Più grande è l’opera, maggiore è il prezzo della stessa. Sbagliato! Contrariamente a ciò che si potrebbe ritenere, anche a parità di condizioni non sempre l’opera più grande è quella che vale di più.
Dimensioni “esagerate”, infatti, paradossalmente deprezzano l’opera, che sarà meno agevole da trasportare e/o da collocare in una collezione privata.
7) Certificazione di autenticità
Passaggio obbligato, la certificazione della paternità artistica è, assieme alla provenienza, l’elemento cui prestare maggiore attenzione in una compravendita (ed infatti una due diligence legale si focalizza proprio su una verifica dell’autenticità e della legittima provenienza, oltre che su una disamina del titolo di proprietà, del regime di circolazione e dello stato di conservazione).
Il rilascio di una “patente di autenticità” (la c.d. “autentica”) è anche un obbligo di legge, in quanto l’art. 64 CBC obbliga il venditore a consegnare all’acquirente la documentazione attestante l’autenticità dell’opera o a rilasciare un’autodichiarazione.
La certificazione di autenticità è rilasciata dall’artista o, ai medesimi fini (perché, da un punto di vista strettamente legale, è cosa in verità diversa), può avere valore anche quella emessa dall’archivio o dalla fondazione di riferimento. In difetto, si potrà ricorrere all’expertise, con l’avvertenza, tuttavia, che detta altro non è che un’opinione, come tale necessariamente ancorata alla caratura scientifica del soggetto che la rende. Va da sé, allora, che bisogna saper “leggere” le expertise, perché ce ne sono a bizzeffe prive di valore (sono le c.d. “letterine”, come le chiamava Federico Zeri).
8) Provenienza
Ai fini della stima dell’opera d’arte, la provenienza che rileva non è solo quella relativa “all’ultimo passaggio”, in quanto provenienze illustri, anche risalenti nel tempo, aumentano sensibilmente il valore di un’opera.
Si dovrà, perciò, porre sotto la lente l’intera storia dell’opera, indagando se quest’ultima sia appartenuta a collezionisti prestigiosi o a gallerie di chiara fama.
Non senza dimenticare, peraltro, che in alcuni casi la provenienza (per esempio, il gallerista di riferimento) è, altresì, un indiretto indice di autenticità. E cosa dire, per esempio, delle opere realmente transitate per le mani di mercanti del calibro di Kahnweiler, Vollard, Cardazzo?
9) Curriculum espositivo
Esposizioni (personali o collettive) presso musei e/o gallerie incrementano senz’altro la quotazione di un’opera.
Rileva, tuttavia, il peso specifico della singola esposizione: meglio prediligere le rassegne dotate di caratura internazionale (per esempio, Biennale di Venezia o dOCUMENTA a Kassel) e le antologiche acclamate dalla critica.
10) Bibliografia
Il dato è lapalissiano: una maggior o minor bibliografia influenza non poco il valore dell’opera.
In presenza di un catalogo generale o ragionato, anzitutto è da verificare se il lavoro in esame vi sia incluso o meno, anche in ragione del fatto che l’eventuale pubblicazione ne attesta indirettamente l’autenticità (è notorio, peraltro, che, per alcuni artisti “top level”, l’assenza ne renderebbe la vendita molto meno agevole).
Ma non basta: a far lievitare il prezzo concorre, ancor più, la presenza di pubblicazioni, specie se in volumi “di riferimento” per l’artista in questione. Con l’avvertenza che conta, ovviamente, la modalità della riproduzione dell’opera: se a colori, a piena pagina, in copertina, ecc.
11) Stato di conservazione
Il valore di un’opera cambia radicalmente in ragione del differente stato di conservazione: prima di procedere all’acquisto di un’opera, quindi, è buona norma esaminare il c.d. “condition report”, che deve essere recente e redatto da un professionista di chiara fama.
Si presti attenzione, in particolare, se è un’opera che è stata rintelata, se vi sono cadute di colore o di materia pittorica e se, e come, sono stati condotti eventuali interventi di restauro, conservativo ovvero di ripristino.
12) Conoscenza da parte del mercato
Non di rado il connaisseur predilige un lavoro non sul mercato (c.d. “off market”), in quanto ciò conferisce allo stesso un’aura di esclusività.
Molto appetibili sono anche le opere c.d. “fresh to market”. Per converso, molti passaggi di mano ravvicinati nel tempo influiscono sul prezzo in senso negativo: come mai l’opera ha “cambiato chiodo” con tanta frequenza?
13) Dichiarazione dell’interesse culturale (la c.d. “notifica”)
La notifica rappresenta l’atto con il quale l’amministrazione comunica formalmente la dichiarazione dell’interesse culturale di un’opera d’arte, ma, per effetto di una sineddoche che ormai è prassi, il termine “notifica” viene utilizzato anche per riferirsi al regime di tutela che alla notifica consegue.
Contrariamente a ciò che ci si potrebbe attendere, la notifica deprezza il valore dell’opera, in quanto per effetto del vincolo il proprietario subisce pesanti limitazioni: restrizioni all’esportazione, prelazione in caso di compravendite, conferimenti in società o altre ipotesi di trasferimento del bene che non abbiano causa gratuita, e altro.
A chiusura d’argomento, va notato che, a differenza di altri beni, l’opera d’arte può mutare rapidamente il suo valore nel tempo. Proprio per questo, comprendere i criteri che “guidano” la stima dell’opera (che, pertanto, è buona norma ripetere nel tempo) è essenziale anche per monitorare l’adeguatezza di una polizza assicurativa “a stima accettata” ovvero per disporre consapevolmente del proprio patrimonio a beneficio dei familiari, evitando iniquità o, peggio, lesione di diritti inviolabili.