L’anno scorso c’è stato un record di 248 Ipo di spac, più dei 12 anni precedenti messi tutti insieme
Le spac piacciono alle aziende, agli sponsor e agli investitori. Ma sono davvero interessanti?
Perché le spac sono diventate così popolari?
Ricordiamo che la spac, acronimo di Special purpose acquisition company, è un veicolo di investimento costituito per raccogliere capitali sul mercato attraverso la quotazione in Borsa; i capitali raccolti nella Ipo sono destinati a essere impiegati per un’operazione di acquisizione di una società target.
Questi veicoli sono diventati molto popolari, ma cosa c’è dietro questo entusiasmo? Una recente analisi di Schroders analizza come funzionano, chi ci guadagna e se siano davvero interessanti.
Tra i vantaggi c’è innanzitutto il fatto che in caso di insuccesso dell’iniziativa, gli investitori ottengono il rimborso dei capitali con una remunerazione minima data dagli investimenti del escrow account.
In secondo luogo la valutazione e acquisizione dell’azienda-target è solitamente effettuata a sconto rispetto ai valori di mercato, a cui si aggiunge la riduzione dei costi sostenibili in una normale operazione Ipo, avendo perciò un potenziale di rivalutazione immediato delle azioni quotate sul mercato.
A promuovere la spac è uno “sponsor” solitamente incarnato da un fondo di venture capital. Si tratta di società la cui unica funzione è quella di essere una “scatola piena di denaro” o “un assegno in bianco” utile a completare un piano di acquisizione. Se il tempo di 24 mesi (in alcuni casi fino a 36) scade senza successo, la Spac viene liquidata e gli azionisti rimborsati con gli interessi.
Un altro vantaggio è la trasparenza di costi e gestione dell’operazione con assenza di fee e commissioni. L’investitore decide sulla validità della proposta di acquisto della società target offerta dagli sponsor, sulla base di informazione di buona qualità ed ha, inoltre, possibilità di recuperare il proprio investimento prima del completamento del ciclo di esistenza del fondo, sia tramite recesso che tramite la vendita delle proprie azioni spac a fronte di un loro possibile rialzo sul mercato.
Per ultimo, la presenza di warrant che danno potenzialmente un certo grado di protezione anche in caso di recesso e che comunque comportano un possibilità notevole di incremento dei profitti senza alcune costo aggiuntivo da parte degli investitori. Poiché gli investitori in una Ipo hanno la possibilità di riscattare le proprie azioni per ciò che hanno pagato più gli interessi, hanno sostanzialmente una garanzia di rimborso. Inoltre, hanno un certificato di garanzia, che può essere molto prezioso se la spac ha successo. Il warrant è come una scommessa senza rischi sul successo della spac.
Allora cosa non convince?
Le spac piacciono alle aziende, agli sponsor e agli investitori. Allora cosa non convince? Diverse cose, in realtà. Investire dopo l’Ipo non è un gran affare. In primo luogo, mentre gli investitori Ipo ottengono azioni e warrant, quelli che acquistano azioni nel mercato posteriore ottengono solo azioni. È una prospettiva molto meno attraente. Sebbene le spac raccolgano 10 dollari per azione dagli investitori nelle loro Ipo, nel momento in cui la spac mediana si fonde con un obiettivo, detiene solo 6,67 dollari di liquidità per ogni azione in circolazione. Per la grande maggioranza delle spac, i prezzi delle azioni post-fusione diminuiscono, in media più di un terzo entro un anno dalla fusione e questi cali di prezzo sono altamente correlati con l’entità della diluizione, o deficit di cassa, in una spac.
Per gli investitori che entrano a fusione già avvenuta, dunque, le cattive soprese sono dietro l’angolo. E anche per gli altri monetizzare con tempismo è cruciale. La diluizione del potere di acquisto che gli investitori subiscono a beneficio degli sponsors ai quali viene attribuita una certa quantità di azioni (tra il 20 e il 25% del pacchetto azionario della spac), anche se l’impatto negativo della diluzione sarebbe mitigato nel caso in cui il fondo spac acquisisca solo una partecipazione della società target.
La fusione con una spac sarebbe preferibile a un’Ipo?
Molte aziende private che pensano di diventare pubbliche vogliono sapere se la fusione con una spac sarebbe preferibile a un’Ipo. Per gli esperti di Kpmg la risposta breve è: dipende. “Sebbene un’azienda privata possa trovare alcuni vantaggi in una fusione Spac, come la velocità e un prezzo garantito, ha le sue sfide. Uno dei più grandi di questi è trovare lo sponsor Spac più adatto in un mare di possibilità.