- L’indice Russel 2000 è salito del 24% da inizio 2020, a fronte del 60% dell’S&P 500. Un divario insolitamente ampio
- Tra i titoli colpiti figurano aziende attive nei servizi di pubblica utilità e nelle telecomunicazioni, come Gogo, Vertex Energy e Middlesex Water
- Haefele, Ubs Gwm: “Riteniamo che molti dei venti contrari che hanno contribuito alla sottoperformance delle small cap dovrebbero iniziare a dissiparsi”
Con l’intelligenza artificiale generativa che continua ad alimentare il rally azionario, le “piccole” della Borsa americana stanno incassando la peggiore performance rispetto alle large cap da oltre 20 anni. L’indice Russel 2000 è salito del 24% da inizio 2020, a fronte del 60% dell’S&P 500. Un divario insolitamente ampio, figlio degli ultimi anni in cui le small cap con bilanci relativamente deboli sono state danneggiate dall’inflazione elevata e dall’aumento dei costi di finanziamento, scoraggiando gli investitori.
Il rally delle small cap si è affievolito
“Investo nelle small cap da circa un trentennio e non ho visto grandi capitali fluire in questo settore dal 2016-2017”, ha dichiarato al Financial Times Greg Tuorto, small cap portfolio manager di Goldman Sachs asset management. “Per far decollare davvero le small cap c’è bisogno di un po’ di avidità, magari di una ripresa delle fusioni o acquisizioni o di un mercato delle Ipo in piena espansione”, ha aggiunto. L’S&P 500 è cresciuto costantemente da inizio novembre, grazie ai forti utili e all’entusiasmo per il boom dell’Ai. Al contrario, il rally delle small cap iniziato negli ultimi mesi del 2023 si è affievolito quest’anno, ampliando un divario di performance già rilevante. Tra i titoli colpiti figurano aziende attive nei servizi di pubblica utilità e nelle telecomunicazioni, come Gogo, Vertex Energy e Middlesex Water.
Fonte: Financial Times
Cosa aspettarsi dalle prossime mosse della Fed
Come risulta evidente dal grafico, a parte un breve periodo di sovraperformance nel 2020 durante le prime fasi del covid-19, dal 2016 le small cap sono rimaste indietro rispetto alle large cap. Sebbene vi siano segnali che indicano che il rally del mercato azionario stia iniziando a estendersi oltre i principali titoli tech, spiega il quotidiano economico-finanziario britannico, l’inflazione ostinata e la tenuta del mercato del lavoro hanno recentemente contribuito a far accettare ai trader che i tassi di interesse potrebbero rimanere più alti più a lungo di quanto previsto solo pochi mesi fa. Nel peggiore dei casi, qualora la Federal Reserve fosse costretta a tenere i tassi fermi per mesi o addirittura ad alzarli, le “piccole” del listino potrebbero risultarne sfavorite.
Dati Lseg visionati dal FT mostrano come gli utili del quarto trimestre delle società del Russell 2000 siano calati del 17,6% su base annua; quelli delle società dell’S&P 500 sono invece saliti di circa il 4%, anche se gran parte dell’aumento è stato trainato dai cosiddetti “Magnifici 7” (Apple, Microsoft, Meta, Amazon, Alphabet, Nvidia e Tesla). Ciononostante, a meno che non si verifichi la tanto temuta recessione, gli utili delle società a piccola capitalizzazione dovrebbero migliorare con l’inizio della discesa dei tassi. Le ultime mosse del presidente della Fed, Jerome Powell, hanno spinto il Russell 2000 a salire di un punto percentuale in più rispetto all’S&P 500. Gli analisti intercettati dal FT prevedono una crescita degli utili del 14% per le società del Russell 2000 quest’anno.
Small cap scambiate in sconto storico
Secondo Jill Carey Hall, strategist azionario di Bank of America, le valutazioni più basse delle small cap sono di buon auspicio per i rendimenti. Il settore è stato infatti scambiato storicamente a multipli simili a quelli dell’S&P 500 ma, grazie all’impennata delle large cap degli ultimi mesi, ora è scambiato a uno sconto quasi record. “L’unica volta che si sono visti multipli relativi così bassi è stato nel 1999 e nel 2000 e, alla fine, è stato un grande decennio per le small cap”, osserva Hall. Secondo Mark Haefele, chief investment officer di Ubs global wealth management, in presenza di un rischio crescente di eccessiva concentrazione nei portafogli, l’aggiunta di small e mid cap ha tra l’altro il potenziale di incrementare i rendimenti e migliorare la diversificazione a lungo termine.
Mid e small cap: come investire adesso
“È indubbio che l’intelligenza artificiale abbia un notevole potenziale di trasformazione dei settori. Ma ci sono altri temi di crescita strutturale che, a nostro avviso, dovrebbero continuare a guidare la performance delle società collegate. Tra questi, la transizione energetica, la disruption sanitaria e la scarsità d’acqua. Molte piccole società operano in questi settori a forte crescita”, dichiara Haefele. “Dall’ultima riunione del Federal open market committee è emerso che la banca centrale statunitense è destinata a tagliare i tassi di interesse quest’anno. Poiché quasi la metà del debito detenuto dalle società del Russell 2000 è a tasso variabile, rispetto a circa un decimo per le società a grande capitalizzazione, i tagli potranno ridurre rapidamente le spese per interessi delle small cap”, spiega.
Lo stesso vale per le mid e small cap dell’Eurozona, aggiunge. La Banca nazionale svizzera è stata la prima grande banca centrale a iniziare a tagliare i tassi la scorsa settimana e Ubs prevede tagli da 100 punti base da parte della Bce nel 2024. “Quindi, pur continuando a mantenere una visione costruttiva sulla tecnologia, consideriamo i titoli a piccola e media capitalizzazione come un mezzo per gli investitori di diversificare al di là del settore”, affermano Haefele. “Riteniamo che molti dei venti contrari che hanno contribuito alla sottoperformance delle società più piccole dovrebbero iniziare a dissiparsi e che un’esposizione adeguata a questo segmento offra vantaggi in un portafoglio diversificato”.