Anche se le istituzioni di vigilanza europeee (Esa) e lo stesso presidente della vigilanza Bce, Andrea Enria, hanno lanciato forti avvertimenti sui mesi difficili che attendono il comparto bancario, S&P Global Ratings resta convinta che le banche europee rimarranno solventi anche in caso di recessione. Pertanto, l’arrivo di una crisi economica europea non dovrebbe far scattare un deterioramento nei rating delle banche. Nonostante la solvibilità del sistema bancario nel suo complesso resterà solida, secondo S&P, si osserverà comunque una frenata degli utili delle banche dovuta allo scenario economico negativo.
Il giudizio benigno di S&P è dovuto al sostanziale rispetto, fra le banche dei vari Paesi, del cosiddetto obiettivo Mrel, ossia il “requisito minimo per i fondi propri e le passività ammissibili’. Ammissibili per cosa? Al famigerato bail-in, la procedura di risoluzione che appiana le perdite degli istituti bancari garantendone la solvibilità con risorse “interne”. Fra le passività ammissibili rientano, ad esempio, le obbligazioni subordinate, il cui rimborso viene negato in caso di bail-in della banca.
Ebbene, le banche europee che, in caso di crisi, potrebbero non disporre di risorse interne sufficienti a evitare l’insolvenza mediante il bail-in sono, un numero abbastanza ridotto, ha scritto S&P nel suo report “The Resolution Story For Europe’s Banks”. Secondo i dati del Single resolution board, l’agenzia europea per le risoluzioni bancarie, gli obiettivi aggregati per i Mrel vedevano un ammanco di 36,7 miliardi di euro, “un importo insignificante” rispetto al totale di 2mila miliardi di euro di Mrel del 31 marzo 2022.
Tale ammanco, tuttavia, si trova concentrato in Grecia (quasi 12 miliardi) e in Italia (8 miliardi). In particolare, in Italia il sistema bancario avrebbe bisogno di emettere più obbligazioni subordinate (barra gialla del grafico in basso), le stesse che furono azzerate nelle infauste esperienze delle quattro banche salvate dal governo Renzi.
“I piani di finanziamento delle banche dell’Ue indicano che l’emissione di strumenti Mrel subordinati [cioé potenzialmente soggetti a bail-in, Ndr.] è destinata ad aumentare gradualmente nel 2022-2024”, ed “è destinata a sostenere la crescita delle attività e a colmare l’attuale carenza”, ha scritto S&P.
Per quanto riguarda l’efficacia del bail-in come strumento di stabilità per gli attori bancari è difficile esprimersi sulle poche esperienze europee nel quale è stato messo in pratica (in Italia è sempre stato scongiurato da misure straordinarie per evitare di colpire i correntisti). “I progressi compiuti dalle banche in materia di risolvibilità aumentano la credibilità del meccanismo di risoluzione, ma il bail-in bancario per le banche europee più grandi e di importanza sistemica e non è ancora stato messo alla prova“, ha affermato S&P.
Lo ricordiamo, il bail-in è nato per limitare i salvataggi bancari con denaro pubblico; il rovescio della medaglia è che i sottoscrittori di bond bancari e correntisti sopra i 100mila euro devono fare analisi extra per capire a quali rischi vanno incontro quando depositano o prestano denaro alle banche più vulnerabili.
Banche, dalla Bce l’appello alla prudenza
Nel frattempo, il 4 aprile, il presidente della vigilanza Bce, Andrea Enria, è tornato ad avvertire le banche sull’esigenza di un’impostazione più prudente dei rispettivi bilanci, per fare fronte a uno scenario economico che potrebbe essere anche peggiore del previsto. “Credo che gli eventi dell’ultimo decennio dovrebbero portare sia le autorità di vigilanza che le banche ad essere umili riguardo alla capacità predittiva dei loro modelli in un mondo soggetto a importanti cambiamenti strutturali”, ha affermato Enria da un evento tenutosi a Vienna, “sento che si sta diffondendo un atteggiamento sempre più ottimista, che genera una certa riluttanza da parte delle banche a impegnarsi seriamente in discussioni di vigilanza sui rischi al ribasso alla base delle prospettive macroeconomiche e finanziarie”.