È un fatto che il sistema economico è in profondo mutamento e che nei prossimi anni continuerà a cambiare. L’imprenditore – più di altri soggetti – non può farvisi trovare impreparato: le sue esigenze di pianificazione patrimoniale differiscono da quelle degli altri, e su quelle degli altri influiscono: sono le imprese che creano il tessuto della ricchezza nazionale. In quest’ottica nasce il team imprese di Banca Investis: un pool strutturato di professionisti con l’ambizione di essere un «partner totale» per l’imprenditore e la sua azienda «per i prossimi dieci, venti, trent’anni». A spiegarcelo è Gianluca Scquizzato, a guida della nuova squadra di Banca Investis in qualità di head of entrepreneurs team. “Totale” vuol «dire essere in grado, con l’imprenditore, di pianificare le strutture, la strategia dell’azienda. Un banker deve essere in grado di parlare di strategie aziendali, di dare consigli in merito: dal wealth planning all’advisory di M&A alla parte legale e fino alnetworking. Per i già clienti e per quelli del futuro». Di seguito, l’intervista completa.
Dr. Scquizzato, come è arrivata la decisione di strutturare una squadra dedicata alle imprese all’interno della divisione private banking di Banca Investis?
«È il mercato che ce lo ha chiesto. Il mercato italiano dell’imprenditoria sta mutando profondamente. Siamo nel bel mezzo del più grande passaggio generazionale di ricchezza mai avvenuto. E il passaggio generazionale della ricchezza non è solo quello della “moneta”, ma dell’intero ecosistema imprenditoriale, che riguarda i milioni di famiglie che vi lavorano. È un punto – questo delle famiglie impiegate nell’impresa – che sta molto a cuore agli imprenditori. Di qui la decisione con Stefano Vecchi (ceo di Banca Investis) e Giovanni Schiaffino (head of private banking di Banca Investis, ndr) di far nascere questa squadra al fine di trattare temi patrimoniali che esulano dalla mera gestione del patrimonio liquido. Banca Investis offre agli imprenditori interlocutori in grado di trattare temi trasversali, che vanno dalla trasmissione generazionale alla strategia dell’azienda».
«Una banca di wealth management deve saperlo fare. Il banker non sarà più “solo” ad assistere la famiglia imprenditoriale, ma avrà alle sue spalle un’intera banca in grado di dare risposte variegate a tematiche complesse».
Quali sono le esigenze patrimoniali specifiche dell’imprenditoria italiana in questo momento, che cosa cerca questo segmento di mercato?
«Il mondo della piccola e media imprenditoria italiana dovrà vivere una stagione di aggregazioni o comunque di “spinta” attraverso l’ingresso nel capitale sociale di financial sponsor o di altri soggetti industriali maggiori: lo richiede il mondo globale. La pmi, per essere competitiva in tutto il globo, deve aggregarsi. L’imprenditore ha necessità di garantirsi un interlocutore valido tanto per il passaggio generazionale della famiglia quanto dell’azienda. Ecco perché nel nostro team saranno presenti anche figure specializzate nelle operazioni straordinarie, per valutare insieme agli imprenditori la possibilità di aggregazione o dell’ingresso di capitali esteri nei prossimi anni».
«Non si dimentichi che gli imprenditori hanno poco tempo: occorrono dunque professionisti e strategie in grado di agire in modo estremamente efficace. In questo modo si potrà garantire serenità in vista del passaggio generazionale della ricchezza, e non solo. Serve un partner, ma nel 2024 non si può pensare che sia un banker singolo, spesso visto solamente come venditore di prodotti».
Può farci qualche esempio di quali saranno i nuovi servizi forniti dal team imprenditori di Banca Investis?
«Innanzitutto, ci occuperemo di costruire i veicoli più corretti. Può sembrare assurdo, ma vi sono ancora aziende (anche capaci di fattura 60 milioni di euro all’anno) in capo a persone fisiche. Poi, quando si affacciano sul mercato dei capitali per reperire risorse, scoprono di avere strutture fiscali del tutto inefficienti. È qui che deve entrare in gioco il wealth planning, quello vero: una messa a punto della struttura patrimoniale dell’impresa prima che certi eventi accadano. Una volta creato l’ecosistema migliore, anche grazie alla scelta dei veicoli più adatti, lo si deve integrare con la consulenza evoluta».
«È questo un aspetto fondamentale per dare un imprinting forte al patrimonio dell’imprenditore. Sono i temi più importanti per i prossimi anni: bisogna strutturarsi per non rischiare di dare un’impressione di arretratezza quando ci si interfaccia con gli interlocutori finanziari, siano essi investitori istituzionali o semplicemente sponsor finanziari. Una banca wealth deve accompagnare gli imprenditori in queste scelte».
Quali sono i settori che attualmente sono maggiormente rappresentati nella clientela imprenditoriale di Banca Investis?
«Sicuramente il manifatturiero. Ma i servizi sono in crescita. Allargando lo sguardo all’Italia intera, è chiaro che il nostro mondo imprenditoriale è organizzato in distretti: in Piemonte risiede soprattutto il manifatturiero dell’automotive, l’industria dolciaria, il food. In Emilia l’innovazione meccanica, gli imballaggi. Tutti gli imprenditori sono diversi, ma le loro esigenze sono simili. L’obiettivo di questo team è anche quello di intraprendere un percorso culturale, far fare un salto di pensiero, sia sull’allocazione degli asset che sulle strategie aziendali. Per quanto riguarda il primo punto, è fondamentale far capire che non esistono solo i Btp: bisogna esser capaci di intercettare i grandi temi globali di investimento affacciandosi anche al private equity, passando dall’essere solo imprenditori a essere (anche) investitori».
«Spesso la possibilità dell’ingresso di nuovi soci in azienda spaventa: poi però, una volta fatti i primi incontri con i possibili investitori, si coglie appieno la potenzialità dell’opportunità in questione, al di là delle fisiologiche criticità. Le pmi italiane spesso sono delle multinazionali, esportando in tutto il mondo. Accettare l’ingresso di nuovi investitori – diminuendo la propria presenza relativa nel capitale – permette al proprio ecosistema di crescere enormemente. E un ecosistema imprenditoriale di maggiori dimensioni sarà meno fallibile nei prossimi venti – trent’anni rispetto a un singolo imprenditore che da solo si trova a competere in un mondo di interlocutori internazionali estremamente agguerriti. Se ci si vuole chiamare banca di investimento, bisogna essere in grado di accompagnare il cliente in queste sfide. Per vincerle».
Che tipo di attenzione riceveranno le startup nel vostro team imprese?
«Avere clienti molto patrimonializzati permette di fare rete, di conoscere e far conoscere progetti forti: il grande capitale può incontrare la grande idea imprenditoriale. E se si riesce a collegare i capitali con le idee, si è vinta la partita».