Lo scorso aprile si è chiusa senza esito la sesta asta per la vendita del Casino dell’Aurora, quotato con base d’asta a 377 milioni di euro. L’edificio, che ospita Giove, Nettuno e Plutone, unico affresco attribuito a Caravaggio, è oggetto della battaglia legale tra gli eredi di primo letto e la terza moglie del defunto principe Niccolò Boncompagni Ludovisi.
La storia
Villa Ludovisi – di cui il Casino dell’Aurora (o Del Monte) fa parte – fu costruita nel 1621 su richiesta del cardinale Ludovico Ludovisi dopo l’acquisto del vecchio Palazzo Orsini e delle terre circostanti (per un totale di più di 30 ettari). Dopo il restauro di Domenichino e di André le Notre (già architetto di Versailles), Ludovisi riempì la villa di opere d’arte, più di 450 sculture e floridi giardini, attirando anche la visita di personalità quali Goethe e Schiller. Alla sua morte Villa Ludovisi passò più volte di mano e fu in gran parte abbandonata, fino a quando gli eredi della famiglia Boncopagni-Ludovisi decisero di lottizzare i terreni a fine ‘800. Tutti gli edifici originari di Villa Ludovisi andarono distrutti, ad eccezione del Casino dell’Aurora e parte di Palazzo Grande (oggi sede dell’ambasciata statunitense in Italia).
Gli affreschi
Il Casino deve il suo nome all’affresco raffigurante la dea Aurora realizzato nel 1621 da Giovanni Francesco Barbieri (conosciuto come il Guercino). La volta del pian terreno è occupata dalla dea seduta su un carro, preceduta delle Ore e seguita dal marito Tritone, mentre annuncia il nuovo giorno. L’affresco dell’Aurora non è però il pezzo forte dell’edificio, che ospita – oltre ad altri affreschi di Domenichino e Paul Bril – l’unica pittura su muro attribuita al Caravaggio. L’affresco Giove, Nettuno e Plutone è stato realizzato dall’artista tra il 1597 e il 1600 su richiesta del Cardinal del Monte. Il tema non è casuale: il cardinale era un appassionato alchimista e la pittura si trova nel suo “gabinetto alchemico”, in una delle stanze di Villa Ludovisi. Riscoperto nel 1969 dalla storica dell’arte Giuliana Zandri, il dipinto a olio raffigura Giove, Nettuno e Plutone attorno ad una sfera luminosa e trasparente, in cui ruotano i segni zodiacali. Le tre divinità rappresenterebbero dunque la trasmutazione della materia nei tre stati solido, liquido e gassoso da cui si genera la pietra filosofale (intesa nel dipinto come l’intero universo).
La vicenda legale
Nel 2018, alla morte di Niccolò Boncompagni Ludovisi (ultimo erede della dinastia), è sorta una lite tra i figli di primo letto e la terza moglie Rita Jenrette Boncompagni Ludovisi per la divisione dell’eredità del principe. Per trovare una soluzione alla controversia familiare, nel gennaio 2022 il Casino dell’Aurora è stato messo per la prima volta all’asta, quotato da Alessandro Zuccari per l’astronomica cifra di 471 milioni di euro. Tra il 2022 e il 2023 l’immobile è finito all’asta per ben sei volte – sulla piattaforma dedicata di Fallco Aste, connessa direttamente al portale delle vendite pubbliche del Ministero della Giustizia – arrivando al prezzo “ribassato” di 377 milioni di euro. Nonostante tutto, nessun compratore sembra essere interessato ad acquistare l’edificio a questo prezzo e l’unica inquilina, Rita Jenrette, è stata sfrattata lo scorso aprile per decisione del tribunale. L’idea, così come più volte dichiarato dal sottosegretario alla cultura Lucia Bergonzoni, è quella che lo Stato intervenga nella compravendita esercitando il diritto di prelazione qualora un privato faccia un’offerta alle prossime aste. I tempi sono tuttavia prematuri, visto l’ingente costo dell’immobile, ma rimaniamo in attesa di un ribassamento per conoscere la sorte del Casino dell’Aurora.
Foto di copertina: credits Google Arts & Culture